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Interviste

Muggli: “Mi sono accorto dopo 10 minuti che il linesman era mio fratello, è stato speciale”

Il giovane difensore: “Ho molti margini di miglioramento in qualsiasi aspetto del gioco, su tutti quello legato agli impulsi offensivi. Il mio idolo da bambino? Ho sempre osservato con tanta ammirazione Raphael Diaz”

(JustPictures)

ZUGO – Il difensore dello Zugo, Leon Muggli, uno dei più grandi giovani talenti del nostro hockey, è decisamente soddisfatto dopo la convincente vittoria casalinga ottenuta con il punteggio di 5-2 contro il Rapperswil.

“Credo che abbiamo fornito una buona prestazione sull’arco degli interi 60 minuti, belli compatti, tutti insieme siamo stati pronti alla battaglia. Insomma, c’è stata un’ottima solidità”.

L’inizio del match è inoltre stato particolare per Muggli. Uno dei due giudici di linea è infatti arrivato in ritardo alla Bossard Arena a causa della neve, e ha quindi potuto entrare in scena solamente a partire dal secondo periodo. Al suo posto, nel primo periodo, a fungere da linesman è subentrato il fratello maggiore Gian, il quale solitamente arbitra nelle leghe minori.

Come hai trovato la prestazione di un certo giudice di linea nel primo tempo?
“(Ride, ndr). Sai che mi sono accorto della sua presenza solamente dopo una decina di minuti di gioco (Leon ride nuovamente, ndr)? In sostanza mi è passato di fianco e in quel momento ho sgranato gli occhi e mi sono chiesto che ci facesse lì. Non sapevo nulla, è stato davvero un momento speciale e bello”.

Dallo scorso luglio sei maggiorenne e hai finalmente potuto togliere la griglia dal casco. È più comodo così?
“Ti senti più adulto. Scherzi a parte, è bello e pure divertente. Devo però dire che all’inizio ho dovuto abituarmi a questo fatto, ma ora mi trovo bene senza griglia”.

L’anno scorso eri il newcomer, sei arrivato un po’ dal nulla e nessuno aveva chissà che aspettative. Ora le attenzioni nei tuoi confronti e le attese sono aumentate. È più difficile questa seconda stagione e senti la maggiore pressione?
“La pressione me la metto sempre io stesso. L’hockey alla fine è sempre il solito gioco. Non è cambiato dunque molto tra la scorsa e questa stagione, l’unica differenza semmai è che ho un pochino di esperienza in più”.

L’estate è stata speciale con il tuo draft al secondo turno da parte di Washington. La via che porta alla NHL è ancora lunga, ma intanto questo passo intermedio non te lo porta via nessuno. Qual è stato il tuo sentimento quando hai sentito chiamare il tuo nome?
“È stato un momento molto bello, una magnifica esperienza, un sogno da bambino che si realizza. Essere a Las Vegas con i genitori oltretutto lo ha reso ancora più speciale. Ho avuto la sensazione di poter ridare loro qualcosina indietro, con i sacrifici che hanno fatto per me. Il vero lavoro però comincia adesso, con il draft non hai ancora conquistato nulla in fondo”.

Altro fatto speciale degli ultimi mesi è che per la prima volta hai potuto sfidare tuo fratello Tim, quando era ancora ad Ambrì, prima di essere poi girato in prestito al Coira…
“Era in un’amichevole, è stato molto divertente poterci affrontare a questo livello. Da piccoli ci sfidavamo in strada. Per l’intera famiglia è stato un momento molto speciale”.

Avete parecchi contatti durante la stagione, o è difficile con la distanza e i tanti impegni con le rispettive squadre?
“Ci sentiamo quotidianamente tramite messaggi. Tim comunque rientra relativamente spesso qui a casa, e quindi riusciamo anche a vederci. È davvero una bella cosa”.

È sempre stato chiaro sin da piccoli che lui sarebbe diventato un attaccante e tu un difensore?
“No, quando eravamo bambini entrambi abbiamo giocato in vari ruoli, è un po’ così per tutti. Quando sei piccolo t’importa solo di giocare, è uguale il ruolo. La posizione di ogni ragazzo si plasma con l’avanzare dell’età. A me piace molto giocare in difesa”.

Gian (che ha pure giocato a hockey, ndr) e Tim, essendo entrambi fratelli maggiori, sono stati un po’ i tuoi esempi e sono loro ad averti portato a giocare?
“Certo, io ho seguito le loro orme, anche se onestamente io non ho ricordi della mia prima volta sul ghiaccio, ma mi ricordo che andavo a vedere i loro allenamenti e mi piaceva tantissimo seguirli. E quindi anch’io ho voluto iniziare questo sport”.

Torniamo al presente, in quale ambito devi particolarmente progredire?
“Ho molti margini di miglioramento in qualsiasi aspetto del gioco, ma se devo citarne solo uno ti direi quello legato agli impulsi offensivi. Lavoro quotidianamente al fine di migliorare”.

C’è un elemento in particolare dei tuoi compagni, penso magari a un Bengtsson, che ti dà spunti e tanti aiuti per diventare un difensore migliore?
“Tutti i miei compagni di difesa sono molto importanti e mi permettono di migliorare. Hanno tanta esperienza, giocano da diversi anni a questi livelli e possono mostrarmi tante cose in allenamento”.

Da ragazzino cresciuto a pochi chilometri dalla Bossard Arena è stato Raphael Diaz il tuo idolo?
“Certo, i suoi slapshot dalla linea blu li ho sempre osservati pieno di ammirazione. Più in generale, ho sempre guardato attentamente i suoi movimenti. È un giocatore top che ho sempre guardato dal basso verso l’alto e continuo tuttora a vederlo così”.

E trovartelo contro che effetto ti fa?
“È veramente speciale ritrovarsi di colpo nel bel mezzo dell’azione sfidando lui e altri giocatori che prima ammiravi in televisione. Lo stesso vale pure per i miei compagni di squadra, è speciale averli al mio fianco”.

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