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Lugano

Il Lugano si sveglia tardi, il Servette ringrazia e va sul 3-1

lugano

LUGANO – GINEVRA

1-2

(0-2, 0-0, 1-0)

ginevra
Reti: 2’52 Lombardi (Vukovic) 0-1, 18’29 Simek (Bezina) 0-2, 55’45 Irmen (Micflikier) 1-2

Note: Resega, 5’538 spettatori. Arbitri: Prugger, Stricker; Espinoza, Kohler

Penalità: Lugano 6×2′ + 1×5′ (Maurer) + 1×10′ (Walker) + 1×20′ (Maurer), Ginevra 4×2′

LUGANO – Il riassunto potrebbe essere tanto semplice quanto crudo ed impietoso: se non segni, non vinci. Facilissima conclusione, questa, e parafrasando una famosa canzone di Max Pezzali, il Lugano è stato vittima della “dura legge del gol”.

Peccato che però, a differenza della canzone del cantante pavese, nemmeno un gran spettacolo si sia visto da parte dei bianconeri, se non fino ai 10′ finali, quando, dopo 5 minuti di inferiorità semplice e doppia, sono sembrati finalmente svegliarsi, ma evidentemente era troppo tardi. Con la formazione modificata, ossia con Micflikier inserito al posto di Lehtonen e i blocchi d’attacco rimescolati, la squadra di Patrick Fischer è entrata in pista senza idee, legnosa, quasi intimorita dai ricordi di una gara 3 che evidentemente ancora facevano male.

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Un primo periodo troppo brutto per essere vero, addirittura già decisivo, a causa di due reti tanto evitabili quanto pesanti, segnate con facilità da un Ginevra Servette che nemmeno ha dovuto spaccarsi in quattro per trovare quel vantaggio. Errori in fase di rilancio, filtro a centro pista pieno di buchi, e fantasia offensiva ridotta ai minimi termini.

Nemmeno nel periodo centrale la musica è cambiata granché, sono aumentati gli spunti personali di chi ha provato a suonare la carica, come Ulmer, Pettersson o il generosissimo Irmen, ma dai compagni l’apporto è continuato ad essere insufficiente. A voler essere estremamente positivi, l’unica situazione funzionata in questi scialbi due tempi è stato il box play, allenato giocoforza per le molte penalità subite dai bianconeri, “vittime” di un arbitraggio ancora una volta incomprensibile per tutti e senza una linea chiara.

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Proprio durante una penalità, quella di 5′ fischiata a Maurer a cui si è aggiunta quella di Pettersson, a cavallo del 50′, il Lugano ha dato i primi segni di risveglio, e ci si chiede se sia stata la penalità in se a svegliare Vauclair e compagni, oppure se semplicemente ci abbiano messo 50′ a capire come impensierire il Servette, e in entrambi i casi qualche domanda da porsi sarebbe lecita.

Il forcing finale, premiato solamente dalla rete dell’indomito Irmen – davvero una bella sorpresa – ha tirato fuori il meglio dal Lugano, ma di certo non si può recriminare solamente sulle reti mancate da Mclean, Ulmer o Rüfenacht negli ultimi minuti o secondi, è evidente che il match è stato gettato alle ortiche ben prima. In questa gara sembra quasi che il Lugano sia ripartito da quei vuoti ultimi minuti di gara 3 alle Vernets, e allora c’è da sperare che stavolta si riparta da questi ultimi minuti.

Si potrebbe discutere su quello che poteva essere l’apporto in fatto di energia dei giovani i impegnati nella finale U20, ma inutile star qui a recriminare, è giusto che i giovani abbiano la loro finale e comunque la rosa del Lugano è abbastanza profonda da garantire una rotazione sufficiente ai blocchi.

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La sfida non è terminata, ma certo è che il Ginevra, alla luce anche di una prestazione dispendiosa solo nelle ultime battute dell’incontro, ha decisamente il coltello dalla parte del manico. In questi playoff è evidente come nel Lugano manchi finora l’apporto di alcuni giocatori, ad immagine di un Mclean tanto generoso quanto impreciso e debole nello slot, oltre che tutt’altro che infallibile negli ingaggi.

La rimonta non è impossibile, ma stavolta, sul serio, non ci si potrà più permettere di regalare nemmeno un minuto alla squadra di McSorley, perché in caso contrario, la serie che sembrava dovesse essere la più equilibrata del lotto, rischia di essere una delle più rapide a terminare.

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