LUGANO – “Chi le ha inventate? Gli svizzeri”. Così recita un corpulento scandinavo in una famosa pubblicità di un’altrettanto famosa caramella di produzione elvetica. Ma se invece ci dovessimo riferire alle reti di una squadra di hockey svizzera qual è il Lugano, noi svizzeri risponderemmo “gli scandinavi”.
Battute e riferimenti a parte, il leitmotiv del periodo bianconero è proprio quello riguardante la mancanza di gol di passaporto rossocrociato. Ne avevamo lungamente parlato, si sapeva del “problema” già da tempo, ma a far discutere sono più che altro le speculazioni – perché anche se tutt’altro che remote, speculazioni rimangono – nel caso in cui uno o più stranieri del Lugano dovessero incepparsi.
Con i se e con i ma non si va mai da nessuna parte, ma io, primo difensore delle tesi bianconere, sono anche il primo ad ammettere che lo spettacolo offerto dai vari Pettersson, Klasen e Filppula, con l’appoggio di un encomiabile McLean, non debba in qualche modo mettere in ombra quelle lacune di natura produttiva che interessano la squadra, avvertendo però che i miracoli di Natale spesso avvengono solo nei film.
Patrick Fischer per primo aveva ammesso queste mancanze, cercando di portare a Lugano Dario Bürgler la scorsa estate, lo ha fatto di nuovo in questi giorni ammettendo che i suoi attaccanti svizzeri sono grandi lottatori ma forse si appoggiano troppo al trio delle meraviglie. Ma in fondo cosa potremmo aspettarci di più?
Erano ormai – pure mie – false speranze quelle di rivedere un Murray giocare anche solo la metà di come faceva ai tempi di Thoresen, come è utopia aspettarsi un Walker che diventi uno scorer all’improvviso, ed è altrettanto improbabile che Reuille riprenda la media reti delle prime giornate.
Allora da chi è lecito attendersi di più? Walsky ha già fatto molto di più di quello che ci si aspettasse, e attendiamo il prosieguo del campionato per verificarne la regolarità di rendimento. Fazzini attraversa un periodo particolare, buttato nella mischia qualche stagione fa a 17 anni, si sta caricando forse di troppa pressione e avrebbe bisogno, com’è giusto che sia per un giovane come lui, di ancora qualche periodo di sviluppo.
Difficile anche dire cosa ci si possa aspettare dal figliol prodigo Bertaggia, anche se l’inizio è sicuramente incoraggiante. Steinmann sta invece confermando dei limiti che emergono nel ruolo di centri svizzeri del Lugano, ossia che nessuno nella rosa è in grado di sorreggere il ritmo e il pattinaggio dei due svedesi e garantire nel contempo un lavoro fisico per loro fondamentale, tanto che la maggior parte delle 35 reti messe assieme in 2 (!) Pettersson e Klasen le hanno costruite in powerplay o cercandosi a vicenda.
Per i difensori c’è un discorso un po’ a parte. Se la scorsa stagione la difesa bianconera era la più produttiva in fatto di reti, questa stagione fatica tremendamente di più a trovare la via offensiva. Questione di terzi allungati, di sistema di gioco forzatamente cambiato e di un powerplay che spesso vede i tre scandinavi risolvere la questione prima che il secondo blocco di superiorità possa scendere sul ghiaccio.
Riassumendo il tutto emerge il concetto che tutti sapevano, ossia della mancanza di scorer e centri svizzeri di alto livello. E allora dove sta la novità, dirà qualcuno? Da nessuna parte, ma forse era bene spiegare che da una stagione all’altra ci si può giustamente attendere qualcosa in più, ma per i miracoli si dovrà ancora attendere.