LUGANO – FRIBORGO
1-6
(0-5, 0-0, 1-1)
Reti: 1’47 Bertschy (Sprunger, Rask) 0-1, 15’43 Desharnais (Sprunger, Rask) 0-2, 16’27 Gunderson (Kuokkanen, Desharnais) 0-3, 17’39 Bykov (Walser, Diaz) 0-4, 18’51 Desharnais 0-5, 47’24 Mottet (Kuokkanen, Gunderson) 0-6, 55’22 Andersson (Granlund, Mirco Müller) 1-6
Note: Cornèr Arena, 4’476 spettatori
Arbitri: Lemelin, Ruprecht; Schlegel, Huguet
Penalità: Lugano 4×2, Friborgo 2×2
Assenti: Julian Walker, Elia Riva, Stephane Patry (infortunati), Troy Josephs (sovrannumero), Kris Bennett, Nicolò Ugazzi, Gregory Bedolla, Jari Näser, Davide Fadani (Ticino Rockets)
LUGANO – Non è la prima volta che in questa stagione il Lugano ci fa porre una domanda: come fa questa squadra a passare da partite convincenti come nelle ultime settimane – compresa la sconfitta in quel di Rapperswil, rassicurante per prestazione – a disastri come quelli andati in scena martedì sera alla Cornèr Arena di fronte al Friborgo.
Non poteva essere la stessa squadra, non solo per il cambio effettuato da Gianinazzi inserendo di nuovo Koskinen per sacrificare Josephs tra gli stranieri, ma soprattutto per atteggiamento, indisciplina, approssimazione e impotenza.
Per raccontare la partita basterebbe concentrarsi semplicemente su un primo tempo che si è rapidamente e inesorabilmente trasformato in un incubo per i bianconeri, crollato sotto i colpi di un Friborgo che oltretutto non ha nemmeno dovuto forzare particolarmente la mano per dare un dispiacere in fila all’altro ai padroni di casa. Lo 0-5 alla prima sirena è stata una mazzata su qualunque ambizione del Lugano, affossato ancora una volta non solo a parità numerica ma anche in box play, mostrando di nuovo la grande fragilità in quell’esercizio.
Sotto di cinque reti Luca Gianinazzi ha deciso di togliere dal ghiaccio un Koskinen che peggio non sarebbe potuto rientrare – anche il finlandese ha decisamente le sue colpe per passività e imprecisione – per ributtare dentro Schlegel, ma questa scena probabilmente si sarebbe dovuta vedere molto prima.
Già sotto per 0-1, e poi peggiorando con il Friborgo a prendere il largo si percepiva che il Arcobello e compagni non c’erano con la testa in pista, sempre secondi sul disco, senza idee e incapaci di uscire vittoriosi dalle lotte fisiche e per il disco. Insomma provoca almeno più di una perplessità il fatto che il coach bianconero non abbia ritenuto di dover intervenire in quei primi minuti dove forse si potevano ancora raddrizzare le cose, piuttosto che aspettare che le uova nel paniere fossero ormai tutte rotte.
Indecisione e forse sottovalutazione della situazione anche da parte dello staff tecnico, apparso incredulo e impotente al suono della prima sirena, forse consapevole tra tutti che oramai, anche ad essere i più inguaribili ottimisti e ovviamente da sportivi professionisti, la situazione fosse compromessa in maniera irreparabile, a meno di quei miracoli che però si attende sempre invano.
Il Friborgo ovviamente si è un po’ tirato indietro nel secondo periodo, e il Lugano ha comunque cercato di dimostrare di esserci ancora, ma le manovre dei bianconeri si sono perse nella confusione e nell’indecisione sotto porta, così che la squadra di Dubé ha avuto vita facile nel controllare il match e a cercare qualche ripartenza ficcante, d’altra parte lo scopo degli ospiti a quel punto era di evitare qualsiasi tentativo di rimonta del Lugano, proteggendo al meglio il rientrante Reto Berra.
Solo di “cosmesi” il terzo periodo, fotocopia del secondo per quello che riguarda il Lugano – che perlomeno nel finale ha rovinato lo shutout a Berra con l’1-6 di Andersson – mentre gli ospiti ne hanno approfittato per dare il primo dispiacere a Schlegel con la rete dello 0-6 ad opera di Mottet.
Difficile capire come possa essere interpretata una serata del genere. “Semplice”, per quanto clamoroso, passo falso collettivo? Sintomo di un nuovo periodo nero della squadra? Impossibile dare risposta a queste domande se non attendendo le prossime sfide, perché un Lugano così brutto non lo si vedeva da tempo e le ultime settimane sembravano aver tirato fuori da certe insicurezze la squadra di Luca Gianinazzi, ripiombata per una sera (e che sia una lo si spera) nei suoi incubi e nelle sue fragilità, coinvolgendo stavolta proprio tutti, da marinai a timonieri.
IL PROTAGONISTA
Ryan Gunderson: Da anni uno dei migliori difensori offensivi del campionato, l’americano ha manovrato con tranquillità e classe nella difesa mal schierata del Lugano, muovendo come pochi sanno fare il disco e trovando pure la rete dello 0-2 in power play. Certo, il Friborgo non ha dovuto forzare più di quel tanto e ancor di più si sono viste le capacità di Gunderson di dominare il suo settore.