ZUGO – LUGANO
1-2
(1-1, 0-0, 0-1)
Note: Bossard Arena, 5’315 spettatori. Arbitri: Reiber, Wiegand; Kaderli, Wüst
Penalità: Zugo 7×2′, Lugano 10×2′ + 1×10′ (Reuille)
ZUGO – Patrick Fischer asserisce che quest’ultima partita della regular season importava poco al Lugano, se non come preparazione in vista dei playoff, ma a livello di classifica è pur vero che il quarto posto è stato perso prima, magari proprio nel prequel vinto dalla squadra di Shedden alla Resega.
In fondo ha pure ragione, perché alla fine quello che doveva fare, il Lugano lo ha fatto, cogliendo questi ultimi tre punti e sperando – invero poco convinto – che il Rapperswil portasse via almeno due punti al Ginevra per ribaltare il fattore casalingo.
Alla Bossard Arena è andata in scena una partita piuttosto noiosetta, in cui si è notato ampiamente che entrambe le squadre badassero alla salvaguardia della salute, mentre gli arbitri, in mancanza di spettacolo, si sono lanciati in un grottesco spettacolo di protagonismo disseminato di decisioni assurde che non hanno fatto altro che innervosire tutti.
Parlando del match, il primo – e unico – dispiacere rifilato al Lugano è stato opera di quel cecchino micidiale che fa di nome Robbie Earl, che ha fulminato Manzato con uno dei suoi polsini volanti. Il Lugano – sceso in pista con Heikkinen e senza Pettersson – nel primo tempo ha tenuto testa ai padroni di casa senza peraltro incantare, ma questo è bastato per andare alla prima pausa sul risultato di 1-1, grazie alla rete del pareggio di Micflikier.
Il periodo centrale è stato il regno della voglia di protagonismo degli arbitri, che hanno affibbiato in totale ben 11 penalità minori e una da 10′ (Reuille) rendendo un caos assoluto la partita, ma aiutando il Lugano ad allenare il box play, vincente in due occasioni anche in 3 contro 5. Se le situazioni in inferiorità numerica sono funzionate di nuovo alla grande, lo stesso non si può dire del power play, ancora troppo lento e macchinoso per poter fare male in maniera costante.
La fase offensiva non è stata scoppiettante nemmeno in 5 contro 5, anche per l’evidente remissività delle due compagini, ma nel periodo conclusivo, in pieno dominio di Schremp e compagni è bastato un furbo tentativo di Lehtonen per regalare la vittoria ai suoi, approfittando di un posizionamento piuttosto impreciso di Tobler. Nonostante qualche (grosso) rischio finale, il Lugano è riuscito a portare a casa tre punti purtroppo non fondamentali ma importantissimi per lanciare la corsa al titolo perlomeno con il morale giusto.
Tra note più dolenti vi è sicuramente il power play, incostante, macchinoso e prevedibile, e anche in fase a parità numerica le ripartenze offensive sono apparse più difficoltose del solito, in assenza dell’energia di Pettersson e dei giovani. D’altro canto la fase difensiva e il box play rimangono a prova di bomba e questo è il primo passo per diventare una squadra pericolosa nei play off. Oltre a ciò Fischer può contare ora su un terzetto di portieri di alto livello, dopo le conferme di Manzato – il migliore in pista, parere personale – e il recupero di Flückiger, ai quali si aggiunge l’esuberante Merzlikins.
Ora sul cammino dei bianconeri si para il Ginevra, vera e propria macchina da gol, ma la solidità comprovata della squadra sottocenerina può essere il grimaldello giusto. Si sperava di poter iniziare in casa la serie, e ci è mancato poco, ma alla fine abbiamo imparato che nei play off il fattore casalingo conta relativamente e si fa di tutto per scaricare pressioni da una squadra all’altra.
Terminare la regular season al quinto posto (rispettato il pronostico di HSHS…) a pari punti col Ginevra quarto, lascia l’amaro in bocca, è vero, ma occorre anche farne motivo d’orgoglio e di fiducia visto tutto quello che si è passato in autunno. È sicuramente pure un motivo di rivincita per Fischer, che non ha raggiunto l’obiettivo del quarto posto solo per gli scontri diretti con la squadra di McSorley, ma sul quale ben pochi scommettevano che sarebbe arrivato fin qui.
Ora cominciano i giochi, quelli veri, e aldilà delle reali possibilità o dei pronostici, puntare al titolo non deve essere solo un sogno ma anche un dovere.