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Interviste

Mieville: “Lo step avanti del Losanna non mi sorprende, hanno i mezzi per far male ai Lions”

L’ex biancoblù è tornato anche sulla sua carriera: “Sono contento di quanto raggiunto, soprattutto ricordando i presupposti. Se mi piacerebbe tornare nel mondo dell’hockey? Certo, però non è così semplice”

Alain Miéville è stato per parecchi anni uno dei centri più intelligenti, furbi e tecnici del nostro campionato. Da ormai quattro anni il 38enne ex biancoblù ha concluso la sua carriera, ma l’hockey continua a essere parte integrante della sua vita. Con lui abbiamo fatto una piccola chiacchierata tra passato e presente.

Alain, togliamoci subito la curiosità principale. Sei nato e cresciuto a Friborgo, hai giocato per parecchie stagioni nel Losanna e abiti da molto tempo nel Canton Vaud. Per chi tifavi nella serie di semifinale tra Gotteron e Losanna?
“In tanti me lo hanno chiesto (ride ndr). Friborgo resta una parte importante del mio cuore, ma ormai da dieci anni risiedo nella regione di Losanna dove ho anche giocato per sei stagioni. Non avrei dunque voluto veder perdere nessuna delle due squadre. È un po’ come dovere scegliere tra mamma e papà”.

Hai concluso la tua carriera da un po’ di anni, ma il mondo dell’hockey è ancora parte integrante di te, in particolar modo sei attivo in seno all’Yverdon…
“Esatto, ricopro la carica di vicepresidente. Sino all’anno scorso fungevo anche da direttore sportivo, ma francamente il tempo a mia disposizione non è molto. Inoltre io conosco i giocatori delle leghe nazionali, non quelli delle leghe inferiori, quindi non era evidente muoversi. Se non hai le conoscenze il tempo da investire è ancora maggiore, e quindi ho rinunciato a mansioni tecniche”.

Attualmente lavori nell’ambito assicurativo. Hai l’ambizione, dopo questo assaggio a Yverdon, di operare nell’hockey in qualità di staff tecnico o dirigente a livello professionistico? O per te è un capitolo chiuso?
“Certo mi piacerebbe, sarebbe l’ideale per me poter lavorare nel mondo dell’hockey, ma è complicato. Ho due figlie e con la mia situazione privata attuale non voglio spostarmi. Voglio essere qui per loro e quindi sono pochi i posti a disposizione. I club della regione sono due o tre, ovvero Friborgo, Ginevra, Losanna. Non è facile, vedremo, se non sali sul treno subito poi è difficile rincorrerlo una volta partito”.

A volte sei anche ospite presso MySports in qualità di opinionista…
“È una bella esperienza, mi permette di restare in contatto con l’hockey di punta, ma non è sempre evidente e facile come compito”.

Sei stato un giocatore molto intelligente ed elegante, hai avuto una bella carriera, ma ho il sentimento che con le tue capacità avresti potuto fare ancora di più. Mi sbaglio?
“Sì e no. Non sono mai stato selezionato nelle nazionali giovanili, e nemmeno considerato un talento della mia generazione. A Friborgo mi dicevano che non avevo nemmeno il livello per giocare con gli Juniori Elite B. Si può sempre fare meglio, ma considerando da dove sono partito è andata bene, non sono in molti ad aver avuto una carriera come la mia con questi presupposti, dunque sono contento di quanto ho raggiunto”.

Ho un’altra curiosità. Spesso dei fratelli scelgono lo stesso sport e giocano insieme pure nel tempo libero. Perché tuo fratello Yves (ex calciatore di Servette e Losanna) ha optato per il pallone e tu per il disco?
“Guarda che a calcio ero forte come mio fratello! Un po’ di tempo fa a una partita dei presenti lo hanno pure detto alle mie figlie. Ero molto forte, ma io ero bambino a inizio degli anni ’90, a Friborgo erano gli anni di Bykov e Chomutov e questo fatto ha influito nella mia scelta di puntare sull’hockey. Bisogna poi considerare che mio fratello lasciò casa prestissimo, a soli 15 anni, io ne avevo 13”.

A volte riguardi le tue vecchie partite, mostri alle tue bimbe le gesta di papà?
“No per nulla, è tutto alle spalle”.

