LUGANO – GINEVRA
2-4
(0-2, 1-1, 1-1)
Note: Resega, 6’311 spettatori. Arbitri Fischer, Kurmann; Kovacs, Wüst
Penalità: Lugano 3×2′, Ginevra 6×2′
LUGANO – Con la serie riportata in parità dopo il recupero del Lugano, in molti erano pronti a scommettere sullo slancio bianconero, come effetto fionda dopo la roboante vittoria in gara 4 alle Vernets. C’era però anche da scommettere, dopo le diatribe “postali” tra i club, che i granata non avrebbero venduto a prezzo scontato la loro pelle.
Patrick Fischer ha puntato tutto sull’autostima e il suo caro “focus”, con una formazione invariata rispetto a sabato nel line up e che avrebbe dovuto mettere la stessa concentrazione vista nel secondo e nel terzo tempo. Il Ginevra è invece arrivato in Ticino senza il nuovo infortunato Rivera e lo squalificato Picard, che ha ridotto a tre il numero degli stranieri in maglia granata schierabili da McSorley.
Come si diceva, il Ginevra è arrivato in Ticino a dimostrare di potersi giocare la serie fino in fondo e in entrambe le piste,e ciò che si è visto nel primo tempo ne è stato la prova. Un parziale di 2-0 per i granata scaturito dalle reti di Mercier – di nuovo in short hand e con il “solito” errore di Andersson – e di D’Agostini, che ha sfruttato un errore in uscita dalla zona difensiva da parte dei bianconeri.
Un Lugano distratto e poco presente in attacco, che ha sofferto il solito fore checking ginevrino e che in power play è stato a dir poco disastroso. Di certo ci sia aspettava un inizio decisamente più arrembante sul lato del ritmo e dell’intensità, giocando pure in casa.
Una certa reazione il Lugano l’ha mostrata nel secondo tempo, aiutato anche dalla rete di Brett Mclean in apertura e in power play (!), giocando più aggressivo e attento in difesa. Con il passare dei minuti e qualche occasione sprecata su entrambi i fronti (un palo a testa), il Ginevra ha rimesso fuori la testa con più decisione e, sfruttando lo spazio in eccesso, ha colpito con un fulmineno contropiede grazie ad Almond.
Rete caduta a soli 46” secondi dalla seconda sirena, e che avrebbe potuto dare un colpo notevole al morale bianconero. Un Lugano più laborioso e deciso nei secondi 20’, ma contro un Ginevra messo bene in pista e attendista, questi pericoli sono sempre dietro l’angolo.
Pericoli creati anche dallo stesso Lugano al…Lugano, e l’emblema della serata sono due episodi opposti ma nella stessa azione che poi ha chiuso la partita. Una rete mancata da Kostner in power play in un momento di grande spinta bianconera ha dato il via ad un contropiede di D’Agostini, polsino preciso e rete del 4-1: una mazzata spaventosa.
Da quel momento – il 44’ – i bianconeri sono sembrati per diversi minuti svuotati, senza più una bussola, senza più un punto di riferimento. Una rete che ha fatto malissimo, forse anche più di quello che il Lugano si meritava, anche se gli errori erano stati tanti. La generosa spinta nei minuti finali, appena ritrovato un pizzico di lucidità, ha prodotto la rete di Brett Mclean – in 6 contro 4 – e tante occasioni mancate, in un finale in cui perlomeno i bianconeri hanno dato prova della loro presenza.
È finita 4-2 per i granata, che così si regalano il match ball da giocarsi in casa loro a Ginevra, con una dose di fiducia non indifferente per l’impresa compiuta.
Il Lugano ha giocato in pratica a un blocco più le checker lines, dato che l’assenza di Brunner ha difatti tolto dal secondo blocco – con un Simek disastroso – ogni potenzialità offensiva. Il blocco degli stranieri ha trascinato, sbattuto, ci ha provato ma anche per loro non è stata serata, e allora da elogiare vi sono gli operai come Walker, Reuille, Steinmann e Kparghai, autori come lo scorer di serata Mclean di una prova incredibilmente generosa per il lavoro profuso a tutta pista.
Fischer dovrà trovare delle contromisure, magari rischiando Brunner nell’ultima spiaggia delle Vernets, perché ancora una volta Chris McSorley ha mostrato quanto sia bravo a mettere sul ghiaccio una squadra pronta a difendersi con i denti e a colpire al minimo errore. A Lugano questo cinismo è ancora sconosciuto.
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