LUGANO – RAPPERSWIL
2-4
(0-0, 2-3, 0-1)
Reti: 24’01 Egli (Cervenka, Moses) 0-1, 24’41 Arcobello 1-1, 27’16 Herburger (Suri, Loeffel) 2-1, 29’54 Clark (Lehmann, Dufner) 2-2, 34’05 Schweri (Wick, Dünner) 2-3, 58’53 Moses (Cervenka) 2-4
Note: Corner Arena, porte chiuse. Arbitri Stricker, Borga; Obwegeser, Kehrli
Penalità: Lugano 6×2′ + 1×10′, Rapperswil 3×2′ + 1×5′ + 1×20′
Assenti: Elia Riva, Giovanni Morini (infortunati), Loic Vedova, Tim Traber, Matteo Romanenghi (Rockets), Alessandro Villa (sovrannumero)
LUGANO – È pur vero che prima o dopo tutte le serie di grandi numeri sono destinate ad interrompersi e lo ha fatto anche il filotto di vittorie del Lugano, fermatosi a otto successi consecutivi. Certo, la scalata affrontata dai bianconeri prima del pomeriggio di domenica è stata da applausi, ma il brusco stop imposto dal Rapperswil alla Cornèr Arena è di quelli bruttini, soprattutto per com’è maturato e come rischia di far proseliti.
Se dobbiamo ridurre a una spiccia analisi, si può dire che la squadra di Serge Pelletier ha messo in pista una delle peggiori prestazioni stagionali, forse la peggiore per quanto riguarda la fase offensiva, risultata impalpabile, confusa e applicata in maniera superficiale.
Questione di attitudine? Può darsi, fatto sta che alcuni numeri del terzo periodo riassumono bene in quale maniera il Lugano sia sceso sul ghiaccio nel freddo pomeriggio luganese: con otto minuti di powerplay a disposizione, di cui quattro abbondanti in entrata di periodo, Arcobello e compagni sono stati capaci di mettere assieme la miseria di cinque tiri nell’intero tempo conclusivo, e non dimentichiamo che il Lugano era la squadra chiamata a recuperare una rete.
È vero, non va dimenticato il buon impianto della squadra di Jeff Tomlinson, ma rimane pur sempre una squadra che ha perso otto delle ultime undici partite, ed è sempre una squadra ampiamente alla portata dei bianconeri. Questo non va a distruggere quanto di buono è stato costruito nelle ultime settimane dalla squadra sottocenerina, ma è palese che quando il Lugano tende a mostrare alcuni dei suoi difetti non riesce più ad arginarli, quasi debba tamponare un’emorragia con un cerotto.
Si era intuito già nel primo periodo che i bianconeri potessero trovare più di una difficoltà nel venire a capo del Rapperswil, ma quando Arcobello ed Herburger erano riusciti a raddrizzare la baracca dopo i primi errori individuali gravi – il primo lo commette Walker con un inutile fallo a disco lontano già in box play e costa lo 0-1 – sembrava che il Lugano potesse finalmente prendere in mano questa partita, mostrando una certa personalità.
Niente di tutto questo, invece, la personalità l’hanno tirata fuori Cervenka e Clark nel guidare i Lakers, mentre dall’altra parte si susseguivano le azioni confuse, le idee poco comprensibili e gli errori tanto banali quanto gravi.
Prima delle marcature a dir poco leggere su una ripartenza di Lehmann conclusa con Clark capace di insaccare praticamente a porta vuota nonostante la presenza di due difensori nello slot basso, e poi con quell’incredibile, per non dire grottesca, rete del vantaggio decisivo ospite. Vero che non c’è stata nemmeno molta fortuna in quel movimento, ma la maniera irruente e piuttosto goffa con cui Wellinger arriva su Zurkirchen regala di fatto il gol agli avversari.
Una partita tutta un po’ così, fatta di passaggi approssimativi, di movimenti scoordinati e di tanti errori in generale (con i due linesmen perfettamente a loro agio nel contesto confusionario…) e sul terzo tempo rimane ben poco da dire se non quello già sottolineato in apertura: una squadra sotto di una rete in casa, con otto minuti di superiorità numerica a disposizione non può terminare quel tempo con cinque tiri in porta, di cui due solo discretamente pericolosi.
Non ha convinto nemmeno Pelletier con le sue scelte nel finale, con Arcobello fuori causa – anche lui nervoso – in power play si sono visti Zangger e Walker, quando (lungi dal tirare fuori diatribe tattiche ma certe cose sono piuttosto evidenti) il numero 94 non ne ha azzeccata una e in panchina c’erano Bürgler e pure Suri, che se non è propriamente in forma, almeno sa cosa fare in quelle situazioni e come posizionarsi.
Deludente come detto il tentativo praticamente nullo di rimonta finale, ma è stata tutta la partita a svilupparsi così in casa bianconera, dove praticamente nessuno si è salvato. Potrebbe essere stata solo una serata storta in un periodo molto fitto, ma al Lugano va il compito di confermarlo, perché alcune tendenze non lasciano proprio tranquilli in vista della trasferta in quel di Zugo.
IL PROTAGONISTA
Roman Cervenka: C’è poco da fare quando azzecca la serata (e lo fa spesso…), appena prende il disco e comincia ad alzare la testa in quella maniera tutta sua il pericolo è sempre in agguato e anche domenica è stato il grande leader dei Lakers.
Assist al bacio per Egli, scompiglio nella difesa bianconera, dischi giocati e “ripuliti” in ogni situazione di gioco. Di due spanne sopra tutti nella fredda domenica luganese.