AMBRÌ – GINEVRA
4-2
(1-1, 0-1, 3-0)
Reti: 1’09 Kubalik (Guerra, Kienzle) 1-0, 16’04 Fransson (Jacquemet, Rod) 1-1, 37’00 Wick (Richard, Fransson) 1-2, 40’28 Ngoy (Novotny, Zwerger) 2-2, 45’56 Zwerger (Kubalik, Guerra) 3-2, 59’11 D’Agostini 4-2
Note: Valascia, 4’582 spettatori. Arbitri Stricker, Eichmann; Castelli, Fuchs
Penalità: Ambrì 3×2′, Ginevra 4×2′
AMBRÌ – All’Ambrì Piotta nulla viene concesso, ma tutto deve essere guadagnato. Quando però arriva la vittoria la sensazione è sempre speciale, e se i successi sono due sull’arco di 24 ore, ecco che allora anche un veterano come Matt D’Agostini si lascia andare ai festeggiamenti, tornando negli spogliatoi cantando e ballando come se fosse un ragazzino.
È questo il bel clima che si respira in casa leventinese, con la squadra che sta trovando una costante tra dei comprensibili – e prevedibili – alti e bassi, ovvero quella di una compattezza di gruppo e di uno spirito di sacrificio che sinora sta producendo dei risultati incoraggianti.
In pista ancora con soli tre stranieri vista l’assenza di Plastino – il Ginevra però di giocatori d’importazione ne ha potuti allineare solamente due – la squadra di casa si è espressa con più ordine rispetto al match di Langnau, tanto da guadagnarsi il pieno diritto di meritare in tutto e per tutto la vittoria.
La differenza l’Ambrì l’ha fatta nel terzo tempo, rimediando così ad una frazione iniziale in cui i ragazzi di Cereda si sono fatti largamente preferire a quelli allenati da McSorley, ed il parziale di 1-1 alla prima sirena lasciava parecchio su cui recriminare.
I biancoblù nei primi 10 minuti di gara hanno infatti giocato il loro miglior hockey della settimana, trovando immediatamente il gol con Kubalik – stavolta abile a tu-per-tu dopo assist illuminante di Guerra – e costruendosi poi una grande quantità di chance per trovare il raddoppio.
Se fosse arrivato il 2-0 il match si sarebbe probabilmente sviluppato su binari più agevoli per i leventinesi, ma un po’ di imprecisione ed un bravo Robert Mayer hanno mantenuto in carreggiata il Ginevra, che con il passare dei minuti ha iniziato a farsi vivo dalle parti di Manzato. Quest’ultimo è stato sollecitato la prima volta dopo otto minuti di gioco (!), per poi essere battuto da un tiro velenoso di Fransson nel primo powerplay ospite.
Il periodo centrale si è così sviluppato in maniera meno lineare, con occasioni su ambo i fronti ma con il solo Jeremy Wick capace di finire sul tabellino. L’Ambrì ha pagato a caro prezzo le due penalità incassate, e nel finale di partita ha rischiato grosso in seguito ad un fallo ingenuo di Marco Müller, che in fase offensiva è andato ad urtare il portiere Mayer permettendo al Ginevra di orchestrare l’attacco finale a 6-contro-4.
Fortunatamente nel frattempo l’Ambrì aveva saputo trovare il pareggio con Ngoy – primo gol di un difensore – e poi il vantaggio con Zwerger, anche se la rete dell’austriaco va principalmente attribuita a Kubalik, che gli ha “tirato addosso” trovando una deviazione decisiva.
Un po’ di fortuna Zwerger se l’è però guadagnata, dopo che il giovane nel primo tempo era stato colpito da una brutta discata nella zona della gola, mentre nel finale un contrasto l’ha costretto a giocare gli ultimi minuti con dei tamponi per fermare il sanguinamento dal naso.
Questi sono esattamente i segnali di cui l’Ambrì ha bisogno, già determinanti la sera prima a Langnau ed anche sabato ingrediente fondamentale della ricetta biancoblù. Dopo cinque partite i ragazzi di Cereda sono quelli ad aver bloccato più tiri in tutta la lega (84), al pari di un Bienne che non casualmente è primo in classifica.
Sull’episodio che ha deciso la contesa resta però la macchia di quel powerplay di addirittura due minuti a 5-contro-3 giocato oggettivamente maluccio – anche se lo stesso Zwerger ha avuto una buona chance – con gli special teams che non sono propriamente usciti “in forma” dalla serata della Valascia.
Dopo tanta efficacia nelle prime uscite è comunque comprensibile qualche passaggio a vuoto, che l’Ambrì vuole evitare martedì sera alla Corner Arena, visto che sinora il boxplay del Lugano non è ancora ai suoi massimi livelli.
Dovrà arrivare presto invece il contributo offensivo di qualche giocatore che di nome non fa Kubalik, D’Agostini oppure Zwerger, visto che sinora dei 13 gol segnati solamente due hanno visto la firma di giocatori fuori dalla top six (Lauper e Ngoy).
In questo senso ci sono dei segnali incoraggianti, come quelli dati da un Hofer in crescita ma ancora un po’ incerto al momento di concretizzare, ma anche di un Kneubuehler che sembra in ripresa dopo le sollecitazioni di Cereda.
Questi e altri discorsi sono però argomenti in divenire, che lasciano spazio ad un inizio di stagione che per l’Ambrì Piotta è sin qui sicuramente molto positivo. Lavorando rispettando i propri limiti ed ammettendo le proprie lacune, i biancoblù hanno imparato la lezione impartita martedì dal Bienne e hanno saputo ritrovare la loro identità.
Questa è l’unica cosa che Cereda chiede davvero alla sua squadra, ed è chiaro che gli sforzi che stanno alla base di questi sei punti non sono indifferenti… Sforzi che, dispiace annotarlo, meritano indubbiamente qualche sostenitore in più rispetto alle 4’582 persone presenti sabato alla Valascia.
IL PROTAGONISTA
Dominik Kubalik: L’attaccante ceco era stato il giocatore più dinamico anche nel caos della Ilfis di Langnau, ma sabato in un contesto strutturalmente più lineare è tornato a segnare e a farsi notare a tutta pista.
Il titolo di “protagonista” lo divide però con Zwerger, capace di deviare con il corpo il tiro del ceco per il game winning goal, nonché di lanciare un importante messaggio alla panchina ritornando due volte a giocare dopo altrettante “botte” non indifferenti.
La classe di Kubalik è comunque sempre più evidente, e non c’è da sorprendersi che alla Valascia siano già spuntate in tribuna stampa le prime persone con il logo dei Los Angeles Kings cucito sulla giacca.
GALLERIA FOTOGRAFICA
(Clicca le frecce per scorrere le fotografie)