LUGANO – DAVOS
2-3
(1-0, 1-0, 0-3)
Reti: 8’42 Alatalo (Granlund, Arcobello) 1-0, 21’16 Zanetti (Riva, Herburger) 2-0, 43’31 Knak (Jung, Rasmussen) 2-1, 54’39 Stransky (Corvi, Nygren) 2-2, 56’16 Rasmussen (Bristedt, Knak) 2-3
Note: Cornèr Arena, 5’116 spettatori
Arbitri: Stolc, Borga; Altmann, Kehrli
Penalità: Lugano 5×2′, Davos 5×2′
Assenti: Marco Müller, Calle Andersson, Daniel Carr, Julian Walker, Stephane Patry (infortunati), Troy Josephs, Alessandro Villa, Davide Fadani, Nicolò Ugazzi, Riccardo Werder, Thibault Fatton (Rockets)
LUGANO – È andato tutto molto in fretta nella giornata di sabato per il Lugano e in particolare per Luca Gianinazzi, il quale è passato da una mattinata ad allenare i ragazzi a dirigere in serata la prima squadra contro il Davos.
Assorbito in fretta il licenziamento di Chris McSorley – che a questo punto era ormai quasi scontato – la platea della Cornèr Arena ha accolto il giovane nuovo coach del Lugano e il suo assistente Krister Cantoni, sperando che il cambio di allenatore potesse portare immediatamente i suoi frutti.
Non ci si poteva attendere un cambio radicale del Lugano in pista – i giocatori hanno saputo del cambio solo poche ore prima del match – i cui mali sono profondi e radicati da questa estate, non per nulla nel comunicato della società si menzionava in particolare anche la metodologia di allenamento alla base dei disaccordi sempre più pesanti tra squadra e staff tecnico.
Però qualcosa era lecito aspettarsi, soprattutto dopo la prestazione impresentabile della sera precedente a Berna, ed effettivamente sul piano della combattività, del pattinaggio e dell’attitudine cambio dopo cambio, un atteso passo avanti c’è stato, e ci mancherebbe altro.
Contro una squadra abituata a giocare a grandi ritmi e ad azioni di rottura rapidissime il Lugano ha tenuto testa, ha trovato anche un doppio vantaggio grazie alle reti di Alatalo nel primo tempo e di Marco Zanetti nel secondo, con il giovane autore del suo primo timbro in National League.
Proprio i giovani sono stati logicamente importanti per Gianinazzi nella sua prima apparizione da head coach, con il citato Zanetti e Cortiana nel ruolo di quarto centro, due ragazzi che hanno ricevuto molto ghiaccio e hanno ripagato il tutto con una prova di grande grinta e fiducia nei propri mezzi.
Difficile comunque in contesto del genere portare avanti una partita subito ordinata, schematizzata e allenata senza aver praticamente mai parlato con la squadra se non prima del warm up e cercare di dare un gioco da subito, ma sicuramente rimane un peccato per come il Lugano abbia gettato alle ortiche il doppio vantaggio nei minuti finali.
Fino al 2-1 la squadra bianconera aveva portato avanti una partita combattiva e grintosa, cercando soprattutto di lavorare sulle basi di una protezione dello slot e veloci ripartenze, con un occhio sempre alla prudenza, giocando il disco solo quando era pienamente in sicurezza. E in fondo sono bastate queste leggi a portare il Lugano sul 2-0 e pure a strappare qualche applauso per gli sforzi profusi a proteggere Koskinen, ma quando le certezze hanno cominciato a traballare dopo la prima rete dei grigionesi, nella testa dei bianconeri qualcosa ha smesso di funzionare.
Le tre reti degli ospiti portano soprattutto la firma delle individualità difensive del Lugano, con gli errori di Wolf (che poi non ha portato a termine il mach per un colpo ricevuto da Bristedt) e Kaski particolarmente gravi per aver permesso a Knak e Rasmussen di insaccare indisturbati alle spalle di Koskinen.
Il portiere finlandese ha salvato quello che ha potuto, ma quando la difesa davanti a lui è andata in tilt per i movimenti sbagliati e incomprensioni non c’è più stato nulla da fare, e pur il finlandese si è reso protagonista dell’ingenua penalità nel finale che ha tolto spazio per l’assalto del Lugano, rimasto vano.
Gianinazzi nel fine partita si è giustamente soffermato più sulla risposta in termini di competitività individuale dei suoi giocatori più che sul risultato finale e dalla sua prospettiva è assolutamente la cosa giusta da fare. Il nuovo coach bianconero ha un lavoro lungo e difficile da portare avanti e questa serata, seppur terminata con l’amaro in bocca, può sicuramente servigli come primo assaggio di ciò che lo aspetta, consapevoli che contro certi malesseri nessuno ha la bacchetta magica.
In bocca al lupo.
IL PROTAGONISTA
Matej Stransky: Con la sua incursione di potenza ha spaccato il terzo del Lugano e pareggiato i conti nel terzo tempo proprio nel momento migliore degli ospiti, ma tutti i dischi pericolosi del suo blocco passano dalla sua paletta. Nella difesa poco ordinata del Lugano ha trovato spazi per infilarsi ed è stato un incubo per Riva e compagni fermarlo quando era lanciato in velocità.
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