Reti: 8’37 Aaltonen (Friman, Nattinen) 1-0, 10’45 Lehtonen (Hietanen, Manninen) 2-0, 23’08 Anttila (Bjorninen) 3-0, 37’49 Ambühl (Corvi, Haas) 3-1, 55’28 Pakarinen (Filppula, Pesonen) 4-1, 56’47 Hartikainen 5-1
Note: National Indoor Stadium, 948 spettatori
Arbitri: Ansons, Gouin; Hynek, Oliver
Penalità: Finlandia 2×2′, Svizzera 2×2′
Assenti: Ramon Untersander (infortunato), Joel Vermin, Sandro Aeschlimann (sovrannumero)
PECHINO – Si è conclusa l’avventura olimpica della Svizzera, che mercoledì ha sbattuto contro una Finlandia troppo solida per essere superata, anche se con qualche episodio favorevole in più la sfida avrebbe potuto avere perlomeno uno svolgimento più incerto. I quarti sono così rimasti uno scoglio insuperabile per la Nazionale, che mai nella sua storia è arrivata all’atto successivo nelle Olimpiadi.
Il risultato finale di 5-1 è sicuramente molto severo – due gol sono stati incassati a porta sguarnita – ma è principalmente figlio di una prima metà di partita in cui tutto è andato storto per la Svizzera, che ci ha poi messo parecchio prima di trovare le risorse per reagire.
Ripensando alla frazione iniziale c’è infatti tanto su cui recriminare per la squadra di Fischer, che non è riuscita a sfruttare delle ottime occasioni in particolare con Herzog ed ha pagato a caro prezzo la mancanza di concretezza incassando due reti evitabili – specialmente la prima con disco perso da Haas in zona neutra – ma anche sfortunate. Berra poco ha potuto su quel puck rimasto nello slot dopo 8 minuti, oppure sulla sfortunata deviazione di Alatalo, ma dopo il 3-0 subito ad inizio periodo centrale il portiere del Friborgo ha dovuto lasciare spazio a Genoni.
Il gol di Anttila – propiziato da un brutto errore di Frick in zona neutra – è stato quello che ha spaccato in due la partita, e per i successivi minuti la Svizzera non ci ha più capito nulla. Tutto è infatti stato troppo facile per la Finlandia in quel frangente, e per vedere una reazione rossocrociata ci è voluto un rimescolamento delle linee da parte di Fischer, la calma portata da Genoni e soprattutto il primo powerplay dell’incontro.
A pochi minuti dalla seconda sirena una bella azione di Corvi ha permesso ad Ambühl di mettere dentro l’importante 3-1, che ha decisamente svegliato la Svizzera. Nel terzo tempo gli elvetici sono infatti riusciti a mettere sotto gli avversari, e se quel tiro di Malgin dopo 1’30 non fosse stato fermato dal palo chissà che le cose non sarebbero cambiate per davvero.
Alla Nazionale va sicuramente dato il merito di aver trovato il modo di girare nettamente il momentum a proprio favore con una bella spinta corale – con anche Hofmann in evidenza dopo delle prestazioni deludenti – ma questo è stato troppo poco per sperare di mettere davvero in difficoltà una squadra della caratura della Finlandia.
È infatti bastata quella penalità sul conto di Hollenstein a 12’ dal termine per spegnere il fuoco rossocrociato, e nel finale non c’è più stato nulla da fare. Un powerplay che ha portato Fischer a richiamare Genoni in panchina a 6’ dal termine ha rappresentato l’ultima possibilità, ma Diaz sulla blu non si è accordo del rientro di Pesonen ed è arrivato il quarto gol che ha definitivamente chiuso le discussioni.
C’è insomma tanto rammarico per questa Nazionale, che a Pechino aveva le potenzialità di fare sicuramente molto meglio. Il bilancio di una vittoria e quattro sconfitte è ampiamente insufficiente, tra prestazioni non all’altezza – specialmente contro la Danimarca – e le altre sfide in cui la mancanza di concretezza offensiva e degli errori nei momenti decisivi hanno fatto da importante spartiacque.
Si ritorna insomma a casa con un certo amaro in bocca, e con la speranza che ai Mondiali di Helsinki e Tampere possa andare meglio.