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LUGANO – FRIBORGO
8-1
(4-0, 4-0, 0-1)
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Note: Resega, 5’623 spettatori. Arbitri Dipietro, Wiegand; Bürgi, Castelli
Penalità: Lugano 9×2′ + 1×5′ + 1xpp (Sannitz), Friborgo 8×2′ + 1×10′ (Kienzle) + 1×5′ + 1xpp (Schilt)
LUGANO – La sensazione deve essere simile a quella che prova un apneista quando esce dall’acqua dopo una prova di immersione, ossia di una boccata d’ossigeno a pieni polmoni, un sollievo che lenisce qualche sofferenza.
L’inaspettato quanto corroborante 8-1 rifilato al disastrato Friborgo di Larry Huras riconcilia con l’ambiente una squadra che di questi tempi certe scoppole era più abituata a prenderle che a darle, e se doveva essere una risposta alla scialba prestazione della sera prima a Berna, allora nessuno ha niente da dire.
Con un line up decisamente più convincente rispetto a certi esperimenti non andati a buon fine nelle ultime settimane, Shedden ha ritrovato anche Wilson nel reparto arretrato, ora privo del solo Ulmer, oltre all’ormai “solito” Kparghai.
A giovare particolarmente delle scelte del coach è stato Luca Fazzini, che al fianco di Klasen e un Martensson sorprendentemente attivo ha trovato la sua prima tripletta della carriera professionistica, dimostrando le sue grandissime doti di sniper puro e un senso della posizione “in odore” di rete che non ha pari in squadra.
Il numero 17 e Hofmann hanno affondato il Gottéron già nel primo tempo con due reti a testa (fotocopiate le due di Hofmann) spesso con la compiacenza di un reparto arretrato ospite traballante e di un Saikkonen dai limiti evidenti.
Le difficoltà di un Gottéron sprofondato con il passare dei minuti non devono però minimizzare del tutto ciò che ha fatto il Lugano, perché se l’8-1 rifilato ai burgundi risulta difficile da analizzare come risultato “attendibile” sugli attuali valori delle squadre, è altresì vero che i bianconeri hanno fatto bene tante piccole cose.
Piccole cose che se messe assieme formano una prestazione degna di questo nome, dall’impegno e la concentrazione fino alla fine, dalla semplicità nella transizione (finalmente la pulizia nel primo passaggio) al lavoro nello slot con la padronanza dello slot basso.
A prova di quest’ultimo fondamentale dettaglio le numerose bagarre nate sulla porta del Friborgo, raramente in stagione si era visto il Lugano causare così tanto scompiglio davanti al portiere avversario. Semplicità e lavoro, voglia di applicarsi e di cercare quella “puck-luck” che spesso va aiutata a uscire con la cura dei dettagli e che risulta spesso decisiva nei momenti opportuni.
Di tutte queste piccole cose buone il Lugano non era riuscito a metterne assieme nemmeno un paio in ogni partita giocata da un mese a questa parte, la serenità ritrovata e la voglia finalmente di uscire da questo buco hanno fatto il resto.
Emblematico come molti di quei giocatori “depressi” o abulici più criticati nelle ultime partite – ad immagine di Martensson – non solo siano riusciti nell’essere decisivi, ma hanno giocato con una confidenza e una sicurezza il disco in velocità che da parte loro non si vedeva più ormai da tempo immemore.
Peccato solo non essere riusciti a regalare una vittoria a rete inviolata per Merzlikins, impiegato solo a sprazzi ma autore anche di alcuni interventi spettacolari in particolare in box play. Un box play che ha resistito alla grande, con ancora due situazioni di doppia inferiorità numerica, e stavolta lo stesso complimenti lo si può rivolgere anche ai quintetti di power play, capaci di segnare ben 5 reti su 8.
Attenzione però, leggere questa partita fino in fondo risulta difficile, e non vi è da credere che tutto quello che è successo nelle scorse settimane (o mesi) venga cancellato all’improvviso con 8 reti in una bella partita contro un avversario in difficoltà.
Il Lugano ha offerto un’ottima prova collettiva, diligente, intelligente e attenta ma davanti si è ritrovato un Friborgo a tratti impresentabile, e tutto quel buono che si è visto andrà verificato e ripetuto nelle prossime partite.
La reazione c’è stata e va dato merito a tutta la squadra di aver dimostrato di avere ancora dell’amor proprio e di saper giocare con l’unità del gruppo, il difficile sarà sempre confermarsi di giornata in giornata. Ai bianconeri l’arduo compito di dimostrare se le rondini fanno primavera.
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Con un Saikkonen incerto il Lugano ha messo intelligentemente un uomo fisso su di lui a creare disturbo, e i dischi sono entrati con facilità. Poi il Friborgo ha avuto a disposizione due occasioni in 5 contro 3 (una di 1’28, l’altra durata 1’15) nella quale il box bianconero ha sempre avuto la meglio, tornati in superiorità, Klasen e compagni hanno infilato il 5 e il 6-0, chiudendo del tutto la contesa.
Addirittura 5 reti in power play il Lugano non le ha messe a segno nemmeno nelle ultime 10 partite, ma a volte basta l’applicazione e la semplicità per cambiare le cose.
(Clicca le frecce per scorrere le fotografie)
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