LUGANO – La stagione del Lugano è stata consegnata agli archivi dalla sconfitta nei quarti di finale patita per mano del Ginevra. Di seguito vi proponiamo la nostra valutazione di tutti i giocatori bianconeri per quanto riguarda la stagione appena conclusasi, con una breve valutazione dedicata ad ogni elemento della rosa di Patrick Fischer.
PORTIERI
Daniel Manzato: Se il suo stile non è apprezzato dai palati più fini, a far da contraltare ci sono delle statistiche che parlano chiaro, soprattutto quando per diversi mesi è stato uno dei migliori portieri della LNA. Ha mostrato regolarità di rendimento e una calma olimpica, non a caso cresciuti con la presenza di Leo Luongo nello staff. “Merce” preziosa i portieri, occhio a non far troppo gli schizzinosi.
Elvis Merzlikins: Doveva essere la stagione della consacrazione, ma – oltre a un periodo difficile a livello personale che lo ha frenato un po’- quando ci si trova di fronte un Manzato di tale formato c’è ben poco da fare. Ha avuto comunque diverse chances che ha sfruttato bene, questa stagione è stata un altro passo in avanti verso la maturità.
DIFENSORI
Lorenz Kienzle: Il miglior marcatore svizzero del Lugano tra i difensori ha vissuto una stagione alquanto strana. Dalle esaltazioni di settembre-ottobre, con la meritata convocazione in Nazionale, fino a un 2015 in deciso affanno. Ha fatto grossi passi in avanti sul piano della personalità, ma alcuni degli errori commessi negli ultimi mesi erano da “codice penale”. Resta da vedere quale sia il “vero” Kienzle.
Calle Andersson: Un talento enorme, capace di rivestire in regular season un ruolo non facile per un ragazzo della sua età. Ottimo il bottino di punti, discreta la regolarità di rendimento, brutta la gestione da parte dello staff tecnico. Nei playoff è stato caricato di troppe responsabilità ed è finito spesso nel pallone. Ma crescerà, e parecchio.
Stefan Ulmer: Partito male, troppo nell’ombra dopo la fantastica scorsa stagione, si è ripreso nel 2015, arrivando a ridosso dei playoff in forma smagliante. Proprio sul più bello un check lo ha fatto fuori, ma le qualità sono indubbie e nel futuro dovrà solo trovare un equilibrio nel suo rendimento.
Julien Vauclair: Uno dei leader indiscussi della squadra, ha portato a termine una stagione ottima dal profilo difensivo. I suoi polmoni sono inesauribili, e con la squadra in difficoltà nei playoff si è caricato spesso e volentieri la croce sulle spalle. Ancora preziosissimo.
Alessandro Chiesa: Il Chiesa che non ti aspetti è un difensore solidissimo, maledettamente continuo nelle sue prestazioni e carico di responsabilità. Difensivamente eccelso (+16) ha limato la sua focosità, mantenendo però quella sana carica agonistica che lo ha fatto da subito un leader e uno dei capitani.
Steve Hirschi: Solidità, affidabilità e sacrificio. Una stagione correlata dal solito infortunio, ma al rientro è tornato subito a far valere la sua esperienza. Non molla di un millimetro, è imprescindibile come giocatore e come persona. Il primo a metterci la faccia dopo la disfatta di Ginevra.
Marco Maurer: Non ha mai convinto del tutto, mancando soprattutto di presenza fisica, ciò per cui era stato ingaggiato. Dopo la firma col Bienne è cresciuto, ma poi nel 2015 è tornato un po’ nell’anonimato, anche a causa dei cambi di ruolo.
Clarence Kparghai: La sua “disciplina” tattica è da mani nei capelli, ma se si riuscisse a formarlo anche da quel lato sarebbe un signor difensore. Il suo velocissimo pattinaggio e la forza fisica colmano diverse lacune, ma ci si attende comunque più qualità.
Riccardo Sartori: Personalità e coraggio, unite ad un indubbio enorme talento. Quando ha sostituito capitan Hirschi per l’infortunio lo ha fatto con sorprendente intelligenza tattica ed è stato usato con razionalità dallo staff tecnico. Ora viene il difficile, perché da settembre dovrà camminare da solo.
Dominik Schlumpf: Disastroso in quel paio di mesi a inizio stagione, con il trasferimento a Zugo ha ritrovato la serenità, confermando di essere comunque un ottimo giocatore anche in prospettiva.
Philip Ahlström: Nelle pochissime occasioni avute ha dimostrato una leggera crescita di base rispetto alla scorsa stagione, ma è ancora acerbo. Non ancora ai livelli di Sartori per disciplina e acume tattico.
ATTACCANTI
Fredrik Pettersson: Micidiale a livello realizzativo fino a dicembre, nel 2015 ha pagato un suo calo unito a maggior attenzione da parte delle difese, ma soprattutto gli è mancato un vero primo centro. Nei playoff si è “sbattuto” come sempre, ma se non riesce nel suo intento si intestardisce e perde di razionalità. Comunque non si discute, è un giocatore straordinario.
Linus Klasen: Tecnicamente un fenomeno, visione di gioco a 360°, imprevedibilità a non finire. Ha costituito con Pettersson la coppia più devastante degli ultimi anni, distribuendo assist stupendi, giocate da applausi e tante reti decisive. Nei playoff è stato tra i più propositivi, ma anche lui alla fine ha sofferto la mancanza di un primo centro completo.
