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Lugano

Il Lugano si rialza, battuto il Kloten in un’intensa sfida da playoff

LUGANO – KLOTEN

4-3

(2-1, 2-2, 0-0)

Reti: 7’21 Obrist (Lemm, Frick) 0-1, 8’53 Pettersson (Martensson, Hirschi) 1-1, 9’25 Pettersson (Klasen, Martensson) 2-1, 25’28 Hollenstein (Frick, Back) 2-2, 29’14 Guggisberg (Gustafsson, Kolarik) 2-3, 31’14 Martensson (Stapleton, Pettersson) 3-3, 35’08 Stapleton (Furrer, Brunner) 4-3

Note: Resega, 5’068 spettatori. Arbitri Dipietro, Vinnerborg; Borga, Stuber
Penalità: Lugano 3×2′ + 1×5′ + 1×20′ (Hofmann), Kloten 6×2′

LUGANO – Passo falso già digerito, quello contro lo Zugo alla Resega, un po’ forzatamente, vista la classifica e gli umori dello staff tecnico. Shedden si era detto un po’ deluso non solo dal risultato ma soprattutto dalla prestazione dei suoi, che in partita hanno commesso quegli errori individuali che nel precedente allenamento avevano così ben contribuito a far sparire.

Oltre alla sconfitta, il coach canadese ha dovuto fare i conti con l’infortunio di Giovanni Morini, uno degli uomini più in forma della squadra bianconera nell’ultimo periodo. Al posto del giovane italiano si è rivisto Romanenghi, messo al centro di Fazzini e Reuille, mentre il terzo blocco è stato completato con Sannitz al centro di Bertaggia e Walker. A Shedden non era piaciuta in particolare la scarsa intensità messa in pista dai suoi e gli errori individuali causati da decisioni sbagliate e troppa paura nell’andare al tiro.

Quell’intensità che il Lugano ha faticato a mandare in pista regolarmente già dai primi minuti, con il game plan bruciato parzialmente da una penalità e dalla rete di Obrist. Il Lugano non si è lasciato andare ed è tornato immediatamente a mettere in pratica i dettami tattici, con la semplicità dei dischi sulla porta e dei duelli davanti e dietro le porte, solo così ha saputo rientrare e andare avanti con la doppietta di un ritrovato Pettersson.

Partita sostanzialmente tra squadre con quasi lo stesso sistema di gioco, finalizzato alle transizioni veloci e diventando via via sempre più intensa e con diversi ribaltamenti di fronte. Ribaltamenti anche nel risultato, quando il Kloten ha sfruttato le lunghe situazioni di superiorità numerica, quando Merzlikins ha fatto miracoli che però non sono serviti a rendere inviolabile la sua gabbia.

Shedden è stato bravo in quel frangente, facendo mantenere la calma ai suoi, che piano piano hanno ricominciato a giocare con pazienza, attendendo le occasioni giuste, arrivate con Martensson in 5 contro 3 e con Stapleton pochi minuti dopo, abile a sfruttare un enorme buco nella difesa ospite.

Prova di carattere in quei minuti, a sottolineare come la testa dei bianconeri sta ritornando “schiarita” e in grado di ragionare anche nei momenti caldi. E non vogliamo nemmeno pensare – non ce ne vogliano i predecessori – cosa sarebbe accaduto al Lugano di un paio di mesi fa dopo aver subito un uno-due del genere e tanta pressione avversaria.

Che sia un altro Lugano lo si è capito anche dalla capacità di gestione del risultato nel terzo tempo, nonostante alcuni uomini fossero ormai sulle ginocchia a causa delle energie spese nel lunghissimo boxplay, ma i bianconeri non si sono nascosti e hanno pure cercato di chiuderla prima la partita, mostrando orgoglio e coraggio.

Lugano e Kloten hanno dato vita ad una bellissima partita, fatta di intensità, azioni velocissime, colpi duri e a volte proibiti, ribaltamenti, insomma hanno giocato ad hockey, quello vero. Lo hanno fatto in un match importante, per due squadre in cerca della risalita e ancora troppo vicine alla linea, ma il Lugano è stato più bravo semplicemente perché la vittoria l’ha voluta fino in fondo, senza risparmiarsi e senza andare in confusione e disunirsi.

È tornato a far cantare i suoi leader, ad immagine del criticato Pettersson, finalmente concreto e più preciso nella sua onnipresenza, e di un Martensson intelligente autore probabilmente della miglior prova stagionale.

Ancora da rivedere la “chemistry” del blocco di Stapleton – autore del suo primo gol in bianconero – che ha guadagnato velocità dopo che l’espulso Hofmann è stato sostituito da un indiavolato Bertaggia. Brillantissima, di nuovo, la prestazione di Merzlikins, che ha salvato il salvabile in quella prima metà di secondo tempo, a riprova che se i porta c’è un baluardo del genere, lavorare per uscire dalle difficoltà risulta maledettamente più facile.

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CALMA E SANGUE FREDDO: Quei terribili e lunghissimi minuti di apnea in inferiorità numerica nella prima metà del secondo tempo sono stati sfruttati alla perfezione dal Kloten, che ha ribaltato lo svantaggio iniziale.

Il Lugano però non si è scomposto, ha mantenuto la calma e ha lavorato come Shedden insegna, e ha trovato la forza di riprendersi il vantaggio già 6’ più tardi.

In più, la capacità di gestione del risultato nel terzo tempo in una sfida così aperta e intensa ha dimostrato che il Lugano sa tenere anche la mano fredda quando occorre, cosa che in passato lo aveva tradito parecchie volte.

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