AMBRÌ – Con poco più di metà campionato alle spalle ed il resto della stagione che dovrà ora confermarsi di buon livello per raggiungere l’obiettivo dei play-in, per l’Ambrì Piotta di Luca Cereda questo è un buon momento per riflettere su quanto fatto sinora.
Si dovrà poi guardare al prossimo importante weekend con le sfide contro Ajoie e Losanna, che i biancoblù sperano possano interrompere la serie di sconfitte e tornare ad alimentare la classifica.
In questo senso Cereda potrà tornare a contare su Heed ma potrebbe dover rinunciare a Virtanen, attualmente ammalato. “Heed è rimasto cinque giorni a letto, speriamo che nel caso di Jesse non si tratti dello stesso virus”, ha spiegato il coach. Mercoledì in rosso si sono allenati inoltre Bürgler, Grassi e Fohrler, ma per i prossimi due impegni c’è una piccola speranza di vedere in pista solamente il difensore. Da verificare inoltre le condizioni di Pezzullo, che ha preso un colpo in allenamento e mercoledì non è potuto scendere sul ghiaccio.
“Abbiamo fatto un bilancio al nostro interno”, ci ha spiegato Cereda ripensando alle prime 27 partite della stagione. “Le prime settimane per noi erano state OK, ma caratterizzate da poca costanza, sia sui tre tempi che tra una partita e l’altra. Ci era infatti capitato spesso di perdere il primo tempo, ma eravamo comunque sempre attaccati agli avversari soprattutto grazie a degli ottimi special teams e alle prestazioni dei portieri. Abbiamo poi vissuto una fase in cui il gioco a 5-contro-5 è diventato più solido e maturo, e visto che special teams e portieri sono rimasti ad alto livello abbiamo messo tanto fieno in cascina”.
Luca Cereda, più recentemente invece cosa è cambiato?
“Sono un po’ calati tutti questi aspetti, siamo stati meno solidi e maturi nel nostro gioco e questo ha portato alle cinque sconfitte di fila. Aver perso tre dei nostri cinque migliori difensori non ci ha aiutato, così come l’infortunio ad uno sniper come Bürgler. Questo ci ha portato ad avere giocatori schierati in ruoli o posizioni che non conoscono ancora bene, magari affrontando anche linee avversarie più forti del solito. Bisogna avere pazienza, accettare questi errori e capire che ci torneranno utili in futuro”.
Come guardate ora alla seconda parte di stagione?
“Siamo molto eccitati dalla prospettiva di “attaccare” la seconda metà di campionato. Quanto fatto sinora ci darà la carica, ed inoltre è in arrivo la Coppa Spengler che per noi è uno degli highlight dell’annata. Come club continuiamo sulla strategia di spingere il più avanti possibile i nostri giocatori, e siamo inoltre contenti che la Gottardo Arena sia tornata ad essere un punto d’incontro sociale per il popolo biancoblù, come lo era la Valascia. Quando la pista è in fiamme ti assicuro che ogni giocatore guadagna qualche chilo e centimetro”.
Che messaggio hai tratto dalle recenti cinque sconfitte?
“Se guardiamo a queste partite abbiamo giocato male a Lugano e da metà incontro a Zurigo, mentre nelle altre serate eravamo sempre rimasti in partita ma con prove meno solide rispetto ad un mese fa. Per noi si tratta di accettare il fatto di essere un po’ in difficoltà, abbiamo alcune assenze ed altri devono dare qualcosa in più per la squadra. Con lo Zugo abbiamo visto un buon primo passo… Non abbiamo fatto tutto giusto, ma c’è stata solidità”.
Anche a livello di individualità abbiamo visto dei cali…
“Sì, ho percepito un calo a livello di energia nel gruppo, e questo ha anche portato a qualche ammalato o infortunato. Per un singolo giocatore è impossibile pensare di rimanere al top per 7-8 mesi, fa parte del gioco avere delle flessioni ed è in queste circostanze che dobbiamo trovare solidità e furbizia per sopperire alla situazione… Si tratta di semplificare il gioco. Questo stiamo facendo fatica ad accettarlo. Arrivavamo da un momento in cui le cose funzionavano bene, dunque non è semplice tornare alle basi. Ma non ho percepito arroganza oppure un rilassamento mentale”.
La partita con l’Ajoie rappresenta una buona opportunità per tornare a vincere, ma la trasferta a Porrentruy non è scontata per nessuno…
“In questa stagione abbiamo visto che siamo in grado di battere tutti, ma possiamo anche perdere con tutti. Venerdì andremo a sfidare l’Ajoie con l’intenzione di fare bene e portare a casa punti, ma il focus sarà sul ritrovare solidità e maturità nel gioco. Se lo faremo sono convinto che otterremo un risultato positivo, ma in caso contrario sarà una serata complicata. Ma non avverto una pressione particolare, le partite sono tutte da vincere, indipendentemente dall’avversario”.
