DAVOS – LUGANO
2-1
(0-0, 1-0, 0-1; 1-0)
Reti: 30’38 Nussbaumer (Knak) 1-0, 58’07 Fazzini (Thürkauf) 1-1, 61’32 Honka (Zadina) 2-1
Note: Eisstadion Davos, 6’547 spettatori
Arbitri: Borga, Ströbel; Fuchs, Meusy
Penalità: Davos 3×2, Lugano 6×2
Assenti: Giovanni Morini, Joren van Pottelberghe, Mirco Müller, Samuel Guerra, Radim Zohorna (infortunati), Justin Schultz (ammalato), Dominic Nyffeler, Liekit Reichle (sovrannumero)
DAVOS – Benedetta sia la pausa, di nuovo. Succede un po’ troppo spesso di sperare che la pausa delle nazionali arrivi presto per il Lugano, ma ancora una volta è così, soprattutto dopo l’ennesimo weekend difficile e da cui i bianconeri hanno ricavato un solo punticino. Certo, affrontare ZSC Lions e Davos in questo momento non è stato certo un regalo della provvidenza, ma il calendario è questo e bisogna solo andare avanti senza pensare a chi sia l’avversario.
Se nella sera di sabato l’antagonista dei bianconeri si era portato via tre punti in un incontro in cui i padroni di casa avrebbero potuto perlomeno portarne a casa uno o due, il punticino incamerato in extremis nei Grigioni invece potrebbe valere oro, anzi, di fatto lo è già visto l’andamento dell’incontro dominato da Zadina e compagni.
Contro una squadra di cui i bianconeri soffrono terribilmente velocità e esplosività di molti elementi – impressionante la velocità sui pattini di almeno la metà degli attaccanti gialloblù – il Lugano si è ripresentato con sostanzialmente gli stessi uomini di sabato sera, con un altro rimescolamento in attacco (servirà?) ma soprattutto con la stessa fragile difesa orfana di Schultz, Mirco Müller e Guerra, in un contesto in cui Gianinazzi si è visto costretto a forzare Alatalo e Dahlström per sopperire alle pesanti assenze.
Qualche partita fa dicevamo però di come possa essere fondamentale per una squadra in difficoltà potersi appoggiare su un portiere in grande forma e in questo caso Schlegel ha di nuovo risposto presente con una prestazione a tratti impressionante. È vero, il numero 34 è stato salvato in tre occasioni dai ferri, ma le sue parate hanno permesso al Lugano di arrivare fino al 58′ con una sola rete da recuperare, anche se il lavoro degli attaccanti si è spesso perso in nulla.
Nel dominio del Davos i bianconeri si sono però costruiti le loro occasioni, non nello stesso numero dei ragazzi di Josh Holden, ma le azioni ravvicinate e i break non sono mancati nelle mani di Fazzini e compagni, ma ancora una volta è il solito discorso a farla da padrone, quella mancanza di efficienza che ha tradito troppe volte.
L’immagine è quella di Carr, sciupone a botte quasi sicure in almeno tre occasioni, l’altra è quella di Sekac che in un powerplay ha la possibilità di tirare tre volte al volo dalla stessa posizione ravvicinata nello slot nel giro di venti secondi e in tutti gli episodi non inquadra la porta. Troppo pochi anche gli spunti dalla difesa, ma va detto che il Davos ha tenuto fuori i difensori bianconeri con un box-out molto efficiente, riuscendo così a recuperare il disco per ripartire, invece di cercare il blocco dei tiri e rischiare di dare la seconda occasione agli avversari.
È vero comunque che i difensori hanno avuto il loro bel da fare prima di pensare alla fase offensiva, Zadina (che in certi frangenti sembra praticare un altro sport), Stransky e Kessler hanno varie volte messo in luce tutte le difficoltà dei vari Meile, Hausheer e Dahlström nell’uno contro uno (ma sul numero 48 non vogliamo puntare il dito, sa fare comunque il suo) e di un’organizzazione che va rivista sui posizionamenti e soprattutto la capacità di leggere il gioco, anche se quest’ultima caratteristica non è allenabile.
Insomma, il Lugano alla pausa non ci va nella maniera migliore, ma questo punticino racimolato all’ultimo con la sassata di Fazzini, seppure non valga alcuna vittoria, potrebbe valere qualcosa di più, per una squadra che in qualche maniera e con un po’ di fortuna (ma anche finalmente) ha rischiato pure di fare un insperato colpaccio in un match che poteva di nuovo finire in tragedia.
Pur con tutti i suoi problemi, che sono una marea, questa squadra è viva, ed è l’unica base da cui è possibile ricostruire.
IL PROTAGONISTA
Niklas Schlegel: Solo le sue parate hanno permesso al Lugano di restare in partita fino all’ultimo, e anche nell’overtime, poco prima del gol di Honka si è prodigato in un intervento a dir poco eccezionale. È stato salvato anche dai ferri, è vero, ma per batterlo Nussbaumer ha dovuto trovare il tiro perfetto, perché su tutti gli altri tentativi nei tempi regolamentari sono stati rintuzzati alla grande. Forse l’infortunio è definitivamente alle spalle, anche il linguaggio del corpo dice molto.