LUGANO – Appena arrivato a Lugano e per la prima volta alla Resega, nel pomeriggio di martedì abbiamo incontrato il nuovo straniero del Lugano, Tony Martensson, per conoscerlo meglio e per raccogliere qualche impressione sulle sue prime ore in riva al Ceresio.
Tony Martensson, quali sono le tue prime impressioni da giocatore bianconero?
“Le prime impressioni sono sicuramente buone, la città è bellissima. Tutto il club si è comportato in maniera molto professionale, si sono presi cura di me e la mia ragazza da quando siamo arrivati. Ci hanno mostrato il nostro appartamento e poi sono andato a salutare alcuni dei miei compagni. Tutti hanno fatto il loro meglio per farci sentire a nostro agio e questo mi rende molto felice”.
Patrick Thoresen (suo compagno nello SKA San Pietroburgo) ti ha parlato della città e della squadra?
“Sì, ho parlato con lui prima di raggiungere Lugano. Ha giocato con me per quattro anni e sapevo che si era trovato molto bene qui, e quando gli ho confidato che probabilmente sarei andato a giocare a Lugano mi ha detto che avrei amato la città e i suoi incredibili fan.”
Come mai hai deciso di venire a Lugano? Avevi offerte da parte di altri club?
“Sì, avevo altre offerte da altre squadre. Quando ho deciso di andarmene dalla Russia, Peter Andersson mi ha chiamato e mi ha chiesto se fossi interessato a venire a giocare per il Lugano. Mi sono guardato in giro e ho parlato prima con Patrick Fischer e poi con Freddy (Pettersson, ndr) ed entrambi mi hanno detto solo cose belle sulla città e sulla squadra. Da qui la mia scelta è stata molto semplice”.
Che tipo di giocatore pensi di essere? Dalle statistiche emerge un +/- fantastico…
“Quando ero più giovane ero molto votato al gioco d’attacco e ottenevo più punti, però adesso, dopo qualche anno passato in Russia, credo di essere diventato un centro two-ways. Solitamente gioco con due ali molto offensive e dunque devo badare maggiormente alla fase difensiva. So che questa squadra ha un grande potenziale offensivo, dunque spero di poter dare una mano quando invece si tratterà di difendere.”
Come ha detto Fischer, probabilmente giocherai in linea con Pettersson e Klasen, due giocatori che fanno dell’attacco il loro punto di forza, dovrai dunque cercare di portare equilibrio nella linea…
“Sì li conosco, entrambi sono due attaccanti di grande qualità. Se dovessi giocare con loro credo che potremmo formare un’ottima linea”.
Quali sono le tue prime impressioni sull’allenatore, Patrick Fischer?
“Sembra essere una bellissima persona, abbiamo parlato per poco tempo ma mi piacciono le sue idee e la sua filosofia di gioco. Lui vuole giocare ad hockey e non soltanto bloccare il gioco avversario. Sono davvero molto curioso di poter giocare per lui.”
Quest’anno il Lugano è invitato alla Coppa Spengler, che tu hai giocato e vinto nel 2010 con lo SKA. Pensi che questo torneo possa interrompere il ritmo del campionato o credi che giocare durante le vacanze natalizie possa far bene alla squadra?
“Penso che la Coppa Spengler sia un bellissimo torneo da giocare, e se non sbaglio il Davos la gioca tutti gli anni e sono riusciti a diventare campioni svizzeri. Credo che ci possa aiutare, magari facendo giocare anche i più giovani, per fargli provare l’ebrezza del gioco. Penso che si debba vedere come una buona opportunità”.
Hai già sentito parlare del derby contro l’Ambrì Piotta?
“Sì ne ho sentito parlare e non vedo l’ora di poter giocare questa partita così speciale, sapendo che è una delle partite più importanti dell’anno”.
Cosa ne pensi della KHL e della crisi che la sta colpendo?
“Sicuramente questa crisi non fa bene all’hockey russo, un sacco di squadre hanno problemi finanziari. Purtroppo è successo ed è qualcosa alla quale noi giocatori non possiamo porre rimedio. Il rublo si è deprezzato circa del 50% dunque è difficile risollevarsi, purtroppo a volte succede”.
Dopo l’intervista vestirai i panni del cameriere per una sera… Cosa ne pensi?
“Sarà sicuramente divertente e conoscerò i tifosi per la prima volta. È la prima volta che lavorerò come cameriere, ma adesso sono contento di essere qui e poter conoscere meglio l’ambiente, dunque non vedo l’ora di cominciare!”.