LUGANO – Alla Cornèr Arena si è tornati ad udire i suoni abituali che caratterizzano la fine di primavera e l’inizio dell’estate. Bastoni (di unihockey) che sbattono, fischietti ritmati e scarpe che corrono intensamente.
La preparazione estiva dei bianconeri prosegue quindi dopo il periodo di quarantena e il preparatore atletico Lassi Laakso, ormai da quasi otto anni nello staff del Lugano, fa un primo bilancio di questa prima metà di giugno: “È stato sicuramente un po’ diverso – afferma Laakso – ma ad oggi posso sicuramente affermare che hanno lavorato tutti bene. In questi giorni vediamo quanta voglia avevano i giocatori di ritrovare il gruppo.”
Lassi Laakso, con il lockdown a scombussolare i piani, a che punto siete con la preparazione?
“Posso dire che siamo in linea con una preparazione normale, nonostante il periodo di isolamento i giocatori hanno potuto seguire dei programmi specifici individuali per arrivare pronti all’appuntamento in gruppo. I test effettuati al loro rientro ci hanno detto che il livello delle loro performance è soddisfacente, così come il loro stato di salute”.
Durante la quarantena avete dovuto instaurare metodi di lavoro particolari?
“Il vantaggio in tutto questo è che negli anni abbiamo imparato ad usare dei metodi che hanno aiutato i giocatori a responsabilizzarsi, quindi i programmi sono stati seguiti in maniera ideale. Certo, la differenza è stata doversi sentire via telefono o videochiamata invece di parlarsi di persona, ma abbiamo lavorato bene anche in questa situazione”.
Per lo staff tecnico ci sono state difficoltà nel gestire la situazione una volta tornati a lavorare in gruppo?
“Le uniche differenze sono state quelle di far rispettare le direttive sanitarie emanate dalle autorità, seguire le direttive del nostro staff medico e unire tutto questo al lavoro dei giocatori. Il lavoro in team è stato incrementato ancora di più dalla situazione nonostante la quarantena”.
C’è ovviamente ancora incertezza sulla data di partenza del campionato; voi vi preparate per essere comunque pronti a settembre o tenete conto di eventuali spostamenti?
“Il vantaggio di uno sport come il nostro è quello di non dover puntare a un picco di forma in un periodo specifico come invece avviene negli sport ad evento unico, questo ci permette di poter programmare la preparazione a blocchi settimanali e restare flessibili per essere pronti a qualunque scenario”.
Il gruppo presente è già folto, mancano solo pochi giocatori e gli stranieri; con loro state continuando con programmi specifici?
“Attualmente il gruppo presente è di 27 giocatori, ci sentiamo con chi come Fazzini è a militare o i giocatori che sono ancora all’estero, che però sono già abituati a lavorare individualmente e discuterne solo via telefono. Con loro, e soprattutto quelli nuovi, cerco di capire dove andare a lavorare maggiormente, capire il loro stato di forma e di salute e spiego le aspettative che abbiamo su di loro quando si aggregheranno al gruppo”.
Ci sono diversi ragazzi promossi dalla U20 alla prima squadra; nel loro programma c’è qualcosa di particolar per potersi allineare ai nuovi compagni?
“Conosciamo bene questi ragazzi e lavoriamo con loro da tanti anni, quindi conoscono i metodi di lavoro e noi sappiamo a che punto sono con il loro sviluppo. La cosa fondamentale è fare in modo che al momento del loro passaggio in prima squadra siano già tra i migliori del gruppo sul piano fisico, questo gli permetterà di inserirsi al meglio senza avere alcuna limitazione e di lavorare alla pari con gli altri. Ovviamente poi ci sono delle necessità individuali, con chi è più avanti sul piano fisico rispetto ad altri, ma un criterio fondamentale è che arrivino pronti per lavorare ai livelli di una squadra professionistica”.