LUGANO – ZUGO
0-1
(0-1, 0-0, 0-0)
Rete: 12’49 Alatalo (Martschini, Suri) 0-1
Note: Corner Arena, 5’887 spettatori. Arbitri Eichmann, Oggier; Fuchs, Obwegeser
Penalità: Lugano 4×2′, Zugo 4×2′
LUGANO – I discreti progressi visti nella partita di Coppa Svizzera di sabato sera sono stati spazzati via da un gol di Alatalo, quello che allo Zugo è bastato per sbancare di nuovo la Cornèr Arena.
È inutile negarlo, il Lugano sta attraversando un periodo negativo, dal lato dei risultati, del gioco e pure della sfortuna. Alle prese già con diversi assenti da alcune settimane i bianconeri hanno perso pure Luca Cunti nel corso del terzo tempo, messo KO da un check – peraltro regolare – alle assi. Tra tutto questo la squadra di Ireland continua ad arrancare verso il fondo della classifica, protagonista di un’altra partita che sul piano del gioco e della concentrazione deve far scattare una classica campanella d’allarme, caso mai non fosse già suonata dopo recenti prestazioni.
Cinque minuti abbondanti di buon piglio, qualche buona uscita dal terzo e buona propensione offensiva, poi lo Zugo ha preso in mano la partita con la sua velocità d’esecuzione e non l’ha più mollata per diverso tempo. E dire che i Tori presentatisi martedì in Ticino potevano essere una buona preda per una squadra affamata, dato che Dan Tangnes ha dovuto far fronte alle assenze di Stalberg, McIntyre, Roe, Zryd e Morant, mica pizza e fichi.
Questo tanto per controbilanciare le assenze sul fronte bianconero, altrettanto pesanti ma che non possono e non devono essere usate come scusa per delle partite giocate in tal maniera.
Ireland lo aveva ammesso, sa che il lavoro fatto finora non è sufficiente e che la classifica è lì a dimostrarlo, ma martedì sera si è inspiegabilmente cancellato tutti quei progressi che ancora riempivano di fiducia il canadese. Oggi non lo si può più negare, con un po’ di onestà intellettuale si deve ammettere che questa squadra ha grossi problemi sotto l’aspetto del gioco, della sua applicazione o comprensione.
Cosa sia di preciso la causa di tanta confusione e mancanza di idee in pista non lo sappiamo esattamente – non saremmo qui a chiedercelo avessimo la soluzione – ma è evidente che questa squadra è irriconoscibile rispetto a quella che aveva fatto esaltare i tifosi nei playoff e portato avanti una regular season 2017/18 più che tranquilla.
Perché dopo tutto questi giocatori hanno qualità, grandi oltretutto, non si può nemmeno negare che a livello di roster il Lugano sia da primi posti, ma è altrettanto vero che non si può nascondere una situazione che sta facendo preoccupare. Contro lo Zugo i migliori momenti il Lugano li ha vissuti dopo aver superato due situazioni in 3 contro 5 intercalate da un box play semplice e, quando la Cornèr Arena si è accesa spingendo i suoi beniamini, Stephan ha avuto il suo da fare sulle incursioni offensive di Gregory Hofmann e compagni.
Ma è durato poco, lo spazio di quella folata emotiva sulla spinta della pista, oltretutto con poco costrutto e molta fretta, la quale non aiuta mai. Errori di valutazione, paura di smarcare il compagno giusto, il disco che scotta. Insomma quando si ha paura di sbagliare ecco che l’errore capita con assoluta certezza.
In pochi hanno saputo giocarsela con una certa destrezza, quasi nessuno è stato in grado di suonare una certa carica, anche se non si può puntare il dito sull’attitudine emotiva. I bianconeri ci hanno provato ma, come dimostrato dal tentativo di forcing finale, in questa serata c’è stata troppa confusione e mancanza di idee per tirare fuori qualcosa di positivo di fronte all’ottimo Stephan.
Diversi i tiri sul portierone dello Zugo, pochi quelli “intelligenti” e con lo schermo davanti, troppo spesso i difensori ospiti sono potuti ripartire tranquillamente con il disco sulla paletta.
La pressione comincia a salire, ed è inevitabile, perché anche negandolo inconsciamente si sa che è così in queste situazioni. Dopo un turno completo il Lugano ha convinto in pochissimi frangenti, forse solo all’esordio contro il Davos, poi è stato un susseguirsi di sali-scendi tra progressi e passi indietro.
Si è già detto che senza praticamente un blocco e mezzo anche per Ireland risulta difficile mettere assieme un line up che abbia una continuità, ma a far preoccupare è quello che i giocatori non riescono a portare sul ghiaccio, assenze o meno. Il weekend in arrivo ha in programma la doppia sfida con il Davos, oggi avversario sotto la linea. Non approfittarne per ritrovare un po’ di tranquillità sarebbe un grave delitto.
IL PROTAGONISTA
Greg Ireland: “I buoni capitani sanno navigare in acque burrascose”. Questo il concetto fatto passare dal coach bianconero negli scorsi giorni e mai come oggi calza a pennello per la situazione del suo Lugano.
Dopo i progressi in Coppa sembrava che le acque potessero essere più placide ma nella ripetizione in campionato lo Zugo ha alzato nuove onde. Ha l’equipaggio contato Capitan Ireland, ma deve dimostrare di far rendere al meglio quello che ha a disposizione. Lo ha già fatto una volta negli scorsi playoff, ora gli si chiede di ripetersi e di portare fuori la barca dal temporale.
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