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Interviste

Krupp: “Testa alta e spalle larghe, abbiamo visto ciò che serve per avere successo”

Il coach dopo le prime due partite alla guida del Lugano: “C’è un bel gruppo, che lavora duro e non si lamenta. Vedo tanta motivazione e nessuna negatività. Ora lavoreremo sui dettagli, ma i segnali sono positivi”

(Berend Stettler)

ZURIGO – Malgrado la sconfitta patita a Zurigo, il nuovo coach bianconero Uwe Krupp è soddisfatto.

“Credo che abbiamo giocato sei buoni tempi in questo primo weekend. A Zurigo sfidavamo una delle squadre top della Svizzera e dell’Europa. Siamo rimasti in partita a lungo. Per battere un avversario del genere, oltretutto quando ti mancano alcune pedine, deve tutto andare per il meglio. Penso che la scena decisiva sia stato il palo di Dahlström sul 2-1 in favore dello ZSC. La fortuna lì è stata dalla loro parte. Inoltre dispongono di giocatori capaci di sfruttare ogni tuo piccolo errore. La nostra prestazione, a mio avviso, sarebbe stata sufficiente per portare a casa almeno un punto”.

Cosa ti passa adesso nella testa al termine del tuo primo weekend in bianconero?
“Il mio pensiero attuale è che sia importante per i giocatori avere la domenica libera. Ci sono stati tanti cambiamenti per loro e quindi è ideale trascorrere un giorno intero con le rispettive famiglie. Poi da lunedì torneremo a lavorare duramente”.

Quando sei arrivato, hai detto che si sarebbe ripartiti da zero. In un certo senso lo hai mostrato anche schierando in entrambe le partite Huska a difesa della gabbia. Come mai questa scelta?
“Molti fattori mi hanno fatto propendere per questa decisione. Adam è un buon portiere, non ha mai avuto il momentum, dato che aveva iniziato male la sua avventura a Lugano. Abbiamo bisogno di due portieri. Era importante dargli fiducia, farlo sentire parte integrante. Credo che abbia risposto bene e in futuro potrà aiutare ancora di più la squadra”.

Qual è il tuo messaggio che vuoi dare ai tuoi ragazzi dopo le prime due partite?
“Hanno lottato, sono una buona squadra, erano vicini a conquistare dei punti anche a Zurigo. Bisogna dunque mantenere la testa alta e le spalle larghe. La partita di sabato ci ha mostrato di cosa c’è bisogno per vincere e avere successo”.

Questi match sono stati importanti per te al fine di conoscere meglio i giocatori…
“Evidentemente. Mi rallegro di poter passare del tempo con loro. Formano un bel gruppo, lavorano duro, non si lamentano. Non ho l’impressione di avere di fronte una squadra reduce da diverse sconfitte, io vedo tanta motivazione e nessuna negatività. Tutti remano nella stessa direzione”.

Quale sarà il tuo focus nei prossimi giorni?
“Credo che dovremo continuare a lavorare su dei dettagli di gioco nel nostro terzo difensivo. Bisognerà inoltre concentrarsi sulla fase di transizione in zona neutra, come ad esempio ripartire con la dovuta velocità. Qualche segnale positivo in questo senso si è visto ad esempio nel terzo periodo”.

I tuoi assistenti Morini e Conne sono gente locale. Non volevi portare tu gli assistenti?
“È andato tutto così veloce. La decisione di venire ad allenare a Lugano è caduta nell’arco di 24 ore. Paolo e Flavien conoscono la squadra, l’ambiente e le abitudini. È importante tutto ciò. Poi c’è anche Törmänen che ha tanto sapere, quindi c’è abbastanza know-how attorno a me. Come inizio va benissimo così. Nelle prossime settimane eventualmente valuteremo se un ulteriore innesto potrebbe aiutarci oppure no”.

Sapevi già qualcosa della città di Lugano prima di arrivare?
“Dieci anni fa disputammo una partita amichevole con il Colonia. Mi ricordo che scendemmo dal bus per bere un caffè in riva al lago. Eravamo mezzi addormentati, vedemmo il magnifico panorama e ci chiedevamo dove fossimo finiti, era così bello”.

E del club cosa sapevi?
“Evidentemente sapevo che è un grande nome dell’hockey europeo. Ho parlato anche con Ralph Krüeger ed Harold Kreis, gente che conosce bene questa realtà. I giocatori? Alcuni li conoscevo già di fama, altri invece no, come ad esempio i giovani Zanetti e Canonica”.

Sei uno che sa anche alzare la voce. Hai già sclerato con i tuoi giocatori da quando sei qui?
“No, per intanto non c’è stata la necessità, viste le prime due prestazioni. Solamente quando non si lavora è l’ora di sclerare. Gli errori possono accadere, intendiamoci. L’unico motivo per urlare e gridare è quando appunto non si lavora. Per intanto le cose positive sono maggiori rispetto a quelle negative e su questo si può costruire. Poi chiaramente non sono un ingenuo e non vedo tutto con degli occhiali pitturati di rosa. Non tutto è andato bene. Ci sono stati degli errori, pure nella prima partita vinta contro il Davos”.

L’italiano non lo parli, presumo…
“No, però ho già iniziato a imparare qualche parola utile, come “buongiorno” ad esempio”.

In Ticino c’è tantissimo interesse mediatico e i tifosi sono molto caldi. Penso che non sia un problema per te, in fondo a Colonia è pure così…
“Hai ragione, sono per così dire abituato. Harold Kreis mi ha parlato allegramente di questo aspetto legato alla stampa e all’ambiente. A me tutto ciò piace. Vuol dire che c’è interesse, la gente segue il tuo lavoro, c’è la passione. Sarebbe molto peggio se non ci fosse tutto questo seguito, significherebbe che alle persone interessa poco quanto succede”.

Dopo la tua avventura finita in primavera in quel di Colonia, sei ancora sceso sul ghiaccio?
“Sì, in Colorado, e poi a Colonia con delle squadre giovanili. Ho due figli che giocano lì a hockey”.

Hai già dei piani concreti per il tuo futuro?
“No, la mia situazione non è così semplice. Ho una famiglia, devo sempre valutare che siano in un buon ambiente e che abbiano stabilità. Ora i ragazzi sono a Colonia, stanno frequentando la scuola e devono evidentemente terminare l’anno scolastico. Io sono quindi a Lugano da solo, ma va bene così. Posso concentrarmi unicamente sul lavoro, posso trascorrere l’intera giornata nello spogliatoio a lavorare con la squadra e a osservare video al fine d’imparare tutte le cose nuove al meglio”.

Hai dunque installato una brandina nello spogliatoio o dormi in hotel?
“(Krupp ride, ndr). Il club mi ha messo a disposizione un magnifico appartamento con vista lago. (L’intervista prosegue con Klaus Zaugg che vuole sapere se dal suo appartamento si vedono le palme, ndr). “Sono belle, ma per me non rappresentano nulla di speciale. Ho in effetti una casa di vacanza in Florida”.

Torniamo seri per l’ultima domanda. Potresti immaginarti di restare in Svizzera?
“Sì, ma il mio obiettivo adesso è unicamente di finire bene la stagione con il Lugano, poi si vedrà”.

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