RAPPERSWIL – LUGANO
5-2
(1-0, 1-1, 2-1)
Reti: 9’22 Clark (Cervenka, Wick) 1-0, 16’03 Forrer (Schweri) 2-0, 21’15 Profico (Moses, Cervenka) 3-0, 22’05 Heed (Arcobello, Loeffel) 3-1, 56’20 Bertaggia (Lajunen, Lammer) 3-2, 57’32 Clark (Cervenka, Profico) 4-2, 59’10 Rowe (Maier) 5-2
Note: SGK Arena, porte chiuse. Arbitri Dipietro, Nikolic; Gnemmi, Pitton
Penalità: Rapperswil 7×2′, Lugano 4×2′
Assenti: Sandro Zurkirchen, Giovanni Morini (infortunati), Timo Haussener, Loic Vedova, Eliot Antonietti (Rockets)
RAPPERSWIL – A volte è semplicemente una questione di atteggiamento. Quell’atteggiamento che fa la differenza tra una partita che ci si può permettere di controllare e indirizzare sui binari voluti e una che sfugge di mano in un battere di ciglia.
Il Lugano ha deciso che l’opzione che avrebbe intrapreso nella serata in Canton San Gallo sarebbe stata la seconda, e la cosa non sarebbe stata certo una primizia. Una tendenza, quella dei bianconeri (forse “genetica”, che fa un po’ parte di questa squadra da anni) che a Rapperswil li ha visti spesso e volentieri pasticcioni, sufficienti, a volte persino arroganti, nulla di meglio per una squadra come quella di Tomlinson che attende solamente di attirare squadre simili nella propria trappola.
Il battito di ciglia di cui si diceva alla fine è durato circa dieci minuti, il tempo da quando il Lugano ha sbagliato alcune occasioni che sembravano far ben iniziare la squadra di Pelletier – clamorosa quella costruita da Bertaggia e sprecata da Herburger – a quello in cui i ticinesi si sono disuniti tanto per prendere in schiena un 3-0 issatosi dal ghiaccio già al 22′.
Di fatto quelle tre reti avevano “ucciso” la partita, nonostante qualche tentativo di rientro, i bianconeri non sono mai sembrati nelle condizioni di cambiare la direzione del match in maniera decisiva e importante quando ancora ce n’era il tempo, ossia prima che il Rapperswil si chiudesse a testuggine per difendere con il coltello tra i denti il vantaggio.
Di quelle reti, aldilà del gol di Clark in powerplay, due portano le “firme” di due giocatori bianconeri, la prima con un rilancio sbagliato di Heed finito sul bastone di Schweri (e poi del marcatore Forrer) e poi, quando il Lugano avrebbe dovuto cambiare marcia per rientrare, con Lammer che va a prendersi una penalità ingenua dopo soli undici secondi dall’inizio del secondo periodo.
Ecco, il riassunto di quelle tre reti incassate dai bianconeri ben descrivono l’atteggiamento della squadra di Pelletier su un ghiaccio che non permette certe sbandate, con giocatori come Clark e Cervenka (oltre al sempre pericoloso Moses) prontissimi ad approfittare di chi si permette di sottovalutare la squadra sangallese.
La rete di Heed trovata comunque in tempi brevi ha permesso al Lugano di rimanere appeso al risultato con ancora buone possibilità di rientro, ma a quel punto Tomlinson si è giocato la carta del contenimento e della rottura, cercare di giocarsela in verticale – cosa che sarebbe dovuta avvenire subito viste le carenze dei difensori di casa – per gli uomini di Pelletier è diventato pressoché impossibile.
I Lakers hanno così potuto controllare anche abbastanza agevolmente la partita fin nel terzo tempo inoltrato, le numerose penalità concesse ai bianconeri non hanno fruttato nulla per via di un power play leggero e con poche idee, e così a farsi valere di più sono state le seconde linee, con in particolare quella di Walker, Lajunen e Lammer più propositiva perché capace di scardinare maggiormente la “trappola” nella zona neutra con un gioco fisico marcato.
Male per contro il primo blocco, con un Arcobello ingolfato ne risente logicamente tutta la manovra, di fatto la sua linea ha subito due delle reti cadute a parità numerica, mostrandosi prevedibile e facilmente arginabile.
Peccato infine per la rete del 3-2 di Bertaggia (uno degli unici veramente sul pezzo) resa vana dal troppo facile 4-2 di Clark un minuto abbondante più tardi, a quel punto i bianconeri stavano seriamente pensando di poter rientrare improvvisamente in partita, ma la vittoria da tre punti di Cervenka e compagni non fa assolutamente una grinza per quanto visto sul ghiaccio, non tanto sul piano tecnico quanto su quello attitudinale.
Il Lugano è atteso a un mese di gennaio di fuoco, un’occasione per mettere tanto fieno in cascina, ma aprirlo con il piede sbagliato potrebbe rivelarsi pericoloso, quindi quello di Rapperswil deve rimanere solo un passo falso.
IL PROTAGONISTA
Kevin Clark: Un opportunista come pochi in Svizzera il piccolo attaccante canadese. Contro il Lugano ha giocato una partita nel pieno del suo stile, rendendosi invisibile per diverso tempo salvo poi emergere nei momenti a lui più congeniali, in un power play diretto assieme al fido Cervenka e poi in una puntata solitaria per chiudere sul nascere l’unico tentativo di rimonta dei bianconeri. Implacabile.