LUGANO – Quasi 800 partit NHL sulle spalle, ma l’atteggiamento è quello di chi ha sempre disponibilità per tutti. Torrey Mitchell prima di avvicinarsi per l’intervista fa un rapido cenno per scusarsi e si ferma da un addetto losannese con in mano il foglio di statistiche. Parlotta con lui a proposito delle percentuali di ingaggi della serata alla Cornèr Arena e scuote un po’ il capo.
Il numero 9 del Losanna ha chiuso la serata con ben il 71% di ingaggi vinti, ma evidentemente “si può sempre migliorare”, come afferma lui stesso. “Non è stata una gran partita sul livello di disciplina e noi in particolare avremmo dovuto fare di più per impedire al Lugano di segnare. Abbiamo bloccato pochi tiri e permesso ai bianconeri di disturbare Boltshauser nello slot”. Analisi lucida e diretta, la sconfitta contro i bianconeri è già archiviata.
Torrey Mitchell, come vedi il livello dell’hockey svizzero? Te lo aspettavi così come lo hai trovato?
“È vero che siamo solo all’inizio del campionato e molte cose vanno aggiustate, ma sapevo di trovare un livello molto alto. In NHL ho avuto compagni di squadra e avversari svizzeri molto forti, inoltre ho conosciuto parecchia gente che dal campionato elvetico era già passato e non ha fatto che parlarmene molto bene”.
Sul piano personale come ti sei trovato in questi primi mesi in Svizzera?
“Sono qui ormai dal mese di luglio e mi sono subito ambientato, mi trovo molto bene. È un bel paese in cui vivere e giocare ad hockey, inoltre adoro la passione dei tifosi svizzeri, sono molto coinvolgenti”.
All’età di 33 anni e dopo quasi un’intera carriera spesa in NHL hai deciso di venire in Svizzera trovandoti in un ruolo “centrale” che per te è una novità. Un bel cambiamento….
“Quando ho deciso di firmare per il Losanna sapevo cosa mi sarebbe aspettato e cosa la gente si aspetta da me. Praticare un gioco più offensivo rispetto al passato non è un problema, metto a disposizione quello che so fare per la squadra e non è stato assolutamente una difficoltà passare da una quarta linea al top six, anzi. Per me è un ruolo nuovo, è vero, ma lo trovo molto stimolante, mi diverto. In fondo è questo che faccio ogni giorno, vado sul ghiaccio e mi diverto”.
Inoltre sembra che l’intesa con i tuoi compagni di linea offensiva, Vermin e Bertschy, sia già ottimamente sviluppata…
“Nel preseason a dire la verità avevo dei compagni diversi, oggi gioco con loro due ed è davvero facile adattarsi. Entrambi hanno un grande talento offensivo e nel nostro blocco si completano alla perfezione, è sempre bello poter giocare con un’intesa del genere”.
Tornando al tuo passato, hai giocato quattro stagioni con la maglia dei Canadiens, dove sei stato un giocatore molto amato anche dai tifosi… Cosa pensi del momento che stanno attraversando a Montréal?
“È un momento duro, ma un rebuild è necessario. Tutte le franchigie prima o poi attraversano questo periodo ma credo che a Montréal stiano finalmente lavorando bene, come dimostrato dal draft e dai diversi giocatori giovani su cui vogliono puntare. Poter vestire quella maglia è un onore e sono sicuro che prima di quanto si pensi torneranno ad essere protagonisti, lo spero tanto”.