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Lugano

Il Lugano torna tra i dubbi in una serata horror contro il Rappi

Molli e poco determinati, i bianconeri incappano in una pesante scoppola. Non è funzionato nulla, l’1-6 finale rispecchia perfettamente quanto successo

(Photobrusca & Luckyvideo)

Il Lugano torna tra i dubbi in una serata horror contro il Rappi

LUGANO – RAPPERSWIL

1-6

(0-3, 0-1, 1-2)

Reti: 10’10 Moy (Cervenka, Nyffeler) 0-1, 18’12 Aebischer 0-2, 18’47 Cervenka (Schroeder, Djuse) 0-3, 38’32 Moy (Rask, Cervenka) 0-4, 48’43 Maier (Schroeder, Jensen) 0-5, 49’02 Lammer (Rask, Noreau) 0-6, 55’03 Fazzini (Alatalo, Morini) 1-6

Note: Cornèr Arena, 4’327 spettatori
Arbitri: Stolc, Hungerbühler; Kehrli, Schlegel
Penalità: Lugano 4×2, Rapperswil 4×2

Assenti: Leandro HausheerThibault Fatton (sovrannumero), Cole CormierMarkus GranlundLorenzo Canonica (infortunati)

LUGANO – Era parecchio che il pubblico della Cornèr Arena non assisteva a uno “spettacolo” del genere, e alla fine si è anche comprensibilmente spazientito. È vero che storicamente il tifoso bianconero ha una soglia della pazienza piuttosto bassa, ma ciò che ha prodotto la squadra di Luca Gianinazzi martedì sera è stato degno di un film horror.

Qualcosina di buono il Lugano lo ha tirato fuori nei primi due, forse tre cambi di partita, ma poi ha cominciato a sgretolarsi inspiegabilmente di giocatore in giocatore, con solo la fiammella del casco di capitan Thürkauf a provare a dare calore alle braci, ma tutto è stato inutile.

(Photobrusca & Luckyvideo)

Nemmeno il tempo di accorgersi che Schlegel era tornato sul ghiaccio dopo il malanno che Gianinazzi lo ha lasciato negli spogliatoi dopo il primo tempo riproponendo Koskinen, forse più per dare una sterzata alla squadra che altro, perché allo zurighese si può forse imputare a metà il primo gol, ma di certo non le altre due segnature.

Lo 0-3 con cui il Rapperswil ha firmato il primo tempo è stato di fatto la sentenza su una partita già chiusa, addirittura mai aperta dal Lugano a partire dalla prima rete, un primo tempo (soprattutto, non che gli altri due periodi siano stati scoppiettanti) che ha di fatto cancellato tutte quelle buone premesse che i bianconeri avevano messo in questo primo turno di campionato, qualche sconfitta compresa, perché a mancare è stata prima di tutto l’attitudine, qualcosa che in fondo Arcobello e compagni non avevano mai fatto mancare anche nelle partite finite male.

(Photobrusca & Luckyvideo)

Insomma l’energia del derby è già stata dimenticata in pochi giorni e il pubblico della Cornèr Arena viene ancora sommerso dai dubbi con una serata del genere, dove oltretutto anche lo staff tecnico ci ha capito veramente poco. Forse anche lui “tradito” dall’atteggiamento messo in pista dai suoi giocatori – lo 0-3 di Cervenka è emblematico, in un momento in cui si poteva ancora pensare di raddrizzare la partita – Gianinazzi non è riuscito a trovare alcuna contromisura per perlomeno cercare di far rientrare in parziale carreggiata i suoi ragazzi, e forse proprio quel terzo gol ha definitivamente affossato anche i piani della panchina, andata addirittura a chiedere un time out dopo lo 0-6 per evitare un’imbarcata ancora peggiore.

Si è dovuto attendere il finale di partita per vedere un Lugano perlomeno un pochino più “determinato” (mi si passi il termine, pur se ampiamente esagerato) e qualche tiro più convinto arrivare dallo slot, ma va anche messo in conto che in quel momento la squadra di Hedlund si era anche comprensibilmente rilassata.

Difficile poter capire cosa sia successo in questa serata da precoce Halloween, fatto sta che i bianconeri una prestazione del genere sul piano dell’attitudine non la proponevano praticamente dalla stagione scorsa proprio di questi periodi, nelle ultime presenze di Chris McSorley sulla panchina del Lugano, o per andare più avanti, in quelle serate da incubo passate proprio contro il Rapperswil e il Langnau nel freddo gennaio di quest’anno.

(Photobrusca & Luckyvideo)

I discorsi tecnici in questo caso passano in secondo piano, anche se rimaniamo dell’impressione – umile, da esterni – che questa squadra debba forse adottare uno stile più semplice e senza fronzoli, che passi anche da quello visto negli scorsi playoff contro il Ginevra. E perlomeno quel Lugano quando andava in pista era in grado di gettare il cuore oltre l’ostacolo, e oggi ci si chiede dove sia finita quella squadra che lottava su ogni disco.

I bianconeri si trovano in un processo di crescita e di sviluppo che forse già sul piano tecnico richiede più tempo di quanto si potesse pensare, ma se poi inciampano in serate del genere, a venire meno potrebbe essere anche la fiducia. E qui dovrà essere bravo Luca Gianinazzi nel mantenere la calma e ripensare agli obiettivi di cortissimo termine e soprattuto a come trasformare questa debacle in una nuova partenza, proprio come aveva fatto lo scorso inverno già contro gli stessi sangallesi.

Insomma, è già tempo di duri esami sia per il Lugano che per il suo giovane coach, e forse non immaginavamo di doverci passare già a primo turno di campionato nemmeno terminato.


IL PROTAGONISTA

Stefan Hedlund: In verità al suo Rapperswil è bastato poco a far crollare il fragile castello di carte bianconero, e come prevedibile il coach svedese ha subito messo grande pressione ai portatori del disco bianconeri in uscita dalla propria zona, molto in profondità. Un esercizio che risulta ormai abbastanza facile contro il Lugano, che martedì sera si è poi sciolto subito, ma la bravura del tecnico dei Lakers è stata quella di non lasciare un minimo spazio di speranza ai suoi avversari, colpendo con una regolarità invidiabile.


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