ZUGO – LUGANO
3-2
(1-1, 2-1, 0-0)
Note: Bossard Arena, 6’324 spettatori. Arbitri Eichmann, Vinnerbord; Ambrosetti, Bürgi
Penalità: Zugo 3×2′, Lugano 5×2′
ZUGO – Doppia sfida tra bianconeri e svizzero-centrali, un doppio incontro che avrebbe avuto forti ripercussioni nella lotta per il quarto posto e avrebbe potuto permettere a qualcuno di lanciarsi all’inseguimento anche della terza piazza.
Dopo la vittoria luganese alla Resega, le squadre si sono ritrovate faccia a faccia alla Bossard Arena, con il Lugano un po’ diverso rispetto a soli pochi giorni prima. Principalmente per l’assenza di Filppula, uscito da uno scontro di gioco col pollice rotto e costretto a uno stop di almeno un mese, ma anche per delle buone notizie, ossia i rientri di Walsky e Vauclair.
A sostituire il finnico al centro di Brunner e Reuille, Fischer ha piazzato Steinmann, con Sannitz tornato tra i due svedesi, mentre Walsky si è preso il posto di centro del quarto blocco. In porta è stato schierato il confermatissimo Manzato, mentre Fazzini è andato a Zugo come 13esimo attaccante.
Proprio i rientranti Vauclair e Walsky sono stati tra i più intraprendenti nel primo periodo, giocato con ottima autorità dal Lugano, che ha lasciato il dominio territoriale allo Zugo praticamente solo per i primi minuti, coincisi con la rete di Earl. Aver trovato il pareggio pochi minuti dopo grazie a Bertaggia ha fatto bene agli ospiti, che con una gran dose di pattinaggio hanno spesso messo in difficoltà lo Zugo, costringendolo a un paio di falli, dai quali sono scaturiti solo un paio di sterili power play.
Lo Zugo ha rimesso fuori la testa con più decisione grazie appunto a un power play, stavolta in suo favore, ma aldilà di un palo di Martschini nei primi secondi, il box bianconero ha fatto un ottimo lavoro, guidato da un eccellente McLean.
Evidentemente Alessio Bertaggia ama particolarmente segnare ai suoi ex compagni, come testimoniato dalla seconda rete della serata – la quarta stagionale contro lo Zugo – trovata dopo soli 6” dall’inizio del periodo centrale. Peccato solo che lo Zugo abbia tovato il pareggio quasi immediatamente, prima del vantaggio di Diem al 30’ che ha aperto a qualche minuto di affanno bianconero, facendo credere che la partita potesse aprirsi definitivamente.
Niente di tutto ciò, perché aldilà delle tre reti, le squadre hanno giocato cercando gli errori avversari, addormentando per lunghi tratti il match, accesosi solo in occasione di qualche improvvisa folata. Rispetto alla prima frazione i bianconeri hanno fatto più fatica a trovare spazi dalle parti di Stephan, a causa del fore checking dello Zugo, attivo soprattutto a cento pista per evitare di subire la velocità di transizione bianconera.
Lo “spegnimento” graduale del Lugano è continuato inesorabilmente anche nel terzo periodo, giocato con poca concentrazione, come testimoniato da due penalità consecutive in apertura di tempo, per ritardo di gioco e cambio scorretto.
I bianconeri hanno faticato tremendamente a creare qualcosa dalle parti del portiere di casa, e a parte un paio di occasioni fallite da Brunner e compagni, lo Zugo ha gestito bene il risultato, anche nel forcing finale ospite.
Il Lugano ha fatto un passo indietro rispetto alle ultime partite, soprattutto sul piano dell’intensità e della concentrazioni, apparsi sufficienti solo nel primo tempo. Aldilà dei meriti di uno Zugo più continuo e veloce, ai bianconeri è mancato lo spunto finale dalla linea blu offensiva verso la porta di Stephan, le idee nel power play e un po’ di ordine davanti a Manzato.
Peccato aver bruciato qui 3 punti guadagnati proprio sullo Zugo sabato, ma la legge dei grandi numeri insegna che le grandi serie prima o poi vengono interrotte. Ottimi per contro i rientri di Vauclair e Walsky, che hanno portato dinamicità e movimento con e senza disco, ma a far da contraltare c’è da mettere in conto l’assenza di Filppula, che ha tolto creatività e un punto di riferimento a un Brunner molto energico ma spaesato e inconcludente senza il suo centro abituale.
Meno brillante anche la prova degli svedesi, sempre molto intraprendenti ma anche imprecisi nelle manovre nello slot offensivo, ben protetto dai difensori di casa, e allora, la veste di migliore in pista per il Lugano se la merita McLean, per lo splendido lavoro in box play e a supporto di tutta la squadra.
La lotta per il quarto posto è così riaperta, il bivio che dividerà Lugano e Zugo definitivamente deve ancora arrivare.