AMBRÌ – Non ha vissuto la serata che sperava l’Ambrì Piotta nel primo impegno del nuovo anno, con la sconfitta per mano degli ZSC Lions che è arrivata a risultato di un match poco solido e senza la necessaria convinzione.
“Ovviamente quando si concedono sette gol agli avversari è praticamente impossibile vincere, e se c’è un aspetto responsabile per questa sconfitta è dunque la fase difensiva”, ci ha spiegato l’attaccante svedese Jakob Lilja. “Sul fronte offensivo abbiamo avuto parecchi tiri, ma in retrovia le cose non hanno funzionato e ci è mancata la necessaria solidità”.
Quando avete segnato il primo gol c’era la possibilità di cambiare la direzione della partita. Non esserci riusciti è stato un punto di non ritorno…
“Concordo, mentalmente quella successione di eventi è stata difficile da digerire. Il gol poteva finalmente darci un po’ di slancio, ma i nostri avversari hanno immediatamente ripreso in mano la situazione e poi hanno praticamente chiuso la partita con la quarta rete. Non abbiamo avuto molte possibilità”.
Siete rientrati in pista nel terzo tempo mostrando una certa determinazione nonostante il risultato, che messaggio vi ha dato Cereda?
“A quel punto eravamo sotto per 5-1, ed ovviamente dovevamo cambiare qualcosa. L’idea era solamente quella di guardare avanti, anche perché a quel punto non avevamo nulla da perdere, e cercare finalmente di giocare dei buoni 20 minuti. Sapevamo di incontrare una buona squadra, ma eravamo pure consapevoli di poterli battere… Ma non giocando così”.
Non è raro vedere delle squadre faticare alla ripresa del campionato dopo la Coppa Spengler. Pensi che questo sia stato un fattore?
“Non sapevo bene cosa aspettarmi, anche perché personalmente ho vissuto questa esperienza per la prima volta. Giocare delle partite mentre le altre squadre sono in pausa può essere positivo, si mantiene il ritmo nelle gambe, ma in generale non penso la Spengler abbia avuto alcun impatto su questa prova. Non eravamo stanchi e ci sentivamo pronti a giocare”.
Per raggiungere i vostri obiettivi, l’aspetto fondamentale sarà quello di evitare periodi negativi prolungati. Bisogna insomma reagire in fretta…
“Sì, la cosa davvero importante è quella. Vogliamo continuare a lottare per l’accesso al post season, e per farlo sappiamo che non possiamo perdere troppe partite di fila. Da qui al termine della stagione la matematica è piuttosto semplice, le vittorie dovranno essere superiori alle sconfitte, dunque l’unica cosa che conta è trovare il modo di arrivare a fine partita con dei punti preziosi”.
Nelle due partite prima di Natale eri finito in sovrannumero. Come ha motivato lo staff questa scelta?
“Non c’erano bisogno tante spiegazioni. Sono consapevole di non aver ottenuto molti punti in questo periodo, due nelle passate dieci partite non sono certo sufficienti, dunque capisco la decisione. Sono chiamato a produrre sul fronte offensivo, e spero che l’assist ottenuto in questa partita possa darmi un po’ di fiducia. Ma non era questo che volevo dal mio rientro, quando si torna in pista si vuole aiutare la squadra a vincere. Ovviamente non sono contento, non è un bel momento”.
Eppure il tuo gioco non è cambiato da inizio stagione, anche martedì ti sei ritrovato spesso davanti al portiere con dei dischi pericolosi. È questione solo di pazienza?
“Sì, ho avuto delle possibilità e qualche disco sarebbe anche potuto entrare. Diciamo che per il tipo di reti che cerco di fare, a volte tutto dipende da pochi centimetri su deviazioni e dischi che rimangono nello slot. Magari manca un po’ di fortuna, quella che ero andato a prendermi ad inizio stagione, ma sono io che devo andare a cercarmela. L’hockey è così, a pagare è la persistenza nel proprio lavoro, soprattutto quando le cose non girano a tuo favore. Sicuramente voglio tornare a segnare più gol, ci ero riuscito ad inizio stagione ma ora le cose sono più difficili… È una situazione che prima o poi si sbloccherà, nel mio gioco non ho mai cambiato nulla nel corso degli anni”.