LUGANO – Ci sono prestazioni che vanno aldilà del risultato. Ci sono prestazioni che mandano chiari segnali agli avversari, quelli in pista e pure agli altri. Ci sono prestazioni che rilanciano un gruppo e le proprie convinzioni tanto quanto (e forse) di più di quanto non dica il risultato alla terza sirena.
Il Lugano una di queste prestazioni l’ha tirata fuori alla Resega contro il Berna, un treno in corsa reduce da 11 vittorie di fila tra campionato e coppa. Una partita, quella dei bianconeri che rinfranca tutti sullo spirito di squadra che, quando Chiesa e compagni si convincono a tirarlo fuori, probabilmente non ha pari in Svizzera, ed unito alle qualità dei propri giocatori può diventare un mix potentissimo.
Il contesto non era infatti dei più facili per la squadra di Ireland, priva dei suoi due migliori cecchini (Bürgler e Hofmann) e di Riva, oltre al “solito” Brunner. Questo ha costretto il coach a costruire un lineup con un primo blocco vero e tre terze linee per contrastare il Berna, con le ultime tre sconfitte a dare un peso non indifferente alla gara.
Eppure il Lugano ha fatto di necessità virtù, disputando fin dall’inizio una gara intelligente e di una certa furbizia, persino tornando alle basi per riuscire a rompere le uova nel paniere bernese. Difesa solida e muscolare, tanta protezione su Merzlikins e ripartenze veloci, cercando di portarsi dietro il maggior numero di giocatori avversari dalla zona neutra.
Il Berna ne ha sofferto, ha faticato a giocare in velocità per due tempi contro la tattica dei bianconeri che, anzi, hanno sfruttato la propria migliore occasione dei primi 40′ minuti, con Fazzini tornato sniper implacabile, grazie anche alla gentile concessione della difesa ospite.
È stata una partita “normale” (se si capisce cosa si intende quando si parla di Lugano e Berna) per gran parte del suo svolgimento, e in questo è stato bravissimo il Lugano a mantenerla tale, senza mai andare veramente in panico dalle parti della propria porta e continuando con un grandissimo lavoro di filtro a centro pista grazie all’encomiabile e intelligentissimo lavoro dei vari Walker, Sannitz e del “biaschese” Zorin, una volta di più meritevole dello spazio concessogli da Ireland.
Questo ha tolto fiato e tempo agli orsi finché i bianconeri non sono stati capaci di applicarsi prima che le gambe e i polmoni cominciassero a dare segni di un leggero cedimento, e allora, a partire dall’ultimo quarto d’ora di partita, il Berna ha cominciato a spingere e Jalonen non ha esitato a alzare il ritmo ruotando tre blocchi.
Con Ebbet e soci a comandare le operazioni, il Lugano ha cominciato ad indietreggiare un po’ troppo, rinunciando al forecheck profondo, e questo ha permesso agli ospiti di prendere possesso del terzo ma, ancora una volta, le situazioni di panico sono state limitate dall’ottimo lavoro nello slot.
E dove non sono arrivati i difensori ci ha pensato il Signor Merzlikins a tappare i buchi, con almeno tre parate semplicemente straordinarie su un esterrefatto Bodenmann. Il numero 30 ha fatto ciò che fanno i grandissimi portieri, ossia ha salvato il risultato quando era il momento di farlo, meritandosi lo shutout a forza di magie estratte dal suo guantone.
Merzlikins a parare tutto il parabile (e non…) i suoi difensori e attaccanti più dediti al lavoro di contenimento a far fuori il fortino bernese, con Lapierre nelle vesti di ultimo giustiziere in shorthand, ma tutti quei giocatori come lo stesso canadese, Lajunen, Sannitz e Walker hanno impresso la parola sacrificio sul ghiaccio della Resega per portare a casa questa vittoria.
Non è stato, stilisticamente e tecnicamente parlando, il miglior Lugano visto in stagione, lo è stato sicuramente sul piano dell’atteggiamento e della voglia di arrivare a una vittoria difficile e che era da strappare con i muscoli, il cervello e gli attributi, quelli granitici.
IL PROTAGONISTA
Elvis Merzlikins: La sicurezza che il portiere lettone del Lugano infonde è evidente, guardando giocare i suoi difensori, ogni intervento è privo di sbavature e i rebound tutti sotto controllo.
Questa è la normalità, ma se decide di diventare intrattabile come martedì sera allora esce dalla categoria degli umani. Straordinario.
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