LOSANNA – LUGANO
3-5
(1-0, 0-4, 2-1)
Note: Malley, 6’543 spettatori. Arbitri Dipietro, Wiegand; Borga, Progin
Penalità: Losanna 5×2′, Lugano 4×2′
LOSANNA – Senza sofferenza non c’è gusto, certo è che a volte la tranquillità andrebbe preferita alla suspence, soprattutto nello sport. Alla fine è pur vero, ciò che contava nella serata di Malley era la vittoria, quella vittoria che fuori casa in campionato al Lugano mancava ormai da Gara 5 delle semifinali del campionato scorso, che sembrerà un’inezia ma non era nemmeno poi così vicina.
Nell’ennesima serata di emergenza per la difesa bianconera – out anche Ronchetti, tra i titolari è stato schierato anche Fontana – Furrer e compagni hanno finalmente dato quei segnali che ci si aspettavano, e se è impossibile trasformare in una settimana una squadra in difficoltà in una squadra di campioni, l’importante era ritrovare la forza del gruppo.
Perché in fondo è questo che è servito per espugnare Malley – sulla cui pista il Losanna primatista, ricordiamo, era ancora imbattuto – oltre a finalmente qualche idea più chiara nel gioco e la capacità di sfruttare le occasioni da rete. Anche se va detto che nel primo tempo, chiuso in vantaggio dal Losanna, la porta di Huet (bravo e fortunato nei primi 20 minuti) sembrava chiusa da un plexiglass, ma l’aver saputo contenere la furia vodese, che proprio furia non è stata, ha permesso ai bianconeri di continuare sui loro binari, crescendo e macinando ghiaccio.
Il Lugano ha infatti pattinato molto, con e senza disco, e di fronte a un gioco veloce e arioso dei padroni di casa si è trovato molti spazi per creare superiorità numeriche in ripartenza, e creando forecheck già sul primo passaggio di Gobbi e compagni ha scardinato la difesa davanti a Huet.
Dopo il pareggio di Morini in apertura di secondo periodo, il Lugano ha fatto la differenza con altre tre reti in rapida successione. Portarsi sul 4-1 attorno a metà partita è stato il massimo compimento del miglior momento dei sottocenerini, bravi a metter in difficoltà il Losanna nella loro fase di uscita e ancora di più nello sfruttare le occasioni presentatesi.
Più ordine rispetto alle ultime uscite, buona copertura su Manzato e un forecheck alto sono state le caratteristiche del Lugano nel secondo tempo, probabilmente il migliore di questo inizio campionato, capace di far male con tutti i blocchi.
Sul 4-1 in favore degli uomini di Shedden non si poteva non pensare alla rimonta subita nei Grigioni domenica scorsa e probabilmente, dopo il 2-4 di Schelling in apertura del periodo conclusivo – troppa libertà per lui e Manzato mal posizionato – anche nella testa dei giocatori, che uomini con i loro pregi e i loro difetti rimangono, qualche paura ha cominciato a far vacillare la concentrazione.
Il Losanna ha cominciato a crederci, Herren e Walsky si sono infilati tra la difesa come una lama calda nel burro, e i bianconeri hanno cominciato ad indietreggiare troppo e a chiudersi, lasciando troppa iniziativa ai padroni di casa. Il castello costruito dai ticinesi ha rischiato di trasformarsi in uno di carta dopo la rete del 3-4 di Danielsson, ma stavolta a reggere la baracca ci ha pensato Manzato, apparso sempre un po’ approssimativo e a volte insicuro sui dischi che ronzavano dalle sue parti ma stavolta efficace.
La rete di Klasen a porta vuota ha sigillato la prima vittoria esterna del Lugano e la prima sconfitta interna del Losanna, in un match dove la difesa ha avuto ancora il suo bel da fare, soprattutto per i polmoni di Furrer e Wilson.
Nel reparto avanzato la prima linea continua a essere poco incisiva e molto fumosa, oltretutto con un Zackrisson che, se già ha problemi ad inserirsi, schierato all’ala incide ancor di meno, pur con il solito ottimo lavoro difensivo.
Lo spostamento del numero 19 in una linea dove c’è già un “gemello” come Martensson rischia di far arretrare troppo il terzetto offensivo, privandola di un vero e proprio finalizzatore, dato che Klasen rimane il playmaker designato. Poco convincente anche il continuo utilizzo fuori ruolo di Gardner, spesso fuori posizione e oggi ormai non più in grado di fare il lavoro da ala a causa della velocità del gioco, anche se sempre utile nelle situazioni speciali.
Il Lugano guadagna tre punti d’oro a Losanna, e chi lo avrebbe mai detto che i bianconeri si fossero trovati a ridosso della linea a cercare punti in casa dei biancorossi primi in classifica, ma ciò che più importava era incamerare punti e fiducia. Aldilà dei blackout costati la parziale rimonta si sono visti passi avanti, ed è già oro colato, considerato che una squadra non può cambiare faccia dall’oggi al domani.
Giusto un anno fa Shedden trovò a Losanna la sua prima vittoria esterna della stagione alla guida dei bianconeri, e oggi la storia si ripete. Sarà di buon auspicio?
UN SECONDO TEMPO FINALMENTE (QUASI) DA LUGANO: Tra il 23′ e il 31′ il Lugano ha fatto la differenza per portare a casa la vittoria, con le quattro reti che hanno ribaltato il risultato del primo tempo.
I bianconeri hanno contenuto e smorzato bene i losannesi nel primo periodo chiudendo sotto “solo” di una rete e ciò gli ha permesso di alzare il ritmo senza sconvolgere i propri piani. In quegli otto minuti i bianconeri hanno sfruttato al massimo le occasioni, inducendo il Losanna all’errore e al fallo, smorzandone velocità d’esecuzione e creando una diga attorno a Manzato.
Un tempo discreto, uno secondo ottimo e un terzo di colpevole sofferenza, ma stavolta può bastare così.