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Interviste

Maurer: “Ho insistito senza mai mollare, per questo il titolo è stata una vera soddisfazione”

La coppa è arrivata a 35 anni, dopo una carriera passata tra i giocatori più duri del campionato: “Ho trovato il mio equilibrio, ma mi sono anche guadagnato il rispetto dei miei avversari. Sanno che è meglio non provocarmi”

GINEVRA – Chi la dura la vince. Da ormai un abbondante decennio Marco Maurer è uno dei difensori più duri e solidi del nostro campionato, uno che è sempre meglio avere dalla tua parte piuttosto che contro. Il titolo gli era però sempre sfuggito, a volte per poco. Finalmente a 35 anni l’incantesimo si è spezzato e il numero 47 ha potuto festeggiare con il suo Ginevra la conquista dell’ambito trofeo. Con lui siamo tornati sul fantastico cammino che lo ha portato all’apoteosi.

Allora Marco, dopo un po’ di mesi, a mente fredda, qual è il tuo sentimento?
“La gioia permane, è sempre una bella sensazione, ma ormai il focus è già sulla prossima stagione e la preparazione ha decisamente la precedenza. Sicuramente quando il nostro gruppo si ritroverà riunito si parlerà ancora un pochettino di quanto accaduto, ma poi ci concentreremo esclusivamente sul futuro”.

Dopo un tale trionfo credo non sia proprio facile tornare al lavoro. Oppure questo successo dà ulteriore spinta? È stato così bello e quindi si vuole provare a ripetere l’impresa…
“Più che altro è un po’ più difficile il tutto perché hai meno tempo a disposizione del solito. La preparazione è più corta. Non è evidente, ma di rilassarsi nemmeno per sogno. Anzi, il titolo conquistato è un’ulteriore spinta per tentare il bis e tornare a vivere queste magnifiche emozioni”.

Hai alle spalle una lunga carriera, hai giocato in diversi club forti e sfiorato il titolo più volte in passato… Ora a 35 anni è arrivata l’incoronazione. Non hai mai perso la speranza?
“Così è ancora più bello. Io ci ho sempre creduto, certo che quando giochi in grandi club la pressione è sempre più alta. Nel 2010 persi con il Ginevra la settima sfida di finale contro il Berna. Nel 2014 avrei già potuto diventare campione con lo ZSC. Gli zurighesi vinsero il titolo, ma durante la stagione io fui girato al Lugano. Con il Ginevra siamo sempre progrediti e cresciuti. Nel 2020 dopo un’ottima regular season a causa della pandemia non si disputarono i playoff, già lì avevo un buon presentimento. L’anno successivo fummo sconfitti solo dallo Zugo in finale. L’unico calo fu nei pre-playoff del 2022, quando il Lugano ci eliminò. Fu poco logico, dopo Natale avevamo in effetti dominato la regular season. Finalmente quest’anno tutto è girato per il verso giusto. È davvero bello conquistare il titolo con il Ginevra 13 anni dopo la prima finale persa”.

(PPR/Cyril Zingaro)

L’hockey non ti ha dato solo momenti belli. Ai Mondali U20 del 2007 hai rischiato la vita e la paralisi quando ti sei rotto l’osso del collo, e durante la tua permanenza a Lugano tua moglie – colpita da un disco finito in tribuna durante un match – ha perso un occhio. Vedi questo titolo anche come una specie di ricompensa per le sofferenze patite?
“Penso di sì. Senza le cose negative non vivresti quelle positive, per così dire. Pure i momenti brutti e negativi fanno parte della vita. Questo titolo è una sorta di conferma, certifica la bontà del mio lavoro, è una soddisfazione, non avere mai mollato ed avere continuato a insistere”.

Torniamo ai playoff. Quanto è stato speciale per te, nativo di Zugo, affrontare i tori in semifinale?
“È stato bello, pensa che abito ancora lì. Volevo assolutamente battere l’EVZ, non permettergli di fare la tripletta dopo i due titoli vinti in precedenza. Noi sapevamo di avere una chance, già in regular season tutto sommato avevamo quasi sempre fatto cose egregie contro di loro. Mi ha fatto piacere vincere, ma alla fine per me affrontare lo Zugo non è più così speciale e non ha lo stesso significato di prima. Il mio cuore era nella vecchia Herti, quello era il mio EVZ. Da quando c’è il nuovo impianto non ho più avuto chissà che legame con la società”.

Un altro momento topico per te è stato Gara-4 della finale. Con il Bienne in vantaggio 2-1 nella serie, durante il primo tempo con il vostro avversario avanti 1-0 hai incassato una penalità di partita. Cosa sono stati i tuoi pensieri quando ti sei ritrovato da solo nello spogliatoio?
“Delusione. Semplicemente delusione. Un simile errore non può accadere. Intendiamoci, si possono fare errori, ma non in quel modo e non in una finale. L’ho anche detto chiaramente ai direttori di gara. Sono stato punito per qualcosa che non avevi fatto, non ho insultato nessun arbitro. Quell’episodio però al posto d’indebolirci ci ha rafforzato, lo spirito di squadra si è ulteriormente incrementato”.

Nel complesso credo che stiamo vedendo il miglior Maurer di sempre. Hai trovato un bel compromesso: continui a mettere sul ghiaccio la durezza agonistica che ti ha sempre caratterizzato senza però più esagerare. Ti trovi d’accordo?
“Sì, penso di aver trovato il giusto equilibrio. Ho avuto un inizio di stagione incredibile, ho pure segnato delle reti, ma non è ciò che mi viene richiesto. Ho dunque messo l’accento sulle cose semplici, anche se in finale sono stato il difensore che ha scagliato più tiri della nostra squadra. La mia durezza è stata necessaria specialmente nel quarto contro il Lugano e un po’ contro lo Zugo. Di fronte al Bienne invece non c’è quasi mai stato bisogno di questa mia proprietà. Complessivamente ho trovato un buon bilancio, mi sento bene. Non mi lascio più provocare così facilmente, anche perché in un certo senso mi sono guadagnato il rispetto di chi mi affronta. Gli avversari ora mi conoscono, sanno che aizzarmi potrebbe provocar loro dolori e allora mi lasciano maggiormente in pace. È meglio per tutti”.

Nella prossima stagione ci sarà anche la Champions Hockey League…
“Partecipai una volta con lo Zurigo, ma fummo eliminati al primo turno ed era ancora la vecchia versione. Anche con il Ginevra ci eravamo già qualificati una volta, ma fu poi annullata a causa della pandemia. Sarà sicuramente un’esperienza stimolante. In entrata sfideremo squadre non così attrattive, avrei preferito affrontare dei club top come per esempio il Frölunda, ma sarà comunque bello e interessante misurarci con altri team europei”.

Il tuo contratto scadrà alla fine del prossimo campionato, hai già dei progetti?
“Non mi faccio pressione. Il mio obiettivo è di giocare sino ai 39 anni. Attualmente mi sento bene, vedremo se il mio corpo sarà della partita. Dipenderà ovviamente anche da chi sarà interessato ai miei servizi, non si sa mai quello che succede e spesso i club puntano più sui giovani. Ma sono fiducioso, forse troverò qualche squadra disposta a ingaggiarmi”.

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