LUGANO – Puro ossigeno. Anche se non si tratta del campionato, una vittoria del genere ridà fiato a un Lugano che ne ha assolutamente bisogno per uscire dall’apnea dell’ultimo oscuro weekend.
Il 2-0 sullo JYP, campione europeo in carica, restituisce qualche valore che i bianconeri avevano smarrito per strada tra la sconfitta di Langnau e quella di Ginevra. Certo, sarebbe stato inutile aspettarsi che di colpo Lapierre e compagni potessero esprimersi a livelli di champagne da un momento all’altro vedendo il periodo ma, nel complesso e nel contesto di un match non sempre su grandi livelli di intensità e ritmo, la prestazione dei bianconeri può essere ritenuta soddisfacente.
Più ingaggio fisico, voglia di applicare gli schemi e di inserirsi nei duelli (e molti vinti, oltretutto), finalmente il Lugano ha dimostrato di poterci essere e di voler uscire dall’ombra, questo è stato il segnale più importante.
Lo avevano ribadito a turno giocatori e allenatore, più del risultato (che è comunque molto importante) contava la reazione del gruppo e le risposte da dare alle richieste del proprio coach. In questo senso il Lugano ha dato segno di volerne uscire, aldilà di tutto occorre ribadire quanto sia importante leggere il linguaggio del corpo oltre la vittoria o la sconfitta.
Un linguaggio che dice di leader che vogliono tornare a fare i leader, su tutti Lajunen, di giocatori “in secca” che all’improvviso stanno per ritrovare se stessi come Hofmann e le sue due belle reti, di un collettivo in grado di nuovo di sacrificarsi per proteggere il proprio portiere. Un sacrificarsi che è leggibile anche nei 9 tiri bloccati, che non sembrano molti ma allo JYP è stato impedito di andare alla conclusione da posizioni pericolose per l’ottimo Merzlikins.
In più una vittoria con shutout, tre punti che permettono al Lugano di andarsi a giocare il passaggio del turno proprio in casa dei finlandesi martedì prossimo, in una vera e propria bella che con due punti a favore dei bianconeri proietterebbero i ragazzi di Ireland nei playoff di questa Champions Hockey League.
Arrivando al sodo, in questa partita il ritmo ha avuto molti alti e bassi, partendo da un buon primo tempo, giocato senza però un’alta intensità da parte delle due squadre, ma nello spazio di tre minuti il Lugano si era creato più occasioni da rete che in un intero match contro il Langnau. E scusate se questo argomento continua ad uscire, ma è il parametro di misura (invero piuttosto basso) per valutare gli eventuali progressi dei bianconeri.
La rete di Hofmann, tipicamente alla Hofmann su splendido lancio di Loeffel è stato un primo segnale, ma occorreva confermarsi. Lo JYP ha aumentato il ritmo delle operazioni nel secondo periodo senza però riuscire a battere Merzlikins anche per la buona guardia dei suoi difensori ed è da lì che il Lugano ha saputo ripartire.
Difendere il vantaggio per ricominciare nel periodo conclusivo a mostrare segni di progresso, suggellati dalla bella rete del numero 15 e da un finale in crescendo, finalmente con il ritmo e l’intensità che ci si deve aspettare da una squadra come quella bianconera. Poco importa se il gioco ancora singhiozza (soprattutto in powerplay) prima occorreva ritrovare le basi tanto care ad Ireland, senza quelle non si va da nessuna parte.
Attenzione però, questa boccata d’ossigeno non ripara ogni magagna di un tetto che ha fatto molta acqua, a Friborgo in campionato occorreranno altre risposte, anche molto più decise. Perché questa squadra ci ha abituato ai suoi sbalzi d’umore, ora è il momento che ritrovi la serenità.
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