LUGANO – Ci fossero un premio per le occasioni da rete sprecate e una relativa classifica, il Lugano di questo periodo sarebbe sicuramente tra le big del campionato. Ma sappiamo bene che ciò che conta sono i dischi che finiscono in fondo alla rete, e allora ecco che i bianconeri si ritrovano con quello che effettivamente è un problema, ossia la cronica incapacità di chiudere le partite nei momenti giusti e di massimo sforzo offensivo.
Scesi in pista con la medesima formazione del giorno precedente, i bianconeri hanno cominciato l’incontro come avevano terminato quello di Kloten. Pattinaggio continuo, fore checking asfissiante sul portatore del disco e ottime trame di gioco. E non a caso il primo periodo è finito con il vantaggio meritatissimo dei padroni di casa, grazie alle reti di Vauclair – serpentina d’altri tempi – e di Heikkinen, che hanno fissato il risultato sul 2 a 1.
Vantaggio, okay, ma dopo gli scroscianti applausi riservati al rientro negli spogliatoi, peraltro meritati per ciò che si era visto in pista, era evidente che c’era più di una perplessità su quel vantaggio così esiguo. Lo Zugo lo si conosce bene, e aldilà della regolarità o meno della rete di Holden, ha dimostrato un cinismo invidiabile, mentre la paura sul fronte bianconero era che quell’enorme primo tempo fosse andato quasi completamente sprecato.
La mole di lavoro prodotta, le occasioni da rete limpidissime e l’estrema efficienza difensiva dei primi venti minuti, infatti, avrebbero dovuto partorire ben più di quelle due reti oltretutto intercalate dal pareggio degli ospiti. E come prevedibile, il Lugano non ha potuto ripetere lo stesso periodo in quello centrale, vuoi per una certa stanchezza che è cominciata ad affiorare tra i suoi ranghi ridotti, e vuoi per la crescita va detto, di uno Zugo più fiducioso nei suoi mezzi. Le occasioni da rete non sono comunque mancate nemmeno nel periodo centrale, soprattutto grazie ai molti power play a disposizione e puntualmente sprecati.
E con grande tempismo è arrivata la punizione per il Lugano: pasticcio di Blatter in fase difensiva, mancata liberazione del terzo e pareggio dello Zugo. Tutti increduli di fronte a certi sprechi e alla fatica di andare a rete. Il terzo periodo è stato più equilibrato, ma la svolta della partita sarebbe potuta essere quella penalità da 5′ comminata a Holden per un fallo vigliacco alla testa di Vauclair. I bianconeri l’hanno sì sfruttata per il vantaggio marcato da Mclean, ma anche qui, una rete in più sarebbe stata d’obbligo.
Ma la frittata è arrivata solo nei cinque minuti finali, con un Lugano meno fresco del suo avversario, che nel giro di tre minuti e due tiri ha girato l’incontro, complice anche un’intervento difettoso di Merzlikins. Ma sarebbe ingeneroso addossare delle colpe al giovane portiere, che fino a lì aveva giocato un’altra grande partita, la colpa era di chi avrebbe dovuto tramutare le occasioni in rete.
Il problema del gol è di nuovo evidente, perché manca soprattutto qualcuno che sappia piazzare la zampata decisiva nei momenti topici e di massimo sforzo offensivo, per avere la massima resa da un sistema di gioco che funziona fino all’ultimo metro. Il “drive” dei bianconeri, pur dispendioso e occorrente di continuo pattinaggio, è veramente piacevole da vedere e garantisce grande copertura difensiva, e ciò che fa rabbia è che una tale massa di gioco vada gettata alle ortiche per l’incapacità di chiudere i match quando vi sono le occasioni.
Le buone notizie stanno nel fatto che giocatori come Heikkinen, Fritsche e Metropolit confermano la loro crescita, e che Merzlikins, aldilà di quell’errore ha dimostrato di non essere un fuoco di paglia. Le cattive invece le troviamo alla voce “cecchini” e l’esempio viene da un Domenichelli completamente sfasato e prevedibile.
Siamo solo all’inizio di ottobre, ma siamo sicuri di voler attendere la fine del mese per risolvere la situazione di Campoli e mettersi a cercare un rinforzo straniero d’attacco? Non manca molto a questo Lugano, il gioco c’è eccome, ma tra le occasioni sprecate e le molteplici assenze si rischia che questo trend di discontinuità continui e le sconfitte che maturano negli ultimi minuti per frustrazione e stanchezza e per incapacità di mettere i sigilli al momento giusto rischiano di diventare la regola. Peccato, perché i bianconeri si meritano di raccogliere molti più frutti per quel che seminano.