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Lugano

La debacle di Bienne manda il Lugano fuori dalle prime sei

Un Koskinen poco reattivo e un rigore causato da un errore difensivo indirizzano una gara gestita male. I bianconeri dovranno passare dai play-in

(PostFinance/KEYSTONE/Peter Klaunzer)

La debacle di Bienne manda il Lugano fuori dalle prime sei

BIENNE – LUGANO

6-1

(2-1, 1-0, 3-0)

Reti: 3’29 Bärtschi (Burren) 1-0, 15’35 Künzle 2-0, 15’51 Joly (Thürkauf, Carr) 2-1, 29’58 Forster (Heponiemi, Künzle) 3-1, 41’52 Heponiemi (Künzle, Sallinen) 4-1, 48’29 Sallinen (Rajala, Kessler) 5-1, 57’35 Rajala (Heponiemi, Brunner) 6-2

Note: Tissot Arena, 6’408 spettatori
Arbitri: Piechaczek, Hürlimann; Abbet, Burgy
Penalità: Bienne 3×2, Lugano 5×2 + 1x rige

Assenti: Julian WalkerMarkus GranlundNiklas SchlegelGiovanni MoriniSamuel GuerraJeremi Gerber (infortunati), Mario KempeJoey LaLeggiaMatt TennysonArno SnellmanRoberts CjunskisStephane Patry (sovrannumero)

BIENNE – E quindi dalla corsa rimane fuori il Lugano. La batosta in quel di Bienne e la concomitante vittoria del Davos contro gli ZSC Lions decretano il settimo posto per i bianconeri e, di più, il successo dell’Ambrì Piotta contro il Friborgo apparecchia sul tavolo un probabile derby nei play-in.

Insomma nel giro di una settimana il Lugano ha gettato alle ortiche quanto fatto per raggiungere persino il quinto posto provvisorio, infilandosi il bastone tra le ruote non solo con le sconfitte contro Gottéron e Bienne ma pure con il punto perso a Kloten, e ora la squadra di Gianinazzi si ritrova con la concreta possibilità di dover affrontare nei play-in la sfida che in tanti sognano ma in cui pochi veramente sperano.

E per affrontare quella doppia sfida, avversario a parte, il Lugano dovrà ritrovare assolutamente se stesso, perché Arcobello e compagni non ci arrivano di certo nelle migliori condizioni, o perlomeno ci si stanno avvicinando – a una partita ininfluente dal termine della regular season – con qualche dubbio di troppo e certezze che mostrano delle crepe, per questo la partita contro il Rapperswil di lunedì dovrà essere utilizzata perlomeno come banco di regolazione.

(PostFinance/KEYSTONE/Peter Klaunzer)

Se contro il Friborgo per lunghi tratti si era visto anche un ottimo Lugano, a cui era mancata la freddezza necessaria sotto porta, già in quel caso i bianconeri avevano mostrato qualche distrazione di troppo pagata a caro prezzo – e su questo argomento nessuno ha mai fatto il minimo sconto – portata anche alla Tissot Arena di fronte a un Bienne improvvisamente e puntualmente rinvigorito dal cambio di allenatore (o meglio nell’allontanamento) in panchina, con diversi giocatori che si sono mostrati diametralmente opposti nel senso buono a quelli che si erano visti per mesi.

E quei giocatori da subito hanno messo in difficoltà il Lugano, messo in posizioni scomode dapprima da una parata difettosa di Koskinen, e poi dall’ennesimo errore del giovane Hausheer, a cui qualcosa va perdonato ma che nelle ultime uscite ne sta francamente combinando di tutti i colori, dopo il regalo a DiDomenico di giovedì.

Con un inizio del genere il Lugano ha faticato a prendere ritmo e a trovare spazi, nonostante l’immediata risposta di Joly sedici secondi dopo il raddoppio, il possesso del disco per gran tempo è stato dalla parte dei bianconeri, ma la difesa dei padroni di casa è stata brava nel tenere alla larga gli attaccanti ospiti, e dove non sono arrivati Yakovenko e compagni ci è arrivato l’ottimo Säteri.

(PostFinance/KEYSTONE/Peter Klaunzer)

Poca concretezza per il lavoro svolto anche nel secondo periodo, quando effettivamente Fazzini (al rientro dopo il colpo subito a Kloten) e banda hanno creato molto volume ma senza riuscire ad affondare il colpo, subendo poi ancora troppo facilmente il 3-1 praticamente dal nulla più assoluto con Koskinen ancora protagonista in negativo.

La terza rete si è rivelata pesante, ma è stato il 4-1 in entrata di terzo periodo ad opera di Heponiemi ad uccidere la partita, da lì via il Lugano non ha più avuto la forza nemmeno mentale di provare a riaprire la partita, con l’incontro gestito male dagli arbitri con una linea permissiva a targhe alterne che ha causato qualche scaramuccia nel finale.

È stato un incontro quantomeno strano, il Lugano ha mostrato poca lucidità a fronte di comunque una buona mole di lavoro prodotta tra il primo tempo e la seconda sirena (o il gol del 3-1) pagando ancora il massimo prezzo sui propri errori, cosa che al contrario i bianconeri non riescono a fare, vedendo anche le migliori occasioni infrangersi a metà strada.

(PostFinance/KEYSTONE/Peter Klaunzer)

Perlomeno ora, o al momento in cui la squadra è salita sul bus per il ritorno in Ticino, può mettersi il cuore in pace, occorrerà passare dal turno preliminare per accedere ai playoff, e il Lugano ha assolutamente tutti i mezzi per passare per primo, a patto che si ricompatti e trovi una nuova tranquillità.

Certo, le possibilità rimangono per passare ai quarti, ci mancherebbe, ma a far rabbia è la maniera con cui i sottocenerini hanno gettato tutto alle ortiche nelle ultime partite, quando invece c’erano tutte le basi per dare la spallata finale e entrare dalla porta principale, invece che dal seminterrato.


IL PROTAGONISTA

Toni Rajala: Il topscorer del Bienne è diventato un altro giocatore dal dopo-Matikainen, o meglio è tornato quello di prima, imprendibile, pericoloso ad ogni cambio, generoso e tatticamente intelligente. È bastato questo e poco altro per far saltare i piani al Lugano, e anche se il finlandese ha segnato solo la rete del 6-1 a partita chiusa da un pezzo, per tutto l’incontro l’uomo simbolo del Bienne ha dettato ritmi dei cambi e fatto saltare più di una marcatura dei bianconeri, infiammando la Tissot Arena con le sue fiammate.


HIGHLIGHTS

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