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Lugano

L’overtime è dolce per il Lugano, la serie ora è in parità

Più sicuri e solidi per due tempi, i ragazzi di Krupp permettono all’Ajoie di pareggiare nel finale, ma una rete di Thürkauf al 65′ rilancia i bianconeri

L’overtime è dolce per il Lugano, la serie ora è in parità

AJOIE – LUGANO

3-4

(1-2, 1-1, 1-0)

Reti: 11’29 Fazzini (Sekac) 0-1, 17’14 Bellemare (Honka, Palve) 1-1, 19’38 Arcobello (Carr, Thürkauf) 1-2, 28’50 Rundqvist (Fey) 2-2, 29’33 Zohorna 2-3, 51’02 Brennan 3-3, 65’34 Thürkauf (Carr) 3-4

Note: Raiffeisen Arena, 5’025 spettatori
Arbitri: Kaukokari, Dipietro; Steenstra, Duc
Penalità: Ajoie 2×2, Lugano 6×2

Assenti: Joren van PottelbergheCalle Dahlström (infortunati), Liekit ReichleDominic NyffelerNick MeileLeandro HausheerRemo GiovanniniAleksi PeltonenMichael Joly (sovrannumero)

PORRENTRUY – Episodi, fortuna, rimbalzi, errori avversari, chiamate tutto ciò come volete, ma per una volta, qualcosa sembra girare anche dalla parte del Lugano.

È ovvio che se i bianconeri si sono ritrovati nei playout non è certo colpa della sfortuna, ma vi è da ammettere che quando le cose vanno storte poi non fanno che peggiorare e attirare un po’ di magnetismo dalla propria parte diventa difficilissimo. Stavolta, tra la rimonta in extremis di mercoledì alla Cornèr Arena e la vittoria di Porrentruy all’overtime, i bianconeri hanno fatto qualcosa di diverso, quei rimbalzi e e quegli episodi sono andati a cercarseli, una prima, dopo certe prestazioni apatiche e senza alcun senso da parte di Thürkauf e compagni.

E allora anche il gol decisivo del capitano lo classifichiamo in quella fortuna che va cercata, perché se da una parte è evidente che il gol pesa parecchio sulle spalle di Conz, è altrettanto palese che se il numero 97 non cerca quel tiro in mezzo alle gambe del portiere giurassiano non potrà mai sperare in quello che poi è successo.

Sembra una banalità, è vero, ma in uno sport come l’hockey le cose vanno talmente veloci che ogni minimo millimetro guadagnato può fare la differenza, e la decisione tra un tiro all’apparenza facile e un passaggio può fare la differenza, d’altra parte il più grande di tutti affermava che “si sbaglia il 100% dei tiri che non si fanno”.

Rimesso al suo posto The Great One, che in questo contesto decisamente c’entra poco, si torna su ciò che ha fatto il Lugano in Gara 4, riportando la serie in parità e, chissà, forse stavolta veramente con la testa un po’ più libera e magari (ripetiamo, magari) con un piccolo vantaggio psicologico sui propri avversari.

In fondo, ma rimane una cosa piuttosto grave, i bianconeri hanno pagato “solo” un quarto d’ora del terzo periodo giocato scelleratamente in speculazione, pensando forse che il meritato 3-2 che si erano costruiti nei primi due periodi potesse bastare, invece logicamente quella tattica ha permesso a un Ajoie fino a lì in difficoltà in cinque contro cinque di riportare il gioco verso Huska – a tratti imbattibile, sul 3-3 nulla ha potuto – e di trovarsi in grossa ma prevedibile difficoltà nell’uscire dalla pressione e proporre azioni pulite o con perlomeno il vantaggio in entrata di terzo.

Il 3-3 ha rischiato di cambiare ancora del tutto le coordinate di una partita che il Lugano stavolta aveva interpretato abbastanza bene, i primi due tempi sono stati i migliori dei bianconeri in questa serie, e difatti gli argomenti della squadra di Greg Ireland sono andati scemando con il passare del tempo, tanto che anche lo spremere le sue prime due linee sembrava comunque portare poco di fronte a un Lugano più tranquillo e sicuro.

Quello che invece i ragazzi di Krupp non riescono a fissare nella loro testa è che l’Ajoie continua a disporre di uno dei powerplay più letali della lega (e dopo tre partite sarebbe ora di capirlo…) tanto che le penalità ingenue e nei momenti più sbagliati sono continuate a cadere, rompendo il ritmo di una partita che poteva andare in controllo più velocemente e che invece si è ancora colpevolmente trasformata in una battaglia incerta fino all’ultimo.

Sulla strada di casa Fazzini e compagni dovranno portare sul bus proprio questo assieme alla certezza di poter ricominciare da capo e con uno nuovo spirito, la necessità di evitare certe ingenuità – come la voglia di farsi giustizia di Fazzini, anche se comprensibile dopo l’intervento subito – che non fanno che alimentare le armi migliori dell’Ajoie, soprattutto oggi che si ha l’impressione (ancora da verificare) che forse sul piano fisico Bellemare e compagni stiano iniziando a pagare pegno.

Guai a sottovalutare di nuovo questa serie o credere che ora l’Ajoie possa crollare, anche se le due sconfitte consecutive nate in quelle maniere possono essere dure da digerire per i romandi. La verità è che il compito di cambiare sul serio tocca al Lugano, che ora e per davvero è chiamato a prendere in mano questa sfida con la personalità che non ha mai mostrato per davvero.


IL PROTAGONISTA

Adam Huska: Il portierone slovacco ha probabilmente giocato la miglior partita della stagione, esaltandosi nei minuti finali quando l’Ajoie si è messo a imperversare dalle sue parti. Attivo fisicamente e con grande personalità, lo slovacco ha dato grande sicurezza ai suoi compagni, uscendo per una volta senza alcuna colpa sulle reti subite ma soprattutto con grandi interventi che hanno scongiurato il peggio prima dell’overtime.


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