LUGANO – La consapevolezza di aver fatto una scelta sinora rivelatasi giusta con Doug Shedden, il rammarico per aver lasciato giocoforza un’idea in cui ha creduto fortemente, e la prudenza nel guardare comunque con un certo ottimismo al futuro.
Vicky Mantegazza, in occasione del 75esimo anniversario dell’Hockey Club Lugano, ha ripercorso alcuni passi dei suoi cinque anni alla presidenza della società bianconera, parlando pure con fierezza dei giovani e dell’identità sempre più ticinese della sua squadra.
Allora, Vicky Mantegazza, come sta questo Lugano ormai 75enne?
“In generale devo dire che i suoi 75 anni li porta piuttosto bene, dopo aver scritto comunque dei pezzi di storia dell’hockey svizzero. Certo che ad oggi lo vedo sicuramente meglio rispetto allo scorso periodo autunnale, però con i playoff alle porte mi rendo conto che c’è ancora tantissimo lavoro da fare”.
Peccato che i festeggiamenti siano stati rovinati da un weekend, quello appena trascorso, andato in bianco…
“Effettivamente mi vien da dire che non è stata una grande idea festeggiare con una partita del 75esimo proprio contro i fortissimi ZSC Lions (ride, ndr), ma contro quella che è in assoluto la squadra più forte del momento in Svizzera si è comunque vissuto un bell’ambiente. Peccato solo, aldilà della sconfitta, non essere riusciti a segnare una rete, regalando almeno un momento di gioia ai tifosi”.
Il tema principale delle ultime settimane è stato il rinnovo di Doug Shedden, protagonista della risalita in campionato dei bianconeri. Oltre a questo ottimo lavoro, c’è un aspetto del coach canadese che l’ha convinta in particolare?
“Abbiamo volutamente atteso un po’ di tempo prima di rinnovargli il contratto, per metterlo alla prova sotto certi aspetti. Volevamo verificare che fosse in sintonia con la filosofia societaria sullo sviluppo e la considerazione verso i giovani, ma anche con ciò che concerne il line up della squadra. In particolare volevamo capire se fosse in grado di dare un equilibrio ai blocchi e di utilizzare con regolarità tutta la rosa a disposizione per non spremere troppo alcuni giocatori. Credo che in questi mesi abbiamo avuto le risposte che cercavamo e abbiamo deciso quindi di continuare assieme a lui. Era comunque giusto dargli il tempo necessario, è arrivato in corsa in una squadra costruita da altri, dovendo lavorare molto e adattarsi in poco tempo”.
In tanti si chiedono se arriverà il rinnovo anche per Pat Curcio…
“Con Pat stiamo discutendo, la nostra idea è di continuare a lavorare con lui e credo che anche lui stesso sia felice di rimanere qui a Lugano. Comunque è giusto anche non avere troppa fretta perché c’è tutto il tempo e sono sicura che troveremo un accordo”.
È da poco arrivato anche il rinnovo di Raffaele Sannitz, meritato per la bella stagione che sta disputando. Sappiamo che è un giocatore a lei particolarmente apprezzato…
“Non ho dei giocatori preferiti, ma sicuramente apprezzo tantissimo Raffaele perché è uno di quei giocatori che sudano per la maglia che indossano. Il suo rinnovo è stato meritato, perché a 33 anni ha raggiunto una grande maturità, diventando un punto di riferimento per tutta la squadra. Questo aspetto lo si è capito soprattutto durante le sue assenze per infortunio, ma quando era sul ghiaccio ha pure trovato reti di pregevole fattura, non solo i gol “alla Sannitz”. Siamo felici del suo rendimento e soddisfatti di continuare ad averlo in squadra”.
Grazie al rinnovo di Raffaele Sannitz e al ritorno di Massimo Ronchetti, il Lugano la prossima stagione avrà ben 9 ticinesi sotto contratto. Un fatto che probabilmente non capitava da decenni…
“Il fatto di poter giocare con così tanti ticinesi è un obiettivo che cerchiamo di raggiungere da anni ed è un grande motivo di orgoglio. A volte dal settore giovanile escono dei giovani con grande talento, ma che per altri motivi non sono ancora pronti al salto in prima squadra oppure che hanno bisogno di esperienze diverse. Per questo è capitato che si cerchino delle soluzioni atte a sviluppare nuove esperienze e a far crescere il ragazzo, come capitato in passato ad Alessandro Chiesa, per fare un esempio. Lo stesso Massimo Ronchetti ha fatto un percorso di sviluppo crescendo in altre squadre e in altre realtà, e ora siamo felicissimi di riaverlo qui alla Resega”.
