LUGANO – È una Vicky Mantegazza che si è palesata poche volte durante il corso della stagione, segno della grande fiducia che la presidente ripone nel proprio staff tecnico, anche nei periodi “nuvolosi” che hanno contraddistinto l’inverno bianconero.
Alla vigilia della finale che vedrà il suo Lugano affrontare gli ZSC Lions, la presidente del club sottocenerino esprime però tutta la sua soddisfazione: “Si lavora un anno intero per arrivare di fronte a queste sfide, si deve combattere contro squadre molto forti e non è sempre scontato riuscirci visto il livello del campionato. Sono veramente orgogliosa di quello che hanno fatto questi ragazzi”.
Ragazzi che hanno saputo reagire a defezioni importanti, tanto che in alcuni momenti in pochi avrebbero scommesso di vedere il Lugano lì dov’è ora. “Non bisogna dimenticare quando abbiamo perso anche Lajunen per le prime due partite di semifinale, lì c’è stato ancora il rischio di cadere in depressione, invece chi era sul ghiaccio si è preso altre responsabilità e il gruppo si è rinforzato ulteriormente. La squadra ha insomma dimostrato di essere maturata e di aver imparato a fare un passo in più a livello mentale”.
Gli ZSC Lions sono un avversario che nel passato ha dato vita a sfide appassionanti contro il Lugano, anche se spesso amare per i colori bianconeri.
“Ultimamente è sempre stato il Berna a fermarci, quindi ci prendiamo i Lions, tenendo conto che abbiamo rispetto di ogni avversario ma paura di nessuno. Il fattore casalingo? Può anche diventare un’arma a doppio taglio, con la pressione di dover sfruttare la prima partita sulla propria pista, però è anche vero che questo pubblico fantastico sarà sicuramente un grande aiuto per noi”.
La seconda finale in tre anni, oltre a una semifinale, riportano stabilmente il club bianconero tra le grandi della LN, dopo un decennio di profonde delusioni sembra che il Lugano abbia finalmente ritrovato la stabilità tanto cercata. “Questo è il frutto del lavoro di una società seria che lavora per il bene del club, potersi giocare il titolo svizzero è il giusto premio per tutti. Il gruppo unito che vediamo sul ghiaccio rappresenta bene quello che è l’insieme della società, ci si aiuta uno con l’altro, come in una famiglia”.
Una famiglia fatta da trascinatori più anziani e giovani rampanti, come gli Zorin e i Vedova in mezzo ai Lapierre, Lajunen e Sannitz. “Questa è la nostra essenza, speriamo che ora possa diventare la chiave del successo”.