BERNA – LUGANO
1-3
(0-2, 1-0, 1-0)
Reti: 2’47 Joly (Mirco Müller, Patry) 0-1, 04’18 Zohorna 0-2, 36’14 Czarnik (Loeffel, Baumgartner) 1-2, 59’42 Arcobello 1-3
Note: PostFinance Arena, 15’035 spettatori
Arbitri: Hürlimann, Dipietro; Bürgy, Meusy
Penalità: Berna 2×2, Berna 6×2
Assenti: Giovanni Morini, Calvin Thürkauf, Joren van Pottelberghe, Santeri Alatalo (infortunati), Adam Huska, Aleksi Peltonen (sovrannumero)
BERNA – L’interpretazione di una partita passa non solo dalla conoscenza dell’avversario, ma anche e soprattutto dalla conoscenza di sé stessi. Il Lugano, nelle ultime partite, non si era più riconosciuto allo specchio, forse sperava di essere qualcun altro, o forse credeva che il suo vero io si sarebbe palesato dal nulla solo attendendo nel tempo.
Le sconfitte contro Davos e Losanna, però, hanno magari scosso qualcosa (o qualcuno) e una sveglia è risuonata proprio davanti a quello specchio. Perché improvvisamente, a Berna, abbiamo trovato un Lugano compatto, solido, ma soprattutto un gruppo umile che è ripartito dalle famose basi di questo sport – dagli assi portanti di una squadra vincente.
Certo, i rientri di Radim Zohorna e Calle Dahlström hanno cambiato la sostanza e la qualità della squadra, soprattutto grazie al centro ceco, ma senza accendere un interruttore mentale difficilmente il Lugano sarebbe uscito vivo da una pista sempre difficile e di fronte a un Berna alla ricerca anche lui della via per uscire da un periodo di instabilità.
E quasi non ci si credeva, rispetto a quanto visto ultimamente, di vedere proprio il numero 96 segnare in shorthand lo 0-2 dopo pochissimi minuti, il raddoppio della prima rete insaccata da Joly. Che il Berna abbia fatto di più sul piano del gioco ci sta, la squadra di Tapola ha dovuto subito rimboccarsi le maniche per cercare di risalire dal doppio svantaggio, mentre la tattica conservativa del Lugano è stata subito chiara – con un filtro a centro pista decisamente denso e difficile da superare e quel “guscio” creato davanti a un grande Schlegel per impedire a Czarnik e compagni di colpire dallo slot basso.
Ovviamente i bianconeri sono stati meno attivi in attacco. L’idea di liberare più sbrigativamente il terzo con grande prudenza – invece di rischiare sempre ripartenze improbabili – ha di fatto limitato il fuoco verso Reideborn, ma va detto che la squadra di Gianinazzi ha dovuto anche passare diverso tempo in boxplay, sia a ridosso della seconda pausa (con quel clamoroso quanto inspiegabile abbaglio degli arbitri su un ritardo di gioco inesistente fischiato a Schlegel), sia nel logico assalto finale quando lo scarto era di una sola rete.
Ma non per questo possiamo dare della bestia al Lugano per essersi chiuso a testuggine: il Berna ha fatto molta fatica sia a costruire trame pulite a causa del forecheck costante degli ospiti, sia a cercare deviazioni nel traffico per i molti tiri bloccati dagli ospiti.
In quanto a spirito di sacrificio, alla squadra ticinese non si può muovere una sola critica, anche alla luce delle prestazioni difensive di grande intelligenza tattica e “dolorose” dei vari Sekac, Zohorna, Arcobello – da rivedere il suo tiro bloccato nello slot negli ultimi secondi su Baumgartner e il successivo gol a porta vuota – e Joly, con i primi tre veramente intrattabili in boxplay. Non è un caso se proprio questo esercizio sia tornato brillante con i rientri del ceco e dello svedese, entrambi fondamentali nel leggere e rallentare il powerplay del Berna e a gestire dischi in maniera molto intelligente, con comunque tutta la squadra a rendere gli spazi molto stretti e a compattare ogni linea per avere compagni sempre vicini su cui appoggiarsi nelle uscite di zona.
Dahlström, da par suo, ha ancora commesso quel paio di errorini che a volte lo rendono un po’ imprevedibile, ma non sarà solo una coincidenza se, sull’arco dell’incontro, la difesa bianconera ha tenuto con grande regolarità, fosse anche solo per la ridistribuzione dei minutaggi di gioco con il rientro del numero 63, con un Mirco Müller rimasto sul ghiaccio per ben 30 minuti di gioco, utilizzato in ogni situazione.
La partita di Berna a questo punto deve rappresentare un nuovo crocevia per la stagione del Lugano. Ritrovare un certo rendimento proprio prima della pausa può essere fondamentale per ripartire a novembre “resettati” e rinfrancati, ma la vittoria in quel della PostFinance Arena non è caduta dal cielo, è arrivata con un misto di sacrificio, voglia di uscire da un brutto momento e umiltà.
I bianconeri potevano fare di più in attacco? Certamente, ma l’interpretazione della partita è stata quella giusta. Anche il Lugano deve convincersi che non potrà cercare spettacolo e fioretto tutte le sere, a volte bisognerà uscirne con attrezzi meno nobili, proprio come molti avversari più pratici e scafati hanno già troppe volte insegnato alla squadra di Luca Gianinazzi.
IL PROTAGONISTA
Niklas Schlegel: In diversi hanno giocato un’ottima partita in quel della PostFinance Arena, ma il portiere bianconero ha tenuto in piedi la squadra nell’assalto finale del Berna e non si è lasciato andare dopo la frustrante decisione arbitrale in occasione della penalità per ritardo di gioco. Di sicuro è stata la migliore prestazione stagionale del portiere bianconero, capitata proprio a fagiolo con la reazione di tutta la squadra che lo ha protetto alla grande, ma le sue parate su Ejdsell e Scherwey sono pure da rivedere.