Dopo una passata stagione difficoltosa il mercato dell’Ambrì Piotta si è sviluppato in maniera indubbiamente interessante, e tra i diversi ingaggi operati da Paolo Duca quello dell’attaccante Brandon Kozun ha sicuramente catturato l’attenzione di molti.
I biancoblù potranno infatti contare su un giocatore che per caratteristiche si presenta come ideale per il gioco che vuole portare sul ghiaccio Cereda, ed in Leventina il californiano ci arriverà nei migliori anni della carriera e con alle spalle sei campionati di livello in KHL.
“Nelle ultime stagioni ho fatto bene, ma stavo decisamente cercando qualcosa di diverso”, ci ha spiegato Kozun. “Nel corso degli ultimi due anni ho avuto dei problemi a causa di alcuni infortuni, e non mi è piaciuto il modo in cui i dottori hanno gestito la mia situazione. Volevo dunque andare in un posto in cui mi sarei potuto trovare maggiormente a mio agio dal punto di vista medico. Era da un po’ che valutavo la possibilità di trasferirmi in Svizzera, perché rispetto alla KHL credo che la situazione sia migliore”.
Fisicamente hai ancora problemi dovuti a questa esperienza?
“In questo momento sono perfettamente in salute, ma nel corso degli anni si sono verificate diverse situazioni che decisamente non mi hanno fatto impazzire. Volevo tornare a giocare in un contesto che fosse maggiormente vicino alla mia cultura, ed in cui avere piena fiducia”.
Ti presenti come un’ala molto veloce e con tanta energia, tu come ti descriveresti?
“Credo che sommariamente questa definizione mi descriva piuttosto bene. La mia caratteristica principale è la velocità, ed infatti mi piace molto giocare con tanto ritmo, il che mi permette di avere molta fiducia nel mio gioco offensivo. Voglio però anche essere un giocatore di squadra e rendere migliori i compagni attorno a me, porto sul ghiaccio grande competitività per permettere alla mia squadra di vincere il più possibile”.
Nel 2016 hai vinto il fastest skater contest all’All Star Game KHL… Sei ancora così veloce?
“Oh yeah! Sono sempre stato bravo sui pattini, è una cosa che mi viene naturale ed è sempre stata una parte importante del mio gioco. Nella passata stagione ho dovuto scendere a patti con un infortunio all’inguine che mi ha rallentato un po’, ma ora è tutto guarito e sono pronto ad andare al massimo anche con la maglia dell’Ambrì”.
Nel corso dei tuoi anni in KHL sei stato molto costante in termini di produzione offensiva. Ad Ambrì che ruolo ti immagini?
“Sì, sono riuscito ad essere piuttosto costante ovunque abbia giocato, ma ora sarà bello arrivare in una nuova realtà e dover nuovamente dimostrare ciò che so fare. Il mio obiettivo rimane sempre lo stesso, voglio essere il miglior giocatore della lega ed aiutare la mia squadra a vincere. Quando arriverò farò tutto ciò che l’allenatore e la dirigenza mi chiederà, ho sempre delle aspettative molto alte per me stesso e per le squadre in cui gioco”.
L’Ambrì Piotta ha una precisa cultura che vuole si traduca sul ghiaccio, cosa conosci del tuo nuovo club?
“So che la squadra vuole giocare con velocità, ritmo e tanto agonismo, caratteristiche queste che si sposano bene con il mio stile di gioco. Rispetto alla passata stagione sono state fatte delle ottime operazioni sul mercato e credo che vedremo il tutto tradursi sul ghiaccio… Non vedo l’ora di arrivare in Ticino e toccare tutto con mano, perché voglio scoprire sin dove possiamo arrivare con questa squadra”.
Hai firmato un contratto di un solo anno, è stata una tua volontà?
“Non direi che era propriamente un mio desiderio, ma quando ci si trasferisce in una nuova lega e in un nuovo paese è importante prendersi del tempo per capire come funzionano le cose. Personalmente non mi piace guardare troppo avanti, anche perché sono una persona che si dedica pienamente al proprio compito dunque il fatto che abbia firmato un solo anno non deve preoccupare. Il mio focus è sulla prossima stagione, poi quando sarà finita potremo pensare a cosa verrà successivamente”.
Ad Ambrì ritroverai Peter Regin, con cui in passato hai formato una coppia eccezionale…
“La presenza di Regin è il motivo principale per cui ho firmato con l’Ambrì Piotta. Con lui ho avuto una grandissima intesa vivendo un anno esaltante con lo Jokerit, e probabilmente nel corso della mia carriera non ho mai avuto una chemistry così perfetta con nessun altro. Sono davvero eccitato all’idea di poter giocare nuovamente con lui, e penso proprio che faremo bene assieme”.
Cosa ti ha detto per convincerti a raggiungerlo?
“La cosa è nata un po’ per caso, perché probabilmente lui era convinto che la mia intenzione fosse quella di rimanere in KHL. Un giorno mi ha però scritto chiedendomi se fossi interessato ad un trasferimento ad Ambrì, e da lì tutto è iniziato sino ad arrivare a questo punto”.
Fisicamente non sei il più prestante dei giocatori, ma nel corso della tua carriera sei riuscito ad arrivare alla NHL e soprattutto a rappresentare il Canada alle Olimpiadi… Cosa ha significato per te dover sempre smentire gli scettici?
“Per me non è niente di nuovo, lo faccio da tutta la vita. Sicuramente il fatto di dover smentire i pregiudizi degli altri ha sviluppato in me la grande competitività che porto nel mio gioco, ma bisogna anche ammettere che l’hockey è cambiato molto negli anni… Non credo ci siano ancora molte persone che danno troppa importanza alla stazza. Sicuramente c’è sempre chi lo fa, ma nelle leghe migliori al mondo ci sono tantissimi giocatori della mia altezza che hanno fatto benissimo. Dimostrare il proprio valore rimane comunque un elemento importante, non ci si può mai accontentare ed i dubbiosi sono sempre dietro l’angolo… Il mio fisico non è comunque mai stato un problema”.
Sei nato in California proprio nel periodo in cui l’hockey aumentava di popolarità, con l’arrivo di Wayne Gretzky ai Kings ed il successo dei film dei Mighty Ducks… Che impatto ha avuto tutto questo per te?
“Ovviamente quando Gretzky arrivò a Los Angeles tutto cambiò. La squadra iniziò ad avere successo, e tante celebrità iniziarono ad andare alle partite aumentando tantissimo la popolarità dell’hockey. La crescita continuò nel corso degli anni, e probabilmente anche la mania che derivò dai film dei Mighty Ducks – e la successiva creazione di una vera franchigia NHL – fu uno step successivo di questa sorta di reazione a catena innescata dall’arrivo di Gretzky. Sicuramente crescere in un periodo in cui il principale fattore in termini di entusiasmo sportivo in California era la presenza del miglior giocatore del mondo ai Kings ha avuto un grande impatto su di me”.