LUGANO – Si chiude dopo una partita infinita – la seconda più lunga della storia in Svizzera – la stagione del Lugano, con Flynn ad insaccare il gol decisivo al secondo overtime dopo oltre 95 minuti di gioco. Una stagione che si è chiusa troppo in fretta, con un netto 4-0 nella serie che coincide con il fatto di essere la prima squadra ad andare in vacanza.
“Sì, chiaramente non è finita come avremmo voluto”, spiega un deluso Elvis Merzlikins. “Tutto sommato però non abbiamo fatto il nostro lavoro come avremmo voluto per tutta la stagione. Non siamo dei robot, se il Lugano arriva una volta in finale, non vuol dire che poi ci arriverà ogni anno. Siamo umani anche noi, sbagliamo e ci possono essere stagioni negative. Sono comunque contento del mio percorso a Lugano, della semifinale e delle due finali raggiunte. Ringrazio la società per la crescita che mi ha permesso di avere e per aver creduto in me. Ringrazio soprattutto i tifosi, senza di loro non saremmo nemmeno arrivati a giocarcela fino al secondo overtime. Grazie di cuore, sono delle cose belle che porterò via con me”.
A fine partita sei stato chiamato un’ultima volta sotto la curva… Quali sono i pensieri e le emozioni che ti sono passate per la testa?
“Chiaramente è sempre bello andare sotto la curva. Anche se i playoff non sono andati come desideravo, ringrazio comunque per il sostegno e il supporto che ci hanno dato. Andare per l’ultima volta dai tifosi – ed essere consapevoli che si tratta dell’ultima volta – è stato strano e mi è scesa anche una lacrima. Ancora una volta grazie per il meraviglioso sostegno in tutti questi anni. Grazie anche a voi giornalisti, veramente grazie di cuore a tutti voi”.
Cos’hai invece pensato e provato quando hai visto finire in rete quell’ultimo disco al 95esimo minuto?
“Non ci credevo, perché secondo me sabato sera meritavamo noi di vincere. Lo Zugo ha sfruttato le occasioni avute, sono un’ottima squadra e gli auguro di poter andare il più lontano possibile. Sull’ultimo gol sono moltissime le cose che ti passano per la testa, ma la prima è stata che vorresti rigiocare la partita e farla finire diversamente. Non tanto per me, ma per Sebi e Julio (Reuille e Vauclair, ndr), sono i due vecchietti che mi hanno dato tanto. Julio è stato il primo ad aiutarmi, sin dal primo giorno mi ha messo al posto giusto. Sebi è un lottatore, a volta per me era noioso giocare in porta con tutti i dischi che bloccava lui. Voi dite che io sono pazzo, ma lui lo è davvero a buttarsi così su tutti i puck. Non dimenticherò mai quella partita in cui ha rotto un dito… L’ho visto ed era tutto storto, ma lui ha rimesso il guanto e ha continuato a giocare. È quindi soprattutto per lui che mi dispiace, come per Stevie (Hirschi, ndr) non siamo riusciti a fare qualcosa di bello”.
Quale sarà ora il tuo futuro a corto termine?
“So che a voi, guardando i rumors che ci sono stati, interessa sapere se andrò già adesso in Nordamerica. Non lo so, domenica chiamerò il mio agente e vedremo quale sarà la situazione, ma non credo che starò ancora a lungo a Lugano. Però ripeto, non posso dirvi niente perché non ho la minima idea di cosa farò”.
In previsione dell’anno prossimo potrebbe però farti bene giocare già adesso qualche partita oltreoceano…
“Sarebbe bello andare già adesso per capire e assaggiare il gusto di questo mondo, perché tutti noi quel mondo lo vediamo solo alla televisione o alla PlayStation. Non sappiamo veramente cosa vuol dire, quindi per me sarà una novità, una bella esperienza che non vedo l’ora di vivere. Chiaramente però non dimenticherò mai da dove arrivo e qual è casa mia. Adesso davvero non so se andrò già in Nordamerica o se andrò in Nazionale, o se andrò prima là e poi in Nazionale. Davvero non lo so, dovrò sentire il mio agente domenica”.
Hai dei ricordi di partite particolari che ti sono rimaste nel cuore?
“Il ricordo doloroso è quello di Gara 7 alla Resega – sì, a quel tempo era ancora Resega (sorride, ndr). Da una parte è anche un bel ricordo, perché quando eravamo sotto 3-1 nella serie non è stato per nulla facile. In quel momento abbiamo mostrato il cuore e lo spirito di famiglia che c’è in questa squadra. Arrivare poi fino a Gara 7 e prendere un gol dove un mio difensore blocca il tiro e il disco sfortunatamente entra proprio nell’angolo è un peccato, non ci credevo. Sono molto scaramantico e se eravamo riusciti ad arrivati fino a lì, dovevamo vincerla. Purtroppo è brutto da dire, ma il bello dell’hockey sono anche queste situazioni che ti tagliano le gambe per farti andare ancora più avanti. Altri bei momenti sono ovviamente state le due Spengler Cup, quando abbiamo passato il Natale e il Capodanno con la squadra e le nostre famiglie e fidanzate. Questa è la cosa più bella. Direi quindi che sono questi i due ricordi che mi sono rimasti di più”.
Con questa eliminazione non sei riuscito a mantenere la tua promessa di portare un titolo a Lugano, ma tu sai che qua ti aspetteranno…
“È chiaro. Ho la fortuna di essere hockeyisticamente svizzero e la mia promessa è che se dovrò tornare in Svizzera, darò la priorità al Lugano, questa è casa mia. Chiaramente si tratta sempre di business e dovrò pensare anche al mio futuro, però il Lugano avrà la priorità. Molto probabilmente – spero – riuscirò a tornare qua, dove sono cresciuto, dalla società che mi ha accolto da ragazzino e che mi ha mantenuto. Portare qua il titolo è il minimo che io possa fare per questa società”.