PORRENTRUY – Era alla ricerca di una scossa importante l’Ajoie, e con la scelta di portare in panchina il canadese Greg Ireland, i giurassiani hanno trovato nuova energia, come si è visto nelle prime partite con l’ex coach bianconero alla guida.
“È davvero bello essere di ritorno in Svizzera e rivedere tante facce amiche. Ovviamente, come staff ci siamo ritrovati con un lavoro importante da fare in questo club, ma ho spinto la squadra davvero forte nelle ultime settimane con l’obiettivo di ottenere una risposta concreta da parte del gruppo. Penso che stiamo vedendo passi nella giusta direzione”, ci ha spiegato Ireland.
“La partita di venerdì era ok, ma non al livello che desidero in termini di competitività e copertura difensiva. Per la sfida contro l’Ambrì, invece, ho messo la squadra davanti a una sfida e penso che abbiamo avuto una buona risposta. Dobbiamo creare la nostra identità, vogliamo essere una squadra difficile da affrontare”.
So che non ami parlare dei singoli, ma devo chiederti di Bellemare. Dopo un lungo periodo di inattività e alla sua età, è arrivato e ha subito mostrato le sue qualità…
“Conosci i tipi di squadra che mi piace avere. Quando ero a Lugano, nel nostro gruppo c’erano giocatori come Maxim Lapierre e Jani Lajunen, elementi duri e “con le palle”. Prima di accettare l’offerta di Vauclair, abbiamo discusso del profilo di giocatore da aggiungere alla squadra, visto che sapevo avrebbe ingaggiato un nuovo straniero, e ho indicato Bellemare come il tipo di giocatore che credevo fosse necessario. All’Ajoie serviva più grinta ed energia, e lui sicuramente porta questi elementi”.
Contro l’Ambrì abbiamo già visto un Ajoie che porta in pista il tuo tipico gioco…
“Sono d’accordo. Ripensando anche al Lugano, solitamente nelle serate in cui c’erano diversi tiri bloccati, arrivava anche il successo. Contro l’Ambrì abbiamo visto tanto sacrificio, ed è quello che squadre come la nostra devono fare per ottenere risultati. Ci vuole questo tipo di mentalità”.
Il compito di allenare l’Ajoie è particolare. Quanto ci hai messo ad accettare?
“Mi ci sono voluti alcuni giorni, anche perché spesso si accettano offerte solo quando c’è una certa sicurezza per il futuro. Conosco però bene Vauclair e davanti a me è stata posta una sfida, cosa che adoro, perché può rendermi un allenatore migliore. Ho dunque messo da parte le preoccupazioni per la prossima stagione e deciso di concentrarmi unicamente su questo campionato. Per ora sono a Porrentruy da solo, ma mia moglie e mio figlio mi raggiungeranno nella prima settimana di dicembre, anche se non resteranno in Svizzera in maniera fissa per tutto il campionato”.
A Porrentruy come ti trovi? È una piccola realtà…
“Beh, vengo dall’Ontario, sono abituato a vivere in una piccola cittadina di 5’000 abitanti, che è molto animata in estate ma in inverno diventa piuttosto deserta. Personalmente mi piacciono le piccole realtà. Qui a Porrentruy posso camminare fino alla pista ogni giorno, e per me questo è stupendo”.
All’annuncio della tua firma c’è stata un’incredibile reazione in Ticino: tante persone hanno espresso la loro felicità nel vederti tornare…
“Ero rimasto davvero sorpreso dell’accoglienza ricevuta quando ero tornato in Ticino in qualità di scout della Nazionale italiana. Da Vicky Mantegazza e Hnat Domenichelli, passando naturalmente per i tifosi, ero stato accolto in maniera eccezionale. Tante persone, anche quando ho firmato per l’Ajoie, mi hanno contattato per augurarmi buona fortuna. Anzi, alcuni amici di Lugano, per la partita contro l’Ambrì, mi hanno scritto: ‘Tanti auguri per il derby oggi!’. Sono una persona con tanta passione e penso che per questo si sia creata una connessione speciale con i fans in Ticino. Mia moglie sostiene sempre che Lugano era davvero un posto in cui la gente ha capito chi fossi davvero”.