Siamo anche in un periodo in cui per molti giocatori si parla di mercato e rinnovi. Qualcuno potrebbe venir distratto da tutto questo…
“In generale è possibile, ma ogni giocatore reagisce a suo modo. C’è sicuramente chi è più sensibile. Per alcuni elementi è facile notare come siano più pensierosi, e questo porta ad un calo di energia. Altri invece quando prendono una decisione – sia che partano o rimangano – poi hanno un rilassamento. Dipende tanto dal singolo. Bisogna anche pensare che, pur svolgendo una professione privilegiata, i giocatori rimangono persone e quando si parla di contratti si prendono decisioni che impattano molto la propria famiglia. Ci sono insomma tanti pensieri nella testa”.
I pensieri sembrano inoltre frenare ancora Dauphin, che dopo l’episodio di Rapperswil trasmette delle sensazioni diverse vedendolo in pista…
“Il giorno dopo l’intervento su Moy era davvero affranto. Quel periodo gli è costato tanta energia e molti pensieri negativi. Immagino avrà ricevuto anche molti commenti per quanto ha fatto. Ora deve ritrovare la sua solidità ed aggressività, perché ha dimostrato di essere un buon giocatore nella nostra lega. Chi arriva in Svizzera spesso deve abituarsi, mentre lui si è ambientato subito. Quanto successo ora va dimenticato, si è scusato ed ha pagato. Si guarda avanti”.
Parlando di ambientamento, il ritorno alla nostra realtà di André Heim si sta rivelando più difficile di quanto si poteva immaginare…
“Un’esperienza simile l’avevamo già vissuta con Michael Fora. Nel caso di Heim la delusione è stata forte, e deve essere smaltita nella giusta maniera. Da parte sua vuole dimostrare che chi ha preso certe decisioni nei suoi confronti si era sbagliato, ma così è facile strafare. Penso che stia succedendo questo, vuole fare bene e si mette tanta pressione. Ma deve stare tranquillo e pensare a cosa può fare di buono per la squadra, poi sarà una questione di tempo prima che ritroverà il suo livello. Ultimamente comunque è stato più solido e “potente” sul ghiaccio, piano piano sta crescendo”.
Recente la notizia di Brüschweiler in prestito al Visp. In passato avete provvisoriamente ceduto anche Marchand, mentre Hofer è principalmente ai Rockets. Non temi che l’Ambrì possa perdere attrattiva per i giovani?
“No, anzi penso sia il contrario. I giocatori si informano e gli esempi di ragazzi che venendo da noi hanno avuto un chance e sono cresciuti nel corso di questi anni sono tanti e positivi. Chiaramente ci sono anche stati casi che non hanno purtroppo funzionato. Chi viene ad Ambrì oggi sa che le chance sono reali e che c’è anche la possibilità di vedersi affidate delle responsabilità piuttosto grandi. Perché Brüschweiler non è stato girato ai Rockets? A Bellinzona abbiamo già diversi nostri giocatori, ed inoltre per noi il ritorno di Heim non era stato messo a budget. Girare Bruüschweiler ad un altro club ci permette di recuperare qualcosa a livello finanziario”.
Guardando avanti, resta da determinare il futuro di Zwerger. Dal punto di vista sportivo quanta fiducia hai nel ritenerlo un elemento su cui puntare per le prossime stagioni?
“Diciamo che nello sport non si può promettere un ruolo. Certo, si ha una visione, ma poi un determinato posto in squadra va conquistato sul ghiaccio. Anche per Zwerger è sempre valso questo. Era arrivato molto giovane dal Canada e in poco tempo si è conquistato un posto in prima linea ed in powerplay. In generale non deve contare il tipo di contratto, la sua durata oppure il peso finanziario, ma noi guardiamo solo alla prestazione. Rispetto a un anno fa lo abbiamo visto fare un passo avanti, sia dal punto di vista della forma fisica che mentale. Penso inoltre che la sua crescita non sia ancora finita, sta lavorando sulla fiducia e cercando in tutto per tutto quella spensieratezza che era una sua caratteristica”.
Nel mese di dicembre tornerà in pista anche la Nazionale, ma stavolta non sarai in panchina. Hai mai sognato o pensato un giorno di essere alla guida della Svizzera?
“Sono sincero, personalmente non guardo molto avanti, perché altrimenti rischio di perdermi. Difficile pensare di svolgere quel compito con un doppio ruolo, nazionale e club, come era successo anni fa, ed infatti penso che i passi avanti fatti dalla Svizzera siano imputabili anche al fatto di avere un allenatore a tempo pieno. Oggi mi sento bene ad Ambrì, sono contento qui e ciò che faccio mi piace. Quello che vorrò fare un domani non lo so… Chissà, magari tra dieci anni non sarò nemmeno più un allenatore e farò altro. Ad ogni modo le esperienze in Nazionale mi sono piaciute molto, rispetto al club è molto diverso perché si ha poco tempo ma si lavora con giocatori tutti molto bravi, che imparano velocemente. Il ritmo è diverso. Ma come allenatore non ho un sogno particolare, se non quello di fare bene con il mio compito attuale”.