MANNHEIM – LUGANO
2-3
(2-0, 0-2, 0-1)
Note: SAP Arena, 7’805 spettatori.
Penalità: Mannheim 4×2′, Lugano 7×2′
MANNHEIM – Di partite facili non esistono, tantomeno all’inizio delle competizioni, quando le squadre stanno ancora cercando di affinare e oliare gli automatismi. Il Lugano lo ha capito subito alla SAP Arena, e forse non ha fatto nemmeno in tempo ad accorgersi che il match era iniziato che il risultato è schizzato subito sul 2-0 in favore dei locali.
Arrivati con la squadra confermata già dagli ultimi allenamenti, quindi senza Kparghai e Furrer e con Morini 13esimo attaccante, i bianconeri hanno decisamente sofferto ogni pena nel primo quarto d’ora abbondante dell’incontro, di fronte a un Adler Mannheim combattivo e deciso a sfruttare ogni millimetro di ghiaccio.
Molto più pattinaggio, cambi rapidissimi e forecheck a tre uomini, così gli uomini di Sean Simpson hanno messo in difficoltà quelli di Doug Shedden, creando spesso il caos davanti a Merzlikins. Il portiere luganese ha le sue responsabilità sul primo gol di Wolf, poco ha potuto sul raddoppio di Bittner, ma ha salvato la baracca in diversi frangenti, evitando che il passivo aumentasse ulteriormente.
Tatticamente, il game plan del Mannheim era però un grosso rischio (se non un’ingenuità) non potendo garantire quel ritmo e quell’intensità per più di un tempo viste le poche partite nelle gambe dei giocatori, inoltre c’era da aspettarsi che il Lugano prima o poi avrebbe cominciato a cambiare marcia.
Calcolato o no, il rischio non ha infatti pagato, dato che nel secondo periodo i bianconeri hanno alzato il ritmo, cercando soprattutto di velocizzare le fasi di transizione difesa-attacco e aumentando il forecheck, così facendo i difensori tedeschi sono andati spesso nel pallone.
Proprio sbagliando sulla pressione bianconera, il Mannheim ha subito i primi cedimenti strutturali, quando un disco recuperato nel terzo offensivo da Bürgler e gestito ottimamente dal numero 87 è stato spedito in fondo al sacco con un bel onetimer da Zackrisson, alla prima rete con la nuova maglia. Proprio lo svedese ha saputo cambiare marcia ed essere più incisivo, mostrando capacità di manovrare nelle zone calde con una freddezza non indifferente e gestendo il power play con ottima regia.
Le cose peggiori il Lugano ha continuato a mostrarle soprattutto nello slot alto, dove non si contano i dischi persi e da dove il Mannheim ha fatto partire spesso le azioni più pericolose, schiacciando i ticinesi davanti a Merzlikins. In zona offensiva invece la messa a punto del motore ha cominciato a funzionare gradatamente, fino a creare il gol del pareggio di Gardner, che sfruttando il suo fisico si è liberato nello slot direttamente da ingaggio per battere Endras con un bel polsino sotto l’asta in power play.
Da lì in poi il Mannheim è quasi sparito dal ghiaccio, facendo poca paura anche verso la seconda sirena, quando i bianconeri sono rimasti in 3 contro 5 per 70 secondi.
In un terzo periodo più calmo e ben gestito, i bianconeri hanno poi completato la rimonta con Brunner in power play (2 reti su 3 in superiorità), e a parte un paio di incredibili brividi nei secondi finali, la vittoria dei bianconeri è giunta meritatamente.
La tattica dell’aggressione immediata del Mannheim ha funzionato logicamente solo per poco, poi è stata una progressione continua del Lugano, che via via ha trovato i primi automatismi, quando gambe, mani e testa hanno cominciato a girare con maggiori sincronismi.
Faticando soprattutto sul gioco fisico dei tedeschi, Hirschi e compagni ne sono usciti con la pazienza, lavorando duro e in maniera intelligente. Buoni i segnali giunti dal 20′ in avanti, con naturalmente molte cose su cui lavorare, soprattutto la gestione dello slot difensivo e l’uscita dal terzo.
In attacco i ragazzi di Shedden hanno mostrato a tratti ottime cose, rendendosi pericolosi con i quattro blocchi, sfruttando pure il power play. In superiorità numerica si è visto subito l’apporto della forza fisica di Gardner e Bürgler, mentre Zackrisson si conferma ottima scelta in fase di regia e pure buon tiratore.
Più in affanno la difesa, orfana di un pilastro come Furrer e mancante di un po’ di esplosività, ma le coppie completamente rivisitate – che cambieranno ancora giocoforza – hanno bisogno di tempo. Buona la prima come si suol dire, il percorso in CHL è lanciato con una bella rimonta, e i segnali del Lugano in costruzione sono già più che incoraggianti.