RAPPERSWIL – LUGANO
3-0
(1-0, 0-0, 2-0)
Reti: 15’06 Nardella (Strömwall, Aberg) 1-0, 58’42 Strömwall (Aberg) 2-0, 59’13 Wick 3-0
Note: SGK Arena, 5’723 spettatori
Arbitri: Hungerbühler; Ruprecht; Cattaneo, Humair
Penalità: Rapperswil 3×2, Lugano 3×2
Assenti: Giovanni Morini, Calvin Thürkauf, Joren van Pottelberghe, Samuel Guerra (infortunati), Adam Huska, Nick Meile, Jiri Sekac (sovrannumero)
RAPPERSWIL – Che il Lugano non fosse guarito dai suoi mali lo avevamo detto dopo la vittoria contro il Bienne, perché i tre punti ottenuti contro i seeländer non potevano essere visti come la classica medicina per tutti i mali. I bianconeri visti all’opera in canton San Gallo infatti si sono dimostrati ancora molto lontani da quelli che tifosi e staff tecnico vorrebbero vedere, in un incontro povero sul piano tecnico – perché i Lakers tutto si sono dimostrati fuorché in gran spolvero – quanto di emozioni, soprattutto dalla parte dei ticinesi.
Non è bastato a coach Gianinazzi riproporre la formazione vincente di venerdì, perché troppi giocatori ancora sono sembrati sotto tono, in ombra e remissivi, in pochi si sono salvati in un contesto che non vuole misurare solo il lato tecnico ma anche quello della determinazione e della cattiveria agonistica.
In una squadra di cui abbiamo capito che in questo momento pochi interpreti hanno il bastone abbastanza caldo per cavare qualcosa dal buco e altri che hanno confermato limiti inaspettati o quantomeno sorprendenti, ci si aspetta perlomeno di vedere la capacità di mordere il ghiaccio ad ogni cambio, la voglia di dominare l’avversario e quella di quantomeno cercare di rientrare in carreggiata una volta in svantaggio.
Il Lugano al momento fa troppo poco di tutto questo, lascia troppa iniziativa all’avversario, come capitato contro il Rapperswil, non riesce a dare seguito alle proprie poche occasioni – i secondi dischi, quelli con cui si dovrebbe continuare a mettere pressione con l’avversario fuori posizione – nonché di mantenere il possesso del puck per un tempo sufficiente a dare la propria impostazione di ritmo.
Solo per alcuni tratti, verso la fine del secondo periodo e a momenti alterni nel terzo la squadra di Gianinazzi ha dato l’impressione di poter cambiare faccia alla partita – perché si è dimostrato che contro questi Lakers sarebbe bastato poco – ma quegli istanti sono durati troppo poco, per errori propri o per incapacità dei vari blocchi di mantenere una certa intensità di ritmo delle giocate, apparse ancora una volta complicate, tardive e imprecise.
Troppa approssimazione nelle uscite, passaggi sui pattini, indecisioni che costano l’intera manovra, a volte il Lugano sembra non capire cosa dover fare per lanciare un’azione, incapace di trovare alternative valide, stessa cosa con i dischi da gestire sotto pressione nel terzo. Troppo spesso i difensori cercano la soluzione difficile sotto pressione del forecheck, quando basterebbe una liberazione leggera in zona neutra con un po’ di copertura per limitare i rischi, ma la voglia di strafare prende spesso il sopravvento e l’errore letale rimane dietro l’angolo.
Ci possono stare dei problemi di gioco, di esecuzione, ma questi problemi non vanno mai gemellati con la mancanza di grinta e di determinazione come visto in pista alla SGBK Arena, in particolare nel terzo periodo. Una squadra che per qualche caso o allineamento planetario è ancora sotto di una sola rete a un tempo dalla fine deve entrare con la voglia di trovare quell’unica rete che può cambiare la partita, piuttosto che con la paura di sbagliare e la timidezza mostrate dai bianconeri.
E no, per il momento non basta nemmeno l’inserimento di Justin Schultz, dopo due incontri senza infamia ne lode si è capito che un solo giocatore non può essere il salvatore della patria, ma è il momento che tutta la squadra si compatti con l’aiuto (doveroso e obbligato) di uno staff tecnico chiamato a cercare soluzioni alternative.
Che siano tecniche, tattiche o motivazionali, qualche mossa la si deve tirare fuori perché questa stagione non rischi di trasformarsi più presto di quel che si crede in un’agonia fatta di illusioni e false speranze.
IL PROTAGONISTA
Malte Strömwall: Lo svedese del Rapperswil è una scheggia impazzita, quando parte con decisione è difficilissimo fermarlo e diventa un pericolo per qualunque difesa. Contro il Lugano ha fatto soffrire parecchio i suoi marcatori con i suoi movimenti elusivi e quando c’era da tirare fuori il carattere o scontrarsi “faccia a faccia” non si è mai tirato indietro mostrando anche grande personalità.