L’adrenalina delle partite ti manca? Fai qualche altra attività per rimpiazzarla oppure provare qualcosa di simile?
“Ovvio, manca, ma bisogna andare in avanti e passare ad altro. Ritrovare quell’adrenalina è in ogni caso impossibile. Ho avuto la fortuna di viverla, festeggiare promozioni e tanto altro, ma bisogna essere capaci di fare il salto e avanzare. Ci sono altre cose nella vita. Sono semplicemente riconoscente di aver potuto vivere queste emozioni e aver vissuto della mia passione per tanti anni”.

Rituffiamoci nel presente, qual è il giocatore attuale che più ti assomiglia?
“Formulata così è arrogante. Ti dico semplicemente che un elemento che mi piace molto vedere all’opera è Théo Rochette. Ha molto molto più talento di me. È una bella “scoperta”, ha un magnifico stile di gioco e nonostante la giovane età osa tanto e dimostra tanto coraggio nelle sue scelte”.

Dopo tanti decenni senza titoli nella massima lega, finalmente la Romandia è tornata a trionfare con il Ginevra l’anno scorso. Le aquile hanno pure vinto la CHL. Ora il Losanna ha centrato la sua prima finale. Come ti spieghi questa onda di successo?
“È un po’ il frutto dei tanti sforzi fatti in questi ultimi anni. Ci sono stati molti investimenti, sia a livello delle infrastrutture, sia in ambito giovanile. Finalmente si è raccolto quanto seminato. Le squadre romande ora hanno tutto per fare bene, pure a livello finanziario non hanno più nulla da invidiare a uno Zurigo, Berna o Davos. L’unica realtà ancora superiore, per quanto concerne le infrastrutture e l’organizzazione della formazione è lo Zugo, ma anche lì il divario si sta assottigliando”.

Sei sorpreso dallo step fatto dal Losanna tra la scorsa stagione e l’attuale? Cosa ha permesso a tuo avviso un tale incremento di prestazioni?
“Onestamente non sono sorpreso. Individualmente, se prendi ogni giocatore, il complesso vodese è farcito di molto talento. Quello che mancava era per così dire “metterli insieme”, trovare la miscela. Coach Ward ci è riuscito. Già la stagione scorsa il Losanna non giocava male, ma a volte un po’ dal nulla arrivavano gli errori. Quest’anno oltretutto l’arrivo di Suomela è stato molto importante, il finlandese ha dato un ottimo innesto. Secondo me il punto di svolta è stato però l’infortunio del portiere Hughes unito ai problemi di Punnenovs. Ciò ha permesso al giovanissimo Pasche di trovare spazio. Quando lui si è ritrovato a difendere la gabbia, è come se la squadra si fosse data un’ulteriore spinta e si fosse detta che bisognava proteggere il ragazzo a dovere. Da lì in poi c’è stata molta più solidità difensivamente, ho visto tanta più calma e ordine. Tutte proprietà che si sono protratte poi per il resto del campionato”.

Contro gli ZSC LIons hanno veramente una possibilità i vodesi?
“Secondo me sì, persino Klaus Zaugg dice che è un 50-50, mi accodo a lui. Gli ZSC Lions, se analizzi singolarmente ogni giocatore della rosa, sono migliori, ma il Losanna con il suo fisico e la sua organizzazione di gioco può fare male”.

L’ultima domanda è sul Friborgo. Come al solito nel momento clou è mancato qualcosa. Che idea ti sei fatto?
“Non lo so, è difficile esprimersi. Onestamente è strano. I burgundi hanno terminato bene la stagione regolare, il duo svedese formato da Sörensen e Wallmark è stato incredibile. Il Gottéron aveva tutto per fare bene, ma poi come ogni anno qualcosa si è bloccato. Bisognerebbe essere all’interno dello spogliatoio per magari capire qualcosa in più, tastare lo spirito del collettivo. Da fuori è dura giudicare. Forse è mancato qualche giocatore di carattere nei momenti difficili, c’era solo DiDomenico. Lui e alcuni altri stranieri ci hanno provato. A livello svizzero Bykov ha giocato bene, ma gli altri sono rimasti al di sotto delle attese nel momento cruciale. Più in generale a mio avviso per vincere hai bisogno di una ottima colonna vertebrale: quattro buoni centri, due buoni difensori e un buon portiere”.

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