LUGANO – Con il passare dei minuti, la sfida tra Lugano e Berna è cresciuta d’intensità e sul finale le emozioni hanno raggiunto il loro picco, tanto che al termine dell’overtime Chris McSorley ha rimediato la sua prima penalità di partita da quando è a Lugano.
“Immagino che la buona notizia sia che mi ci sono volute solo 39 partite”, commenta con una risata l’allenatore bianconero. “Penso che tutti sapevamo che prima o poi sarebbe successo, ma sicuramente non ero felice delle chiamate arbitrali a fine partita. Conacher ha fatto iniziare il tutto e il minimo sarebbe stata una punizione uguale per le due parti”.
Contro il Berna abbiamo visto un Lugano dai due volti…
“La nostra squadra ha iniziato la partita senza emozioni, mentre alla fine queste erano presenti. Noi, per essere la squadra che abbiamo costruito e per giocare come vogliamo, abbiamo bisogno delle emozioni, è molto semplice. Stiamo quindi spingendo molti giocatori affinché portino queste emozioni in pista, perché sono una componente molto grande del nostro gioco. Per essere una squadra seria da qui fino al termine del campionato, dovremo metterci più emozioni possibili. Sono molto fiero che il gruppo abbia lottato per rientrare in partita, ma allo stesso tempo spero che abbiamo imparato una lezione, perché la prossima volta non saremo di nuovo così fortunati. Abbiamo vinto la partita che dovevamo vincere, mentre ora dovremo vincere delle partite che saranno difficili da vincere”.
Come ti spieghi che le emozioni sono arrivate solo dopo la vostra prima rete, e non prima?
“Avevamo bisogno di quel gol per portare le emozioni in partita. La terza rete di un incontro è sempre quella più importante e si dice che un 2-0 sia il peggior vantaggio possibile che si possa avere; io preferirei comunque trovarmi in quella situazione piuttosto che a inseguire, ma è una buona scusa per tutti quelli che perdono molte partite dopo essere stati avanti 2-0. Sono felice che la squadra abbia mostrato carattere, hanno lottato e vinto. Inoltre è stato bello riavere la Curva Nord, quindi vogliamo ringraziare i tifosi per aver contribuito a dare energia. In ogni caso, dobbiamo essere consapevoli che abbiamo molto lavoro da fare per assicurarci di essere pronti per la prossima settimana”.
Nella prima pausa hai rivoluzionato le prime tre linee offensive… Anche questo era un tentativo per portare in gioco le emozioni?
“Sto solo provando a portare un po’ di instabilità, perché alcuni giocatori sono entrati in una routine che non è sufficientemente buona. Sto dando il massimo per provare a scuotere la squadra, ad alzare il livello di emozioni e a far arrabbiare alcuni giocatori. Farli arrabbiare, in modo che siano coinvolti e facciano qualcosa. Ci sono solo tre modi per motivare le persone: con i soldi, la paura e l’amore; alcuni quindi devi pagarli, altri devi dargli amore e altri ancora devi spaventarli. Ognuno è diverso, ma tutti devono dare di più e anche gli allenatori sono sulla stessa barca, a partire da me. Dobbiamo tutti dare di più, trovare il nostro ritmo in modo di tornare al livello di prima”.
Durante l’overtime hai dovuto rinunciare a Müller e Alatalo, i tuoi difensori più importanti. Te la sei presa con gli arbitri, ma non potevano gestire meglio la situazione anche i giocatori?
“Sicuramente, ma la cosa positiva è che hanno portato delle emozioni. Conacher ha fatto un cross-check su Alatalo e lui ha risposto con un pugno in faccia. Sapete cosa? Magari abbiamo bisogno di altri 21 giocatori che fanno una cosa del genere. Dobbiamo giocare un hockey più combattivo e portare più emozioni, ed è quello che ha fatto Alatalo. Müller non può farsi buttare fuori così, ma perlomeno anche lui ha portato delle emozioni”.
Hai menzionato più volte che dovete migliorare, metterci più emozioni, cambiare qualcosa… Sei deluso dai tuoi giocatori?
“No. Quello che mi delude è che non stiamo ancora giocando nello stesso modo come prima della pausa. Stiamo ancora cercando quel ritmo, e lo troveremo, ma è un po’ più difficile di quello che pensavo. Quando però ci riusciremo, saremo di nuovo un top team”.
Credi ancora di poter finire tra le prime sei in classifica?
“Finché sarà matematicamente possibile, ci crederò sempre”.