Ilari Filppula: Uno dei giocatori più eleganti del campionato. Ha faticato un po’ a inizio stagione, ma poi ha tirato fuori la sua straordinaria visione di gioco, che è mancata soprattutto nel power play quando è stato infortunato. Ottima stagione la sua, considerando pure che non ha mai giocato con gli stessi compagni di linea per più di due mesi di fila.
Julian Walker: È un treno in corsa. Non si è mai risparmiato, ha lavorato tanto e bene anche a livello difensivo e nei playoff è stato uno dei pochi nel riuscire a contrastare la fisicità dei ginevrini. Avesse delle mani anche solo buone sarebbe un top player.
Raffaele Sannitz: Per continuità di rendimento, disciplina tattica e sacrificio è stata una delle sue migliori stagioni. Forse ci si aspettava di più quando è stato schierato nel blocco svedese, ma in fondo non è mai stato nelle sue corde e va bene così, anche se qualche rete in più era sicuramente possibile.
Sebastien Reuille: Un altro degli irriducibili delle checker lines. A inizio stagione era pure in vena quasi da scorer, trovando reti con regolarità. Il rinnovo è meritato anche perché oltre all’impegno suo mancano dei ricambi validi in quel ruolo tra i più giovani.
Janick Steinmann: Giocatore estremamente intelligente, anche se non molto dotato sul piano puramente tecnico e poco concreto. A inizio stagione, schierato nei primi due blocchi, non è sembrato pienamente a suo agio e non a caso ha tirato fuori il meglio di sé verso la fine della stagione quando è stato “relegato” nel bottom six in un ruolo in cui può essere tra i migliori.
Luca Fazzini: Solo verso la fine della regular season e nei playoff si è visto un Fazzini finalmente più convincente. Probabilmente ha sofferto delle troppe attese su di lui e non ha saputo fare il salto a livello di maturità. Può essere un investimento del futuro fatto in casa, ma ora è atteso a ben altri rendimenti.
Diego Kostner: Ottimo il lavoro nelle checker lines sul finire di stagione, ma è mancato molto sul piano realizzativo. Vero che passare dal primo blocco con gli stranieri al contenimento non è evidente, ma ci si aspettava di più, considerato anche lo spazio avuto in power play.
Alessio Bertaggia: Il figliol prodigo è cresciuto molto, proponendosi come uno degli attaccanti svizzeri più pericolosi della squadra. Ogni volta che entra in pista mangia il ghiaccio e la sua velocità assicura potenza offensiva anche al terzo blocco. Ottimo affare riportarlo alla Resega.
Damien Brunner: Ha chiesto pazienza al suo arrivo, e una volta sbloccatosi è tornato il Brunner di sempre. Media realizzativa altissima, velocità e imprevedibilità che ne hanno fatto una grande arma anche in power play. L’infortunio nei playoff ha privato il Lugano di un terzo del potenziale offensivo della squadra.
Brett Mclean: Dopo una stagione straordinaria passata col casco da topscorer, il buon Brett è tornato a fare il lavoro da operaio con la qualità e la voglia che lo hanno sempre contraddistinto. Uomo squadra e lottatore, è giunto al capolinea della sua avventura in bianconero, non senza aver dimostrato nei playoff di saperci ancora fare.
Giacomo Dal Pian: Un paio di stagioni fa si è imposto con decisione in prima squadra, poi però ci sono stati pochi passi avanti sul piano della personalità e del rendimento. Una stagione così così, senza infamia né lode, ma alla sua età si dovrebbe “spaccare tutto” per emergere.
Eric Walsky: Dopo un mese di settembre splendido per rendimento offensivo si pensava che fosse finalmente diventato un giocatore concreto e determinante. Peccato che poi sia tornato presto ad essere un giocoliere fumoso e incostante.
Raphael Kuonen: Una scommessa di Patrick Fischer, che si può tranquillamente definire persa. Il fisico per emergere in LNA lo avrebbe, ma ha anche diverse lacune di pattinaggio e senso del gioco. Passare poi dalla LNB direttamente a Lugano è stato un passo troppo ambizioso.
Brady Murray: L’ennesimo infortunio lo ha frenato di nuovo nel suo ritorno ad alti livelli, facendo capire crudelmente che ormai era alla frutta. Non più né carne né pesce, anche se la voglia non l’ha mai perduta.
Matteo Romanenghi: Il ragazzo ha grande voglia di mettersi in mostra e ha lavorato tanto nelle partite giocate. Forse è ancora acerbo per la LNA, ma la strada è quella giusta.
Juraj Simek: 6 partite di regular season giocate alla grande, sembrava la pedina mancante per il secondo blocco. Poi però dei playoff a dir poco disastrosi ne hanno sancito il mancato rinnovo.
Lukas Balmelli: Doveva essere la stagione del lancio definitivo, ma l’ha passata in infermeria. Peccato, ma ha l’età e le qualità per rifarsi.
Tommi Paakkolanvaara: Si è impiegato più tempo per imparare a scrivere il suo cognome che per contare i punti (zero). Non è uno scorer, è vero, ma anche dal lato “operaio” non bastava. Forse una delle ragioni per cui non si era mai mosso dalla Finlandia.