MOSCA – La maledizione casalinga che dura dal 1986 è destinata a proseguire per altri lunghi anni. La Russia che non riesce a vincere un Mondiale casalingo da quando era ancora Unione Sovietica esce con le ossa rotte dalla semifinale di Mosca a fronte dell’entusiasmante Finlandia di Jalonen.
La delusione di un popolo intero che sembra ormai averci fatto l’abitudine, tanto che sotto per 2 a 1 la spinta dell’Ice Palace della capitale non era nemmeno più così convinta, e chissà se questa sconfitta farà così male da imporre un ennesimo ribaltone in panchina, per Znarok che nemmeno lui è riuscito dove era riuscito solo Slava Bykov negli ultimi anni, ossia nel costruire una squadra russa che giocasse come squadra vera, come gruppo coeso di tutte le sue star, ed è innegabile che il caso Radulov e il rendimento di Ovechkin debbano far pensare.
Ma ora è il momento della Finlandia, quella dei Laine, Barkov, Aho, Granlund, Koivu, quella che andrà meritatamente a contendere il titolo mondiale grazie a un gruppo di giocatori che fanno stravedere oggi e che costruiranno un grande futuro per una nazionale che ha conosciuto nel passato dei paurosi buchi generazionali.
Un gruppo che non si è disunito dopo aver subito la verve dei padroni di casa, suggellata dal gol di Shirokov, ma terminata ben presto al primo power play in favore dei finnici. Da quel momento la partita si è equilibrata, e con intelligenza, Jalonen ha preparato il game plan per il suo capolavoro.
Perché è proprio con gli special team che Laine e compagni hanno saputo trovare la chiave per la finale, non solo trovando le reti dell’1 a 1 e quella per il 3 a 1 definitivo, ma anche giocando una serie di box play in maniera impeccabile – solo Ohtamaa sa quanti lividi avrà domani sul corpo… – sacrificandosi bloccando tiri e vie di passaggio di fronte a una Russia titubante.
Con il passare dei minuti Ovechkin e banda hanno cominciato a cercare il passaggio di troppo, giochicchiando davanti a Koskinen senza mai cercare il tiro che potesse regalare un rebound (voglia di strafare o di scaricare il barile?) perdendosi in inutili trame belle ed incomplete, quanto inutili.
Tutto il contrario della Finlandia, che poi brutta da vedere proprio non è, ma capace di unire anche il lavoro duro e il sacrificio, seguito dai colpi di genio dei vari Barkov e Laine, loro che sanno fare le star anche quando conta veramente.
La Russia non ha saputo nemmeno convincere quando era il momento di tirare fuori il tutto per tutto per riacchiappare l’avversario di fronte al proprio pubblico, grazie anche alla perfetta gestione del match da parte dei frizzanti nordici, che l’oro mondiale possono di nuovo giocarselo dopo la finale persa nel 2014 e l’oro conquistato nel 2011.
La Russia piange, ma forse stavolta i suoi tifosi un po’ meno, perché quasi sembrava se lo aspettassero.