“Abbiamo fiducia nella squadra a disposizione, per l’attaccante straniero supplementare attenderemo per riuscire a portare a Lugano un top player”. La giusta pazienza – forse fin troppa vedendo le prestazioni di qualcuno già in rosa – e la giusta coerenza, per prendere qualcuno lo si prende il più forte possibile. “Abbiamo fiducia in Fatton e Fadani, ma sarebbe ingiusto caricarli troppo in questo periodo”.
Percorso e idee diverse quelle che hanno portato alla Cornèr Arena Leland Irving, esperto portiere canadese che ha firmato fino al termine di questa stagione.
Se da una parte, per un fronte d’attacco corto e poco produttivo McSorley e Domenichelli hanno optato per l’attesa ed evitare il panico anche dopo l’infortunio di Josephs, le continue assenze di Carr e lo scarso rendimento in particolare di Boedker (non che Arcobello stia facendo stravedere) alla notizia della defezione di Niklas Schlegel, il direttore sportivo bianconero si è fiondato subito sull’opzione di un portiere straniero.
Come vedere la mossa? Una scarsa attestazione di fiducia, e quindi parola rimangiata, sui giovani Thibaut e Davide? No, assicurano allenatore e general manager, semplicemente non si vuole caricare secondo e terzo portiere in un periodo così fitto, mantenendo il filo della “crescita programmata” per i due giocatori in questione. Comprensibile, pur che siano ricchi di talento, sia Fatton che Fadani rimangono pur sempre entrambi portieri di scarsa esperienza in National League e, come già scritto da qualcuno, di Elvis Merzlikins ne nasce uno ogni venti anni.
Bisognerebbe però anche conoscere questo percorso di crescita, e siamo sicuri che Irving non sia arrivato a Lugano per relegare in panchina uno dei due già presenti, anche perché McSorley non si è fatto problemi a farli giocare (soprattutto Fatton) anche in situazioni difficili precedenti.
Portare però più avanti questa situazione ha fatto scattare un campanellino d’allarme, non è che nel non voler caricare troppo Fatton e Fadani si nasconda invece il timore di un periodo difficile della squadra? La partita di Berlino ha lasciato scontento (eufemismo) il coach canadese e i continui infortuni non aiutano nel difficile processo di crescita.
Se la si guarda in questa maniera, allora l’intenzione di non voler dare troppe responsabilità ai due ragazzi in un momento particolarmente difficile e che non è detto migliori a breve termine in maniera improvvisa – più che altro per tenere conto di tutte le possibilità, non per mancanza di fiducia – ha un certo senso, anche se l’occasione per i due di crescere sarebbe di sicuro allettante.
D’altro parte però il contratto valido per tutta la stagione sottoscritto con Irving un po’ di perplessità le lascia aperte: come sarà gestito il “giro” portieri al rientro di Schlegel con potenzialmente quattro titolari? Oppure le già lunghe 6 settimane di assenza del 27enne (stimate sul recupero, ma la forma quando arriverà?) rischiano di aumentare?
In ogni caso l’idea di mantenere lo status di tre portieri rimane un’idea condivisibile, e probabilmente la scelta del portiere straniero è stata forzata anche dal fatto che sul mercato svizzero non c’è nessun portiere che possa dare la garanzia di essere perlomeno messo a foglio partita in caso di bisogno, e allora per fare trenta si è dovuto fare trentuno.
Irving giocherà le sue partite, ma non vogliamo credere che lo staff bianconero sia impazzito del tutto in pochi giorni, quindi a meno di clamorosi ripensamenti nella ventina di partite che separa il Lugano dal rientro di Schlegel ci dovrà essere spazio per tutti, senza forzare ma anche senza trascurare. Perché in un percorso di crescita ci possano stare tutti con il giusto equilibrio di prudenza ma anche di coerenza.