PARIGI – Tutti quei giocatori a “riposo”, in verità infortunati e acciaccati, hanno fatto temere che la Svizzera potesse andare sul ghiaccio in maniera meno competitiva, approfittando di questo per “accontentarsi” di qualunque risultato fosse arrivato contro la Cechia.
Invece no, da qualificati ai quarti con la matematica ma non certi di posizione in gruppo e di avversario, i rossocrociati hanno interpretato il match come andava fatto e come hanno fatto per tutto il girone preliminare, con convinzione nei propri mezzi e concentrazione.
È sì una Svizzera che sbaglia, che ha dei buchi dopo le proprie reti, ma questo è perché è una squadra giovane, ampiamente poco esperta a questi livelli e con un coach che vuole applicare un gioco all’altezza delle migliori.
C’è un po’ di tutti questi fattori nella partita contro i cechi, con la determinazione nell’andare su Mrazek, la voglia di sacrificarsi e la capacità di voler e saper imporre il gioco agli avversari, senza più chiudersi e ripartire come spesso accadeva, bensì con la voglia di essere grande.
A tutto questo serve un gioco difensivo che contro Cervenka e compagni ha arginato la manovra molto tecnica ma anche poco diretta degli avversari, con lucidità nel bloccare i tiri e la massima velocità nel ripartire col disco sul bastone, limitando al massimo i momenti di panico. Gli attimi peggiori per la Svizzera sono arrivati sempre dopo ogni sua rete, quando la Cechia reagiva con forza ma solo per un periodo limitato di tempo, cozzando su uno Schlegel al debutto mondiale capace di dare sicurezza e compiere alcuni interventi di altissima scuola.
Davanti, nonostante le assenze di peso come quelli di Hollenstein e Almond, a tirare il reparto ci ha pensato un Praplan in forma smagliante, veloce e pungente, con un Suri rinvigorito – anche se sprecone – a testimoniare l’ottima profondità di una rosa che aveva fatto storcere il naso a molti alla partenza per Parigi.
La vittoria della Svizzera viene dalla disciplina, la calma e la maturità, quella che solo in poche occasioni (vedasi Stoccolma 2013) è stata parte di questa nazionale sempre sulla soglia del passo importante e incapace di rimanere sullo scalino delle grandi. Ora arriva il quarto di finale che sa di rivincita contro la Svezia: non c’è occasione migliore per dimostrare che questa Svizzera vuole e può fare quel passo sullo scalino più alto, stavolta senza cadere all’indietro.