AMBRÌ – Si è decisa sui dettagli la sfida della Gottardo Arena, con gli estremi difensori a prendersi la scena (e gli applausi) grazie a due prestazioni maiuscole da ambo i fronti.
A spuntarla è stato Harri Säteri che, con i suoi interventi, ha messo i seeländer nella condizione di costruire una vittoria risicata nel risultato ma solida nella sostanza. “Ci è mancata solo la rete” ha dichiarato Janne Juvonen al termine della partita. “Non è arrivata la giocata risolutrice, siamo andati sotto e poi, quando potevamo pareggiarla, abbiamo subìto il raddoppio. È mancato il rimbalzo giusto al momento giusto”.
Nota positiva di serata il boxplay, situazione in cui siete apparsi molto solidi e compatti. Nonostante gli 8 minuti di penalità concessi al Bienne avete contenuto bene i loro tentativi…
“Sì sono d’accordo, anche se trovo che abbiamo gestito bene entrambe le situazioni speciali. In boxplay siamo stati puntuali nei nostri interventi mentre in powerplay siamo stati più volte vicini alla finalizzazione. A mancare, come detto, è stato solo il guizzo vincente”.
Stai vivendo un eccellente periodo di forma e il coach ti ha ripagato schierandoti in 8 delle ultime 10 uscite. Senti di aver ormai ottenuto il ruolo di primo portiere?
“L’allenatore mi dice quando giocare e io penso solo a restare focalizzato sul momento, senza guardare troppo oltre. La scorsa settimana abbiamo ottenuto due vittorie importanti e sono riuscito ad esprimermi su buoni livelli, immagino sia per questo che sono stato schierato anche contro il Bienne”.
Ad Ambrì si è sempre puntato molto sull’alternanza mentre in questa fase di campionato il coach sembra dare più fiducia a te. Con Conz come gestisci questa situazione?
“In maniera molto serena. Non c’è rancore e, anzi, vedo Benji molto tranquillo. Capisce la situazione, è consocio che nello sport si vive molto a “fasi” e sa perfettamente come le cose possano cambiare rapidamente. Nel corso della settimana cerchiamo di allenarci insieme nel miglior modo possibile, poi chiaramente sta all’allenatore decidere chi schierare. Vedremo come evolverà la situazione nelle prossime partite”.
Tu e Harri Säteri – shutout per lui – avete messo in pista due prestazioni di alto livello. C’è una ragione per la quale il livello dei portieri finlandesi è così elevato?
“Non saprei, forse dipende dal fatto che tutti in Finlandia vogliono essere portieri di hockey. Quando ero nelle giovanili ho sempre avuto l’impressione che ogni ragazzo volesse vestire questo ruolo. Nel mio paese c’è una massa importante di allenatori dei portieri e questo certamente influisce sulla scelta dei giovani di intraprendere quella strada. Quando avevo 13-14 anni, prima degli allenamenti, mi dilettavo come portiere. Poi andavo sul ghiaccio e diventavo un giocatore di movimento fintanto che, ad un certo punto, mi hanno costretto a scegliere. Perché ho scelto di fare il portiere? Forse perché l’ho sempre trovato il ruolo più… divertente”.
L’aver giocato fuori dalla porta ti aiuta a leggere in un certo modo le situazioni che vengono a crearsi sul fronte offensivo?
“Direi di sì. Sono sempre stato un buon pattinatore e con il bastone me la cavavo piuttosto bene. Per cui a volte capita di mettermi nei panni dell’attaccante e di anticipare le sue mosse. È un ruolo che conosco, che ha fatto parte di me e che ora cerco di sfruttare in questo modo”.