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Lugano

La Resega è terra di conquista, il Bienne si impone per 2-1

LUGANO – BIENNE

1-2

(0-2, 1-0, 0-0)

Reti: 8’50 Sutter (Stapleton) 0-1, 9’41 Herburger (Rossi) 0-2, 21’14 Filppula (Sannitz) 1-2

Note: Resega, 5’063 spettatori. Arbitri Clément, Wiegand; Kovacs, Wüst
Penalità: Lugano 2×2′, Bienne 3×2′

LUGANO – Era il momento buono per “inaugurare” la Resega con la prima vittoria casalinga della stagione, e contro il Bienne il Lugano aveva il dovere di mostrare decisi passi avanti e di regalarsi finalmente anche il primo successo da tre punti.

Per farlo Patrick Fischer ha potuto contare sui rientri di Sannitz (messo al centro di Morini e Walker, per formare una energy line) e su quello di Sartori, col gravoso compito del giovane difensore di dare stabilità e freschezza a una difesa ancora impallata. In porta è tornato Manzato, dopo la sostituzione subita contro lo Zugo alla prima giornata, e con fuori ancora Reuille, i “sacrificati” in sovrannumero erano Fazzini e Romanenghi.

Stabilità difensiva che il Lugano ha cercato con un inizio di partita meno arrembante del solito, ma che ha perso puntualmente su una delle “caratteristiche” di questo inizio stagione, ossia quella di subire la rete avversaria ai primi affondi. Dopo una traversa di Arlbrandt che è suonata come un avviso, Fabian Sutter ha buttato in rete una respinta di Manzato, e in fondo sin lì ci poteva stare.

Nonostante il vantaggio ospite il Lugano sembrava infatti persino paziente e abbastanza concentrato. Ma poi, soli 51” più tardi, Manzato l’ha fatta grossa, facendosi infilare in mezzo alle gambe su un innocuo tiro di Herburger. I bianconeri hanno da lì perso serenità, il disco ha cominciato a scottare e tutto sembrava più difficile.

Uscite dal terzo difficoltose, entrate in zona offensiva in puntuale offside e mancanza di comunicazione hanno provocato ben più di qualche mugugno. Non che ci abbiano provato i bianconeri, le occasioni sono fioccate sui bastoni di Brunner, Walker, Pettersson, Hofmann e Filppula, ma tra la fretta, l’imprecisione e un Rytz che si è salvato in qualche maniera, il disco non ne ha voluto sapere di entrare.

Ma il peggio era riservato per dopo, precisamente per un secondo tempo che paradossalmente ha portato alla sola rete di Filppula in power play, ma nel quale, di nuovo, il Lugano ha mostrato il volto peggiore. Le difficoltà si sono mostrate già nell’esercizio del primo passaggio, addirittura dietro la gabbia di Manzato – ripresosi almeno lui – per poi continuare a catena.

Confusione, disco “ardente”, paura di prendersi una responsabilità di troppo, tutto ciò ha segnato il Lugano per il resto del match. E dire che le occasioni non sarebbero mancate, createsi soprattutto per la classe dei singoli – Hofmann e Brunner su tutti – ma anche per la caparbietà di chi veramente non voleva mollare un solo millimetro, all’immagine di Morini, Walker e Pettersson.

Alla fine il Bienne, organizzato e pulito nel suo incedere, ha portato a casa tre punti meritati, mentre il Lugano conferma l’inizio a dir poco difficoltoso di questa stagione. La Resega, dal fortino che era la passata stagione, è diventata tremendamente violabile, soprattutto se gli ospiti riescono puntualmente a portarsi in vantaggio nel primo tempo, come successo sia allo Zugo, che al Davos e stavolta al Bienne.

Problemi di testa, fisici o organizzativi? Forse c’è di tutto un po’, e vogliamo comunque dare l’alibi del tempo ancora per qualche partita, purché si cominci a vedere una reazione convincente almeno sul piano della concentrazione.

Interessante ed emblematico sottolineare come la linea migliore sia stata quella inedita composta dal rientrante Sannitz, Morini e Walker, gli unici a saper lottare con costrutto e continuità fino alla fine, contrariamente a un top six troppo irregolare e ancora dipendente dagli spunti individuali.

L’emblema del momento bianconero può essere rappresentato da quel Tony Martensson spaesato, molle e quasi invisibile, simbolo di un “vorrei ma non riesco” che sta colpendo la squadra. La situazione non è disperata a 46 giornate dai playoff, ci mancherebbe, ma il quadro che si staglia in questi giorni non è molto incoraggiante. Ma va detto anche che i bianconeri hanno le capacità di rialzarsi e tornare quelli di un anno fa, perché a questo punto si può solo migliorare.

Ah, il famoso bicchiere mezzo pieno.

fattore2
L’ORGANIZZAZIONE DI GIOCO: Nel corso delle stagioni Schläpfer ha dato un gioco semplice e preciso alla sua squadra, costruito su misura per l’organico che ha a disposizione.

I seeländer lo hanno mostrato alla Resega, con giocate verticali semplici e pungenti, partendo da un sistema difensivo solido. Il contrario della squadra diretta da Fischer, che ha problemi di sviluppo già nelle retrovie, cosa che ha fatto fare un grosso passo indietro alla manovra complessiva rispetto a un anno fa.

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