BERNA – LUGANO
4-3
(0-0, 2-3, 1-0, 0-0, 0-0, 1-0)
Rigori: Brunner, Krueger, Arcobello
Note: PostFinance Arena, 17’031 spettatori. Arbitri Vinnerborg, Wiegand; Borga, Kaderli
Penalità: Berna 1×2′, Lugano 3×2′
BERNA – Pensando alle condizioni in cui riversavano i bianconeri solo un paio di mesi fa, un’eliminazione in semifinale dopo aver fatto fuori gli ZSC Lions può essere benissimo vista come come un ottimo risultato.
Un ottimo risultato sì, ma va messo sul piatto della bilancia con quella che è stata effettivamente la regular season di Chiesa e compagni, e visto che di eliminazione sempre si tratta l’amaro in bocca persiste eccome. Un retrogusto lasciato in bocca come un vino costoso che sa di tappo alla fine della degustazione, un amaro ancora più persistente dopo la combattutissima Gara 5 della Postfinance Arena.
(PPR/Peter Schneider)
Una partita spettacolare, intensa, combattuta centimetro su centimetro, esattamente come la voleva il Lugano e la voleva Ireland, il quale per l’occasione ha voluto giocarsi l’all in al tavolo verde inserendo Brunner e lo sfortunatissimo Vauclair (KO nel primo tempo dopo un colpo all’avanbraccio). I bianconeri la partita l’hanno effettivamente interpretata con tutta la grinta che avevano in corpo, ma anche con lucidità ed energia, facendo sudare le fatidiche sette camicie al Berna e ai 17’000 della Postfinance Arena, con tutta la voglia del mondo di andare avanti.
Una voglia di andare avanti e la negazione della resa provata da una partita di squadra, trascinata da un Lapierre formato extralusso e tenuta in piedi da uno straordinario Merzlikins, con dall’altra parte il miglior Arcobello di questi playoff a fare la parte del padrone di casa.
Ci hanno creduto i bianconeri, con un grande lavoro in zona neutra e in transizione si sono costruiti l’iniziale doppio vantaggio, tornando ad essere cinici e spietati come gli si chiedeva di essere il Gara 4 alla Resega. Sembrava bene avviato il game plan di Ireland, finché un nuovo colpo di sfortuna ha riportato il Berna fuori dallo stato un po’ catatonico in cui era piombato dopo il raddoppio di Bertaggia. Un colpo di sfortuna che ha colpito Reuille, deviando il disco in porta direttamente dall’ingaggio nel terzo per avviare il power play del Berna, durato in effetti un solo secondo.
(PPR/Peter Schneider)
Il Lugano ha risposto nuovamente grazie a Sannitz anche dopo il pareggio di Lasch, ma era chiaro che senza il primo gol dei padroni di casa, la partita poteva essere lanciata su binari diversi.
Quando Blum ha poi mandato tutti all’overtime, il brivido di paura che attraversa la spina dorsale di chiunque sia presente a queste partite fa veramente capire quale sia la posta in palio. Un overtime a 5 contro 5 spettacolare ed intenso, un 3 contro 3 altrettanto emozionante ma entrambi inconcludenti, la sentenza arrivata grazie a Genoni, Arcobello e Krueger nei crudelissimi rigori.
Tanto così mancava ai bianconeri, ma probabilmente non è in Gara 5 che il Lugano ha visto sfuggire la serie dalle proprie mani, una partita giocata ad armi pari ai futuri finalisti, ma c’è da ripensare alle due sfide precedenti a questa, dove Klasen e compagni non hanno saputo essere quelli di giovedì sera.
L’incapacità di ripetersi, un tallone d’achille che ha debilitato il Lugano per tutta la stagione, e che ha lasciato strada al Berna, oggettivamente più forte ma non imbattibile. È questo che lascia l’amaro in bocca in un comunque bello ed esaltante finale di stagione, che poteva avere esito migliore con una regular season gestita meglio.
Alla fine di questa partita, più dei processi da fare a bocce ferme vogliamo ricordare gli occhi di Steve Hirschi, amareggiato sì, ma con uno sguardo tra l’emozione e lo spaesato. Lo stesso sguardo che aveva 14 anni fa, la prima volta che indossò la sua maglia numero 8 e che alla mezzanotte di giovedì si è tolto per l’ultima volta.
SUL FILO DEL RASOIO: Stavolta la differenza tra Berna e Lugano è stata più sottile che mai.
Aldilà di power play sfruttati con un po’ di fortuna, altri praticamente giocati una sola volta, orsi e bianconeri sono stati veramente vicini in Gara 5, tanto che sono serviti 85′ di gioco e i rigori per separarli.
A partire da un overtime giocato “a tutta” da entrambe le squadre ci è voluta la freddezza dei rigoristi per decidere chi sarebbe passato, la differenza più piccola possibile in una partita di hockey.