Social Media HSHS

Lugano

Le criticità del Lugano rendono vana la bella prova contro i Lions

La squadra di Mitell fa gioco pari ai campioni per gran parte del match ma spreca ancora troppo. Per lo ZSC decisive le giocate di un grande Denis Malgin

(Berend Stettler)

Le criticità del Lugano rendono vana la bella prova contro i Lions

ZSC LIONS – LUGANO

5-1

(1-1, 1-0, 3-0)

Reti: 02’33 Frödén (Malgin) 1-0, 05’11 Simion (Thürkauf, Bertaggia) 1-1, 26’46 Hollenstein (Malgin, Andrighetto) 2-1, 47’29 Balcers (Malgin) 3-1, 52’22 Baltisberger (Aberg) 4-1, 54’16 Malgin (Baechler) 5-1

Note: Swiss Life Arena, 10’644 spettatori
Arbitri: Lemelin, Hungerbühler; Stalder, Bachelut
Penalità: ZSC Lions 3×2, Lugano 5×2

Assenti: Samuel Guerra (sovrannumero), Jiri SekacRasmus KupariMarco Zanetti (infortunati)

ZURIGO – Ci sono tipi di limiti che si palesano solo con il tempo, magari nascosti da un po’ di fortuna o al contrario da mala sorte, altri invece che si mostrano immediatamente e che confermano alcuni dubbi.

In molti alla vigilia di questa stagione puntavano il dito contro i probabili limiti del Lugano alla voce stranieri offensivi e sul ruolo di portieri, e come per magia queste prime tre giornate hanno confermato in toto quelle paure. Da una parte è persino meglio paradossalmente che queste criticità siano uscite allo scoperto subito, in modo che squadra e staff tecnico possa capire come uscirne, ma risulta difficile credere che in sede del club bianconero non si fosse a conoscenza di questi pericoli.

(Berend Stettler)

Nelle prime tre giornate di questo campionato, il Lugano ha sempre mostrato una crescita progressiva sul piano del gioco, della solidità e dell’identità quanto squadra, facendo altri passi avanti anche sulla pista dei campioni svizzeri e disputando un incontro di ottimo livello tecnico e di competizione.

La prima rete incassata ingenuamente in shorthand poteva far pensare a una rapida imbarcata dei bianconeri, come succedeva spesso in passato, ma la squadra di Tomas Mitell ha confermato il suo ottimo stato caratteriale e la capacità di reagire anche mettendoci fisico e forecheck, pareggiando dopo pochi minuti e poi portando avanti una gara propositiva, vivace e finalmente coraggiosa.

L’essere arrivato a pari dei Lions però, si intende sul piano della pericolosità – anche se con la linea di Malgin e Andrighetto i padroni di casa andavano al Luna Park – ha paradossalmente messo a nudo le differenze che dividono il Lugano dalle squadre top del campionato. Ovviamente il confronto con i Lions risulta impari con almeno dieci squadre del torneo, ma questa partita ha evidenziato le citate mancanze dei ticinesi.

(Berend Stettler)

Mancanza di cattiveria sotto porta, oppure diciamo di soluzioni alternative, di killer instinct e timing nelle conclusioni dallo slot, e dire che per produzione di azioni offensive e di occasioni nitide questa partita è stata la migliore dei bianconeri delle tre disputate. Ma se da una parte ci sono gli sprechi di Perlini e la fumosità di Sgarbossa, dall’altra ci sono la concretezza di Balcers e la classe di Fröden, e se Thürkauf e Simion sono già una coppia di acciaio, sull’altro fronte Malgin e Andrighetto praticano un altro sport.

Non parliamo poi dell’apporto di un Sanford in crescita ma ancora ben lontano da avere un impatto tangibile e ci mettiamo pure un Fazzini stranamente inconcludente per disegnare il quadro di un Lugano che ha il potenziale di creare molto in fase offensiva ma non riesce a dare il colpo finale. Certo è che la fortuna continua anche a latitare dalle parti della Cornèr Arena, dato che Mitell si trova costretto a schierare giocatori evidentemente fuori forma a causa delle assenze di Sekac e Kupari, due elementi che in forma cambierebbero gli equilibri della squadra già in maniera tangibile sul piano offensivo.

Ad ogni modo la squadra è questa e lo staff deve fare i conti anche con un Van Pottelberghe ancora lontano dal regime da campionato, comprensibilmente, e sulle spalle del portiere bianconero pesano almeno un paio dei gol subiti, con qualche movimento che ha evidenziato le logiche difficoltà che l’ex Bienne sta incontrando sul suo percorso.

(Berend Stettler)

Ora si tratta di capire come guardare il bicchiere: mezzo vuoto per l’unico punto racimolato o mezzo pieno per una squadra che in poco tempo sta già mostrando una struttura mai vista nelle ultime tre-quattro stagioni? Probabilmente la visione giusta sta come sempre nel mezzo, i bianconeri avrebbero meritato di avere almeno tre-quattro punti in più ad oggi ma non li ha incassati per demeriti propri, d’altro canto il difficilissimo inizio per una squadra rivoluzionata e rimessa assieme dalle macerie in pochi mesi ha comunque confermato il buon lavoro dello staff tecnico che sta gettando le basi più per il futuro che per l’immediato.

Però è certo che ora, e di sicuro anche i diretti interessati ne sono consapevoli – anche “scusati” per l’inizio di fuoco – sarebbe meglio cominciare a mettere qualche punto in cassaforte prima di rischiare di abituarsi alle famose sconfitte onorevoli, consapevoli che con questa attitudine il Lugano è sulla strada giusta ma anche che certi problemi vanno risolti prima che si trasformino in ossessioni.


IL PROTAGONISTA

Denis Malgin: Un autentico fuoriclasse che può decidere le partite a modo suo. Contro il Lugano ha dato l’impressione di poter tirare fuori la magia a ogni cambio, segnando il gol del 5-1 ma soprattutto inventandosi gli assist per Frödén e per Hollenstein, il quale aveva segnato l’ultimo gol nel 2024 prima della lunga assenza per infortunio.


GALLERIA FOTOGRAFICA

(Clicca le frecce per scorrere le fotografie)


HIGHLIGHTS

Click to comment

Altri articoli in Lugano