LUGANO – Non perde il suo aplomb piuttosto “british”, Greg Ireland e nemmeno l’accesso alla finale del campionato svizzero dopo aver eliminato il Bienne fa trasparire chissà quali emozioni dal viso del coach canadese.
D’altra parte, com’è giusto che sia, Ireland rimane concentrato su un obiettivo dopo l’altro, come aveva fatto anche dopo essere stato sotto per 2-0 nella semifinale contro gli uomini di Törmänen: “È solo un altro passo sul percorso che dobbiamo compiere per arrivare in fondo. Non credo che debba dire troppe parole a questi ragazzi, bisogna andare sul ghiaccio sempre con la voglia di fare un passo in più, cambio dopo cambio. È proprio questo che abbiamo messo in pratica da Gara 3, ed è questo che ci ha portato qui dove siamo ora, ma nulla è ancora stato fatto”.
Certo è che la mano del coach la si vede tutta su questo Lugano, arrivato in finale grazie alla compattezza di un gruppo che gioca con disciplina ma anche con grandissima passione.
“Quando sono arrivato più di un anno fa questa squadra aveva bisogno di ritrovare le emozioni, molti giocatori dovevano essere responsabilizzati maggiormente e oggi vediamo il frutto di un lavoro molto lungo. Sono fiero del mio gruppo e di quello che ha dimostrato di saper fare, ora lavoreremo per il passo decisivo, quello che non ci è riuscito lo scorso campionato. Ma tutto questo fa parte di un processo di crescita, a volte fai un passo falso, magari non sempre tutto va come hai programmato, ma devi essere bravo a ricominciare e ad andare avanti”.
Andare avanti, esattamente ciò che ha fatto la squadra proprio alla vigilia dei playoff, quando tre brutti infortuni hanno tolto dallo scacchiere tre pedine che sembravano quasi imprescindibili per raggiungere certi risultati.
“Le emozioni negative vanno trasformate in positive, perché sono il pane di questo sport, per questo quando abbiamo vissuto quella terribile serata di Davos, con gli infortuni di Bürgler, Brunner e Chiesa, ho sempre puntato lo sguardo sul nostro obiettivo e preso le emozioni positive. Per me è una gioia scendere sul ghiaccio ogni mattina con questi ragazzi, vedere nelle loro facce la voglia di lavorare duramente”.
E pensare che nella prima esperienza di Ireland sulla panchina del Lugano (ben 7 anni fa) vide i bianconeri disputare i playout contro il Rapperswil, da lì ne è passata di acqua sotto i ponti…
“Proprio perché ero stato qui nel 2011 che ho accettato di tornare, perché avevo toccato con mano la realtà di Lugano. Qualcuno a quel tempo mi disse che andare ad allenare il Lugano era da pazzi, ma ogni buona opportunità va colta al volo. Vidi la passione che c’è in questa città, nei suoi tifosi e nella società e, sì, pure la pressione che ti mette un ambiente del genere. Oggi sono felice delle scelte che ho fatto e ho una grandissima voglia di far parte assieme ai miei giocatori di qualcosa di grande per Lugano”.
Gli ZSC Lions rappresentano una grande rivale tradizionale nei playoff per il Lugano, la sfida si annuncia di quelle infuocate.
“Capisco cosa possa voler dire giocarsi un titolo in questa città e contro una rivale storica come gli ZSC Lions. Sarà una grande sfida, loro hanno eliminato il Berna che ha vinto gli ultimi due campionati e questo può farlo solo una grande squadra. Il fattore pista? Non sempre conta come si può pensare, su ogni pista occorre solo dare il massimo, senza pensare a dove ti trovi”.