Social Media HSHS

Lugano

Il Lugano si schianta contro il muro giallo, il fondo è più vicino

Avanti con Fazzini i bianconeri si fanno rimontare e ora sono sotto 2-0. La squadra non sembra riuscire a reagire agli impulsi e a dare senso a questa sfida

(PostFinance/KEYSTONE/Georgios Kefalas)

Il Lugano si schianta contro il muro giallo, il fondo è più vicino

AJOIE – LUGANO

3-1

(0-1, 0-0, 3-0)

Reti: 07’52 Fazzini (Marco Müller, Guerra) 0-1, 40’30 T.J. Brennan (Bellemare) 1-1, 52’00 Romanenghi (Maurer, Fischer) 2-1, 59’22 Hazen (Romanenghi, Maurer) 3-1

Note: Raiffeisen Arena, 3’636 spettatori
Arbitri: Stricker, Ströbel; Obwegeser, Gurtner
Penalità: Ajoie 2×2, Lugano 5×2

Assenti: Joren van Pottelberghe (infortunato), Michael JolyLiekit ReichleDominic NyffelerValtteri PulliNick MeileLeandro HausheerStephane PatryRemo Giovannini (sovrannumero)

PORRENTRUY – Ormai ci sono dentro tutti, il ring di fango in cui l’Ajoie ha trascinato dentro il Lugano ha funzionato di nuovo, e per i bianconeri ora si tratta addirittura di non affogare.

Un’altra prestazione sconcertante ha permesso ai gialloneri (quelli giurassiani, ovviamente) di andare sul 2-0 nella serie di playout e di assestare un colpo al morale dei bianconeri mica da poco, dopo aver ribaltato l’iniziale vantaggio del solito Fazzini, l’unico che sembra veramente capire in che situazione è la squadra, a capire dove sta andando questo club, verso una macchia sulla sua storia che si sta allargando come l’olio sulla tela.

La sconfitta nella seconda partita di questa serie è figlia ancora una volta della mancata gestione dei momenti, dell’incapacità di prendere in mano un incontro che doveva essere aggredito dopo il colpo del topscorer, lasciato invece scivolare addosso e permettendo a un Ajoie sicuramente volenteroso ma pure spesso confusionario e limitato tecnicamente di farlo suo con un andare che sembrava inesorabile.

(PostFinance/KEYSTONE/Georgios Kefalas)

E dire che parte del primo periodo sembrava dire di un Lugano maggiormente sul pezzo rispetto alla partita di apertura, dopo aver lottato con intensità e aver fatto capire di voler entrare sul serio dentro questa sfida, ma quando una squadra con la testa è fuori da ogni contesto è ovvio che prima o poi tutti i limiti che l’hanno accompagnata per questi lunghi mesi riaffiorino in tutta la loro gravità, portandosi dietro penalità inutili, errori inspiegabili e fragilità ormai genetiche di una squadra che pare impossibile da risollevare.

Le due penalità prese a cavallo delle due pause, più quella in entrata di terzo periodo di Morini, hanno fatto capire che la squadra di Uwe Krupp non sia capace di portare fino agli spogliatoi una concentrazione perlomeno sufficiente a gestire un piccolo vantaggio o a non dare l’occasione agli avversari di rientrare e di cambiare la pendenza della partita. Perché l’Ajoie sarà limitato tecnicamente, ma mentalmente è pronto e determinato sulla sua missione, mentre il Lugano forse non ha ancora capito in che acque si sia fiondato e quali squali gli girino intorno.

Diciamolo chiaramente, il Lugano ha fallito questa partita ancora in tutto, nella preparazione mentale, quella tattica e nella gestione dei momenti cruciali dalla panchina, ma l’hanno fallita anche i giocatori in campo, il 90% dei quali incapaci di dare impulsi decisivi e continui, incapaci di superare il muro messo su dall’Ajoie nel proprio terzo e ancora una volta le parate difficili di Conz le contiamo su una mano sola.

Le facce a fine partita dicevano tutto, l’ennesima capocciata di questa stagione ha prodotto musi lunghi e costernati, ma in questo Lugano rischia di dilagare ancora di più la depressione, in un gruppo che fuori da Fazzini di leader non se ne vedono più in grado di tirare il carro e scuotere i compagni.

(PostFinance/KEYSTONE/Georgios Kefalas)

Non è un caso che ancora una volta a fare la differenza sia stato il solito Brennan, di nuovo in powerplay e onnipresente, così come l’esperienza di Bellemare e la dinamicità di Hazen e di Devos, ancora una volta questi giocatori hanno vinto anche come individualità, perché da mesi sapevano a cosa sarebbero andati incontro e aspettavano solamente una squadra impreparata a certe battaglie come lo è quella di Uwe Krupp.

L’ennesimo scivolone comunicativo poi il club lo ha presentato alla fine, quando il general manager Janick Steinmann ha deciso di sua spontanea volontà di presentarsi davanti ai microfoni al posto di giocatori e staff tecnico, il classico déjà-vu dopo lo stesso gesto di Hnat Domenichelli di qualche mese fa.

Sarà stata anche una mossa per cercare di “proteggere” squadra e staff, quella del direttore sportivo, ma la mossa rischia solamente di mettere ancora più confusione verso l’esterno e di dare l’impressione che chi di dovere non voglia presentarsi davanti a delle responsabilità, pur con tutta la buona volontà del gesto.

Ma sarebbe ora che queste responsabilità vengano prese in mano da tutti, prima che questa agonia si trasformi in una vergogna ancora più grande di quella che sembra già.


IL PROTAGONISTA

Philip-Michael Devos: Instancabile, intelligente e furbo, il topscorer dei giurassiani ha preso per mano la squadra, facendosi trovare ovunque e facendo lavorare i bianconeri come non mai. Si è sacrificato a bloccare tiri, ha dettato ritmi e spronato i compagni, come un vero leader dovrebbe fare.


Click to comment

Altri articoli in Lugano