Parlando di anniversari, e se dovesse fare un “regalo” al suo Lugano e a Doug Shedden, c’è un giocatore del passato che riporterebbe in questa squadra?
“In questo caso farei due regali: un difensore e un attaccante. Per il difensore la scelta cadrebbe ovviamente su Petteri Nummelin, quello dei tempi d’oro. Per l’attacco andrei sicuramente su Patrice Bergeron, e non credo di rubare niente a nessuno se dico che è stato il giocatore più forte visto a Lugano negli ultimi anni. Le sue qualità comunque non si fermano al ghiaccio, è un professionista esemplare e umile, un vero signore”.
Il 2016 segna anche il suo 5° anno di presidenza dell’Hockey Club Lugano. Ci sono dei momento che ricorda più volentieri?
“Il ricordo più bello finora è quello del giorno in cui l’assemblea mi ha nominata presidente della società, regalandomi il più grande motivo di orgoglio in questo club a cui sono indissolubilmente legata. Ci sono stati tanti altri momenti belli e altri meno, come è normale quando si è legati allo sport. Io spero sempre che il momento più bello “arrivi domani”, perché voglio sempre guardare avanti per riuscire un giorno a vincere il titolo con questa meravigliosa società”.
A proposito di momenti brutti, c’è da immaginare che la più grossa delusione sia arrivata il giorno in cui avete deciso di separarvi da Patrick Fischer…
“Senza alcun dubbio per me quello è stato il momento più brutto, sportivamente parlando, perché ho dovuto rinunciare a un progetto che io ho voluto fortemente. La rottura di quel contratto per me è stata inoltre doppiamente difficile, perché a Patrick mi lega ancora oggi anche una profonda amicizia. Oggi sono comunque felice di vederlo su una panchina, trovando un’altra strada e lasciandosi alle spalle il passato, perché a volte è passando dai momenti difficili che si raggiunge il successo, lo auguro a noi con il Lugano e a lui con la nazionale Svizzera”.
Nel CdA del Lugano c’è una presenza molto silenziosa ma anche preziosa. Quanto è importante per lei avere al fianco una persona come Andy Näser, che porta esperienza da giocatore e da capitano dei bianconeri?
“Andy Näser è una figura molto importante per me, è una persona molto intelligente e anche se è di natura molto riservato fa un grandissimo lavoro. Potersi confrontare con la sua esperienza da giocatore è un atout molto importante in società, la sua presenza è importantissima, come naturalmente quella di Roland Habisreutinger”.
Il Biasca negli scorsi giorni ha definito la sua partecipazione al prossimo campionato di LNB. Un progetto, quello del “Ticino Rockets” che ha finalmente unito le forze ticinesi a favore dei giovani giocatori…
“Siamo felici di questa possibilità, perché i giovani ticinesi sono una nostra risorsa e avere una squadra ticinese in LNB con un progetto solido è solo un bene. Una volta arrivati alle soglie della prima squadra i giovani potranno farsi le ossa in un campionato importante senza dover andare necessariamente oltre Gottardo. Questo è un fatto che favorisce sia loro, che avranno ghiaccio importante a disposizione in Ticino, e noi come società, dato che saremo più facilitati nell’osservazione e con la garanzia che tutti potranno giocare con regolarità”.
Intanto a poche settimane dall’inizio dei playoff della prima squadra, le prime soddisfazioni arrivano dalle Ladies, qualificate per la finale del campionato svizzero…
“La squadra delle Ladies sono una realtà e una garanzia da anni stabile. Sono felicissima che siano ancora in finale e gli auguro di riuscire nel colpaccio”.
Quel colpaccio che con la prima squadra manca da troppi anni, ma siamo sicuri che almeno il passaggio dei quarti di finale potrà già dare belle soddisfazioni alla sua presidente. Ovviamente ora la palla passa in mano a Doug Shedden e i suoi ragazzi, per rendere memorabile questo anniversario.